Quando entra in scena, Sophia Loren incanta. Le riesce oggi, come le riuscì per la prima volta quando aveva appena 16 anni e debuttava in quello che sarebbe diventato il suo mondo naturale, e cioè, naturalmente, il cinema. Settant'anni di carriera, senza che l'intensità della sua recitazione si sia minimamente appannata, tanto che a dicembre 2020 il New York Times l'ha eletta, di nuovo, tra i migliori attori, che l'elenco comprende tutt*, del 2020, al sesto posto su ventuno. "In The Life Ahead - avevano scritto i critici e scrittori Wesley Morris e AO Scott - basato su un romanzo di Romain Gary, Sophia Loren interpreta Madame Rosa, una prostituta italiana in pensione che diventa una specie di nonna adottiva per un giovane rifugiato africano. Il film, diretto dal figlio di Loren, Edoardo Ponti, è caldo e un po 'sentimentale nel suo umanesimo, che lo rende un veicolo perfetto per il carisma immacolato di Loren. A 86 anni, una star del cinema sin dalla sua adolescenza, non ha più nulla da dimostrare. Anche se dispiace un po' vederla oggi esclusa dalle nomination dei Golden Globes.

Eh sì, Sophia Loren era data tra le favorite ai Golden Globes 2021 con il film La vita davanti a sé di Edoardo Ponti. Ma non è rientrata tra le candidature annunciate da Sarah Jessica Parker e Taraji P. Henson. Non è in realtà un'esclusione a tutti gli effetti perché il film diretto dal figlio è rientrato nella cinquina del film in lingua straniera, però. Però niente, quel che è indubbio è che Sophia Loren ha ancora tutto ciò che l'ha resa l'icona regnante del cinema italiano per così tanto tempo. È maestosa come sempre, ma anche essenzialmente e appassionatamente popolana: una dea dello schermo il cui dominio è sempre stato il mondo dei comuni mortali".

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Cinema italiano, ma non solo: grazie al meraviglioso sodalizio con Marcello Mastroianni, (che ama ricordare dicendo "la nostra era un’alchimia perfetta perché sapevamo divertirci l’un l’altra. Lui era un uomo spassosissimo, non c'è giorno che non mi manchi"), con cui girò pellicole come Matrimonio all'italiana e Peccato che sia una canaglia, Sophia Loren riuscì a fare breccia anche nella super competitiva Hollywood. I registi andavano apposta dall’altra parte dell’oceano pur di lavorare con lei, come Henry Hathaway per la sua avventura ambientata nel deserto, Timbuctù, protagonista John Wayne. "Quando in Italia ero già famosa - ha raccontato a Rolling Stones - dall’America contattarono la mia agenzia e mi fecero sapere che ci sarebbero potute essere delle parti per me in film con attori come Cary Grant, Alan Ladd e tanti altri". Lei, ovviamente, colse la palla al balzo e nel 1957 si trasferì a Los Angeles. Guardando indietro, Loren confessa di aver provato un vero e proprio choc, quando si trovò di fronte a quelle stelle del cinema che l’avevano ispirata quand’era una ragazzina: "avevo ammirato e amato quegli attori per così tanti anni che trovarmeli davanti in carne e ossa mi fece un effetto stranissimo, come se fossero sbucati dallo schermo per entrare nella mia stanza. La cosa che mi stupii di più fu il fatto che fossero tutti così carini e generosi nei miei confronti. Ero una straniera, non parlavo l’inglese molto bene, ma loro mi hanno subito fatto sentire a mio agio".

E poi l'Oscar, quello del 1962 per La Ciociara, quello per cui Sophia non era nemmeno presente alla premiazione, tanto era certa che non avrebbe vinto, tanto era sicura che sarebbe stata battuta da Audrey Hepburn per Colazione da Tiffany o da Natalie Wood per Splendore nell’erba. "Alle 6 del mattino - ricorderà poi - squillò il telefono. Dissi a mio marito: “Chi è che chiama a quest’ora?”. Dall’altra parte del filo c’era Cary (Grant), che urlò: “Hai vinto!”. Aveva vinto. Non solo: Loren è stata la seconda nominata nella storia degli Oscar per un ruolo in lingua non inglese dopo l’attrice greca Melina Merkouri (Mai di domenica), e la prima a vincere la statuetta.

Ma al netto dei ricordi, e al netto dei giusti elogi del NYT, è il presente di Sophia Loren, 86 anni, ad essere meraviglioso. Lei, che tutti chiamano "ultima delle dive" ma che, alla fine, tanto diva non è, con quel suo votarsi con calore immenso a personaggi proletari, ai margini della società, ultimi che si prendono cura degli ancora più ultimi, come nel caso di Madame Rosa, è un po' la donna a cui vorremmo chiedere consiglio. Con quell'aria saggia, quel vissuto gigantesco gestito con misura, concretezza, stabilità, con forza e con, tutto sommato, poca voglia di pavoneggiarsi e far chissà che parlare di sé, Sophia è più umana che diva. E per questo l'amore per lei perdura da più di mezzo secolo: perché la sentiamo vicina, perché sembra che le importi davvero, di noi, di tutti. Grazie!