Naomi Parry era la migliore amica di Amy Winehouse. Al suo fianco dal 2004, quando aveva diciannove anni e Amy ventuno, Parry, che era da sempre un'appassionata di moda e lavorava come stylist emergente nella scena musicale di Camden, a Londra, iniziò presto a occuparsi del look dell'amica.

«Sapevo di essere stata scelta più per la mia lealtà che per il mio talento» scrive Naomi in Amy Winehouse: beyond black, la pubblicazione curata da lei stessa e uscita di recente, a dieci anni dalla morte della cantante britannica. Una somma di ricordi e testimonianze delle persone più care a Amy, affettuosamente raccolta da Parry per dedicare alla sua compagna di avventure, un decennio dopo la scomparsa, una meravigliosa, emozionante «lettera d’amore». Una dedica con un fine speciale, quella che tutti vorremmo dal nostro amico del cuore se un giorno, all'improvviso, volassimo via per errore mentre il fatto stesso di essere morti così offuscasse ciò che di buono abbiamo lasciato a questo mondo.

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Karen Robinson
Sul palco, Bush Hall, Shepherd's Bush, Londra, 2 dicembre 2003

Amy Winehouse era, è, con le parole di Nai Nai, come la soprannominava la cantante, «una persona straordinaria che ha avuto un enorme impatto su moltissime altre» - eppure, dopo il 23 luglio 2011, la narrativa attorno la sua figura ha spesso, tristemente preso una piega negativa. È l'«Amy rumor» di cui parla Parry durante la nostra intervista, lo stesso che, nei mesi dopo la scomparsa, la costringe ad allontanarsi da Camden, da Londra, per fuggire a New York dove le strade non le parlano di Amy e lo storytelling mediatico è meno ossessivo. Negli Stati Uniti, però, può fermarsi solo per un tempo limitato, quello concesso dalla sua visa, e quando Parry torna a Londra subisce un crollo. «D'altra parte avevo solo 25 anni quando accadde. Fui costretta a tornare a casa dei miei per prendermi cura di me. Per molto tempo non mi sentii in diritto di provare dolore per la mia perdita perché la morte di Amy aveva impattato così tante vite che era come se la mia sofferenza perdesse dignità». Così Naomi ci racconta le settimane, gli anni che seguirono l'ultima estate della cantante, mentre sorseggia un matcha dalla sua casa inglese - che, nonostante non sia più lì, non si può fare a meno di immaginarsi nel cuore di Camden.

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Photography by Diane Patrice
Alla lavanderia, Parkway, Camden, Londra, 4 febbraio 2004

Dopo tanti anni di instabilità emotiva e auto-negazione alla sofferenza, con il sottofondo di un brusio che non raccontava la stessa Amy che lei aveva conosciuto e amato, Naomi Parry può finalmente piangere la sua migliore amica. «I problemi di Amy sono stati presentati con superficialità, semplificandoli. Molte persone l'amavano. Solo pochi di noi sapevano la verità, quindi il pubblico – i fan e tutti gli altri – ha creduto alla stampa, spesso inaffidabile. I momenti personali e privati ​​non sono stati condivisi; la sua cerchia ristretta non ha parlato con i media», scrive Parry l'11 settembre, pochi giorni prima l'uscita di Beyond black, su Guardian. «Tutta la sua vita, comprese le brutture e gli episodi imbarazzanti, era su tutti i giornali. Diventò un sinonimo di tragedia, più che di talento. Con questo libro volevo raddrizzare la bilancia e riportare l’attenzione sugli enormi traguardi di Amy, assicurandomi che la persona talentuosa, eccezionale che conoscevo non si perdesse nel suo mito».

«Ho voluto immortalare il suo archivio di abiti e memorabilia» - Naomi Parry

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Andrew Hobbs
Raccolta di oggetti appartenuti a Amy Winehouse a cura di Naomi Parry

Il risultato è una selezione di testimoni, luoghi, oggetti, ricordi che presentano «con equilibrio, onestà ed empatia» Amy Winehouse. Una sorta di diario intimo, tenuto con dedizione amorevole, il quale è anche diventato la più grande retrospettiva mai dedicata alla cantante inglese: il 26 novembre 2021, al Design Museum di Londra, ha aperto la mostra Amy: Beyond The Stage, curata da Priya Khanchandani e per la quale Parry ha lavorato come special advisor.

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Photography by Diane Patrice
Pool Hall, Cousins, Seven Sisters Road, Londra, 4 febbraio 2004

È proprio la settimana prima dell'inaugurazione che incontriamo Naomi Parry alla quale, dopo averne letto la lunga, appassionata testimonianza, non resta che chiedere ciò che solo un fan della mitica cantante - e del suo stile memorabile - vorrebbe sapere nell'improbabile, fortunatissima eventualità di ritrovarsi faccia a faccia con la sua stylist e amica del cuore. Qual era il vestito preferito di Amy? «L'abito bianco e nero Arrogant Cat indossato nel video di Tears Dry On Their Own di David LaChapelle». E il suo capo must have? «Forse un chiodo arancione».
Che cosa invece odiava portare? «Tutto ciò che fosse "lungo", dalle gonne ai vestiti e i pantaloni». Qualcuno potrà mai reinterpretare il suo stile? «Forse ispirarvisi, ma mai riprodurlo senza risultarne l'imitazione». Com'è vestita nel ricordo più vivido che una persona a lei così cara custodisce nel profondo del suo cuore?

