Come ogni stagione, terminata la settimana della moda di Parigi arriva il momento di tirare le somme su quanto avvenuto nel corso del fashion month, identificare le tendenze presentate in passerella e riflettere sulle ragioni che hanno indotto i designer a prendere determinate scelte. Tra le evidenze emerse per la stagione autunno inverno 2024/2025 spicca un innegabile ritorno del total black: ne è un esempio lampante la collezione Le Noir di Valentino, ma sono numerosi i brand a essersi concentrati sul nero, da Balenciaga ad Alaïa e da Prada a David Koma. Una predilezione cromatica, questa, che sembra racchiudere una dichiarazione d’intenti ben precisa: perseguire l’idea di una moda sempre più facile da indossare, pratica e “quotidiana”.

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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Valentino.
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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Acne Studios.

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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Alexander McQueen.  
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Getty Images
Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Balenciaga.

«Ricalibrare la percezione, rivalutare la forma». Con queste parole viene introdotta sugli account social di Valentino la collezione di Pierpaolo Piccioli presentata domenica 3 marzo, sul finire della Paris Fashion Week. Segue, di post in post, un racconto incentrato sui tagli, sui modelli, i tessuti e i dettagli degli abiti, che emergono proprio perché declinati in unico colore, di cui diventano le innumerevoli sfumature. Allo stesso modo, il nero si rivela protagonista da Balenciaga, dove i pantaloni diventano top e le maniche assumono una funzione prettamente decorativa; da Acne Studios, dove riappaiono abiti nude e tute da motociclista; accade da Alaïa, da Bottega Veneta, Gucci, da Ferragamo, David Koma e perfino nel romantico mondo di Simone Rocha. E anche da Prada si nota una grande concentrazione di nero, dagli abiti in nylon riciclato ai maglioni a collo alto, e dalle sottovesti e alle cascate di fiocchi di raso.

Perché gli abiti neri sono la tendenza della moda 2024?

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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Alaïa.
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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Prada.
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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Ferragamo.
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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Gucci.

Sulle passerelle di questo fashion month ci sono stati due tipi di approcci al total black, così come, in generale, ai look monocromatici: uno mirato a valorizzare ed elevare tanto i dettagli quanto i concetti, come nel caso di Valentino, e l'altro a semplificare la silhouette. Sono numerosi i direttori creativi che hanno dichiarato di aver prediletto il secondo, e di essersi pertanto concentrati sui vestiti piuttosto che sul loro significato, spinti dal desiderio di riconnettersi con la realtà e realizzare collezioni che fossero sempre più wearable, cioè facili da indossare nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, se da un lato il quadro suggerisce l'inizio di un comune ripensamento democratico del lusso, dall’altro la critica di moda ha ben presto ritrovato in tale modus operandi delle contraddizioni.

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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Bally.
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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Bottega Veneta.
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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di David Koma.
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Dalla collezione autunno inverno 2024/2025 di Proenza Schouler.

Rachel Tashjian del Washington Post è stata tra le prime a notare come paradossalmente gli abiti presentati sulle passerelle di Milano fossero «uniformemente fuori dalla portata di tutti» e come questo possa «far diventare la settimana della moda eccezionalmente irrilevante» in un articolo dal titolo La realtà e la delusione della Milano Fashion Week. «Il mondo della moda non è una democrazia, anche se continua a ripeterlo», scrive, illustrando i prezzi esorbitanti ormai raggiunti dai capi delle collezioni ready-to-wear, ma anche sulle reali possibilità di indossarli comodamente per le strade delle città. Salva solo Prada, Bottega Veneta, ma solo in parte, e riserva una menzione d'onore alla creatività dimostrata da Simone Bellotti nella sua seconda prova alla guida di Bally, sebbene la sua collezione non fosse mossa da alcuna intenzione politica.

Anche Cathy Horyn, che durante la settimana della moda italiana è rimasta talmente colpita da SUNNEI a tal punto da definirlo il più interessante di Milano insieme a Prada, ha denunciato su The Cut il paradosso tra l’intenzione di semplificare il design dei capi per renderli maggiormente attinenti alla realtà e i prezzi in continua ascesa. I dati confermano quanto riconosciuto da Horyn e Tashjian. Secondo uno studio condotto dalla società di consulenza Bain & Company e riportato da Business of Fashion, il lusso è oggi più che mai un settore guidato da una piccolissima fetta di persone: per la precisione, il 2% dei consumatori, composto da acquirenti ultra-ricchi, ha determinato il 40% delle vendite nel mercato del lusso nel 2022. Di conseguenza, l'attuale priorità dei brand è mantenere la loro fiducia, intercettandone i desideri e le necessità nonostante rappresentino una fetta di pubblico molto piccola, ben lontana dalla comune, e reale, quotidianità.