To «cut out»: voce del verbo tagliare, prima coniugazione della moda 2021. Fino a questo punto prosegue tutto secondo i piani, il trend dei tagli sui fianchi e degli spacchi vertiginosi è diventato in poco tempo il più grande desiderio dell’inverno, e il discorso sarà valido anche per il prossimo anno (2022). Saltando il passaggio della distinzione di genere, continuando l’analisi del verbo, al momento di indicare il «numero» sorge spontaneo un grande dubbio: in quanti si ritrovano davvero nel campionario proposto dai brand? Il cut out è il simbolo dell’approccio condiviso di qui al prossimo periodo estivo, ma a indossarlo non possono essere solo i soliti modelli di riferimento.

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Considerando il culto del corpo, è risaputo che il primo messaggio di un dettaglio cut out risieda nell’entusiasmo di tornare a vivere e di riscoprirsi, in tutti i sensi. Il primo approccio, subito dopo il fashion month, ha visto lo stile lanciato da Nensi Dojaka, Stella McCartney e Saint Laurent prendere il primo volo (virtuale) per il piccolo schermo: icone, celeb e trendsetter come Dua Lipa e Bella Hadid hanno indossato Andrea Adamo e Peter Do senza separarsi un attimo da top un po’ futuristici e mini dress aderenti amplificando il trend del momento.

Moda inverno 2022: il lato inclusivo della tendenza cut out

Rimanendo in ambito social, i creator della Gen Z hanno esposto su TikTok un pensiero critico che ingloba anche il ritorno low waist: che oltre a baggy jeans, graphic Tee e micro-skirt, gli anni Duemila abbiano riportato (involontariamente) in vita anche gli stereotipi sul corpo? Se questo sia un dato di fatto, non possiamo effettivamente saperlo. Quel che è certo però, è che non possiamo permetterlo. È per questo che, in un articolo su i-D UK, Sophie Lou Wilson ha intervistato tre designer emergenti che hanno declinato il cut out in modo confident e inclusivo con l’obiettivo di celebrare tutte le forme della bellezza, della vitalità e della sensualità, «tagliando» proprio dove i preconcetti sociali hanno sempre imposto di non farlo.

I modelli di designer come Karoline Vitto, Sinéad O'Dwyer e Michaela Stark mostrano, in un certo senso, il vero lato provocatorio dei dettagli cut out. Per rendere democratico un vestito cut out, il segreto risiede nella scelta del tessuto: diversamente da un capo «classico», che può essere prodotto pensando a una taglia 38 e successivamente adattato al resto del campionario, un taglio sotto il seno o uno spacco sul fianco potrebbero determinare un malaugurato cedimento dell’abito. È per questo che oltre a individuare un tessuto elastico, è importante impostare un mind-set inclusivo sin dall’inizio del processo creativo, per realizzare un prototipo che possa vestire ogni tipo di corpo. L’aggettivo «elastico», d’altronde, non indica proprio la capacità di adattarsi a un (altro) corpo?

Noi di Cosmo crediamo che sia giunto il momento definitivo per tornare a vivere e che questo sia un diritto di tutti, comprese le giunoniche curvy: l’augurio è che, nei prossimi mesi, i brand realizzino sempre più abiti cut out inclusivi, in accordo con la prima (e vera) coniugazione della moda body positivity 🧡