Scegliere un approccio consapevole al proprio guardaroba può fare la differenza
in termini di impatto ambientale. Ma fra inflazione alle stelle, temperature sballate e crisi energetica, non è semplice mettere ordine sul tema dell’ecosostenibilità. Quattro consigli pratici per provarci e riuscirci.

Anche i vestiti vecchi vanno bene

È inutile girarci attorno: non è solo cosa compriamo ma anche quanto ne compriamo. Siti come Vinted ci danno l’illusione di poter saziare la nostra fame di shopping senza pesare sul Pianeta, ma non è così. La vera soluzione è placare il nostro bisogno di novità imparando ad amare e consumare i vestiti che abbiamo fino alla fine della loro “vita”.

Scegliere marchi etici e sostenibili

Una volta determinata la necessità reale di un nuovo acquisto, optare per brand che hanno la sostenibilità come loro core business sarà garanzia di capi e accessori di alta qualità, quindi più longevi, e realizzati con materiali riciclati o naturali. Sarà probabilmente utile una rinuncia sulla quantità, poiché i loro prezzi risultano più alti di quelli cui ci ha abituato il fast fashion. Il consiglio è: comprare meno, comprare meglio. E occhio al greenwashing.

Meglio il second hand

Un’altra soluzione amica del Pianeta (e del portafoglio)riguarda lo shopping di seconda mano, da preferire in negozi fisici per evitare errori di taglie e spedizioni per il mondo, ma disponibile anche su app come Vinted e Vestiaire Collective. Non solo: da Zara a Jimmy Choo, sono molti i brand che hanno introdotto il second hand nel proprio business.

Prendersi cura dei propri capi

Per allungare la vita dei vestiti è fondamentale trattarli nel modo giusto, evitando per esempio lavaggi frequenti (per altro molto cari in termini energetici). Esistono posti
per riparare i capi vecchi, dai sarti ai calzolai. E se proprio un indumento è giunto al termine dei suoi giorni e non è più vendibile, portatelo all’Ecocentro più vicino per smaltirlo nell’area apposita per tessuti.