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© Kristian Marr
Uscita notturna, Tommy Flynn’s Pub, Camden, Londra, ottobre 2006

Naomi conobbe Amy una sera, in un bar del WestEnd, finí a bighellonare con lei per Soho, al Raymond Revuebar per il “bingo gay” e infine «a scolarsi parecchi drink» allo Shadow Lounge, dove venne gentilmente chiesto alla futura star di andarsene «perché faceva troppo casino». «Da subito mi sembrò che fosse diversa da chiunque avessi mai conosciuto. Spaccava, ma senza menarsela, col suo accento del nord di Londra e una grande sicurezza in se stessa. La nostra amicizia iniziò lì e si sviluppò immediatamente un grande rispetto reciproco». E proprio in virtù di questo grande rispetto, pochi anni dopo, alla fine del 2006 circa, Parry inizia a lavorare come stylist personale di Amy Winehouse.

«Amy adorava le scarpe quasi quanto Carrie Bradshaw» - Naomi Parry

Dopo qualche incidente iniziale - durante l’esibizione all’Annual Hootenanny, il vestito di Amy scivolò giù con grande vergogna di Naomi e buona pace della cantante, lo stile di Winehouse andò definendosi, influenzata dalle mode di Camden - rockabilly, punk, ska, indie rock - fino al debutto, ancora oggi indimenticabile, ai BRIT Awards del 2007, con il vestito giallo acido di Preen e la borsa-cuore rosso lucente. «I BRIT Awards nel 2007 cadevano a San Valentino, e quando Moschino ci mandò questa borsa a forma di cuore incredibilmente kitsch, Amy si esaltò tantissimo e creammo il suo look attorno a essa. Ovviamente, qualsiasi cosa le facessi indossare, Amy era la vera artefice del risultato finale. Non importa quanto mi fossi preparata portandomi dietro l’intimo più adatto, il biadesivo per il corpo, il kit da cucito, le spille da balia eccetera; aggiungeva sempre un tocco da Amy, un’imperfezione che in ultima analisi era l’ingrediente che la rendeva unica». Per Parry fu il look per i BRIT del 2007 a rendere, da quel momento in poi, lo stile della cantante inconfondibile.

london   february 14 singer amy winehouse arrives at the brit awards 2007 in association with mastercard at earls court 1 on february 14, 2007 in london, england photo by dave hogangetty imagespinterest
Dave Hogan//Getty Images
Amy Winehouse ai Brit Awards del 2007
«Per me è questo il momento in cui il suo stile divenne inconfondibile. Non l’avevo mai vista così a suo agio» - Naomi Parry

Lo stesso anno Amy Winehouse diventa una star di fama internazionale e, mentre una folla sempre più grande di paparazzi e fan si accalca fuori dalla sua casa di Camden Square, la cantante inizia a fare i conti con le dipendenze. Sotto gli occhi di Naomi, mese dopo mese, Amy si indebolisce, tra un tentativo di disintossicazione, i tour per il mondo, qualche esibizione finita male. Nel 2011, dopo averla spronata l'anno prima a inaugurare una collaborazione con Fred Perry che le dona nuovi stimoli e vigore, Naomi si trasferisce a casa dell'amica - «un po’ perché speravo di poterle fare compagnia ed esercitare un’influenza positiva su di lei, un po’ perché aveva molto insistito». Così vive Amy nel ricordo di Nai Nai: nel suo appartamento a Camden Square, a piedi nudi, con gli shorts e la maglietta arrotolata, mentre sorseggia vino, cucina e scherza - ma a dire il vero, è ancora prima, quando fuori da quella casa londinese non c'è un'orda di paparazzi, quando là fuori non c'è nessuno.

L'ultimo look di Naomi per Amy è quello del suo spettacolo più triste: «Scelsi un vestito Dolce & Gabbana con stampa leopardata che spero l'abbia resa orgogliosa». Nel suo cuore, scrive, l'amica ha lasciato una voragine che ha la forma di una vistosa cofana, con tanto di eyeliner e rossetto. E, a guardare bene, seppur più piccola, quella voragine, Amy l'ha lasciata nel cuore di tutti.

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© Jennifer Rocholl
Jarvis Cocker Fridge Raid, Coachella, California, 27 aprile 2007
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© Jennifer Rocholl
Amy nel suo furgone, Coachella, California, 2007
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© Jennifer Rocholl
Coachella Rehearsal durante l'esibizione di You Know I’m No Good, California, 2007