Minimizzare gli sprechi, l’inquinamento e lo sfruttamento dei lavoratori. Sono questi i punti caldi che vede il sistema moda impegnato nella realizzazione delle richieste dettate dall'Agenda 2030, il programma per lo Sviluppo Sostenibile in tutela delle persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Il programma ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile per un totale di 169 ‘target’ da raggiungere, appunto, entro lo scadere del 2030. Ma cosa possiamo fare noi, da consumatori, per sostenere questo doveroso cambiamento? Conoscere, studiare e modificare le nostre abitudini con l'idea di gettare le basi per un mondo migliore. Moda inclusa.

Siccome da qualche parte si deve pur iniziare abbiamo deciso di fare un recap, valido per la moda 2021 e quella futura sostenibile, con la lista dei tessuti e delle fibre organiche, plant-based e semi-sintetiche ecosostenibili: uno strumento utile con cui dipanare le nebbie quando, senza esitazioni, si è pronti a cliccare sul tasto "compra" o avvicinarci baldanzosi alle casse. Poter leggere in scioltezza la composizione dei vestiti che ci piacciono, e valutare se si tratta di tessuti green ecosostenibili, fibre riciclate o, alla peggio, di pura lavorazione chimica, dovrebbe essere un motivo d'orgoglio.

Pensaci, la scelta tessuti senza scrupoli condiziona lo sfruttamento delle materie prime, le lavorazioni e il fine utilizzo (discarica e inquinamento). Vuoi davvero continuare a esserne parte?

Recap definitivo con la lista dei tessuti green ecosostenibili

Quali sono i tessuti sostenibili naturali (anche vegani)

moda 2021, ecco la lista dei tessuti ecosostenibili e riciclabili, quali sono, lavorazioni, l'impatto sull'ambiente e vestiti e accessori non avranno più segretipinterest
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Partiamo subito con il king dei tessuti sostenibili, il cotone organico. Ti basti sapere che oltre ad essere coltivato senza l'ausilio di pesticidi e fertilizzanti chimici, nella scelta del suo impiego nell'industria tessile si riduce l'impiego di energia del 62% e dell'88% di acqua rispetto alle quantità necessarie invece per il cotone classico. Il suo fratellino si chiama cotone riciclato, un tessuto sostenibile ottenuto da scarti industriali e pre-loved. È difficile però trovare in questo caso capi con etichette sufficientemente trasparenti nell'indicarne la provenienza. La canapa organica è un'altro materiale disponibile in natura ad alta sostenibilità. Per crescere richiede molta meno acqua di quella necessaria per crescere il cotone, non esaurisce il terreno in cui è coltivata e con le sue fibre si ottiene un tessuto fresco, traspirante e resistente quanto il lino. Il suo plus poi è un'altro: la canapa assorbe dall'atmosfera un'importante quantità di anidride carbonica, proprio come fanno le mangrovie. Se il lino è altrettanto fresco e naturale, per coltivarlo serve utilizzare una piccola quantità di fertilizzanti e pesticidi e acqua maggiore della canapa. Quando invece si raccoglie il bambù si evita di eradicare la pianta e questo le consente di crescere molto velocemente anche dopo. Come la canapa il bambù assorbe anidride carbonica e in base ai processi di lavorazione può essere più o meno un tessuto green. Infine, tra le fibre naturali processate nella selezione dei materiali impiegati per produrre moda etica c'è il sughero, ottenuto dalla corteccia del suo albero e utilizzato principalmente per realizzare scarpe e borse.

Recap dei tessuti naturali principali

  • Cotone Organico
  • Canapa Organica
  • Lino organico
  • Bambù
  • Sughero

Fortunatamente le ricerche più recenti hanno allargato il ventaglio dei materiali e tessuti plant-based disponibili sul mercato. Nominiamone alcuni. C'è il Piñatex, a base di foglie di ananas e il Frumat, materiale ottenuto dagli scarti di mela. C'è anche Desserto, un materiale che possiamo considerare morbido e duttile quanto la pelle tradizionale di origine animale ottenuto dalla lavorazione delle foglie di nopal, un cactus molto diffuso in Messico. Coreva è invece la prima tela bio stretch biodegradabile e compostabile al mondo ottenuta dalla gomma naturale con cui si possono realizzare jeans green. MuSkin e Mylo sono materiali dall'effetto simile alla pelle di derivazione animale ottenuti con l'utilizzo del Phellinus ellipsoideus, un tipo di fungo parassita che aggredisce la corteccia degli alberi delle foreste subtropicali. Esiste anche la lana plant-based Nullarbor ottenuta con il liquido di acqua di cocco. Come vedi le opzioni cominciano ad essere parecchie e tutte molto valide.

Fibre sintetiche vegane per tessuti ecosostenibili

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Il primo step della moda circolare si basa anche sul riciclo delle fibre sintetiche che compongono principalmente i capi di abbigliamento fast fashion. Econyl, ad esempio, è il primo tessuto ottenuto da nylon riciclato recuperato da altri tessuti scartati integrato alle plastiche e alle reti ghost recuperati negli oceani. Sminuzzati e rifilati in un nuovo nylon a circuito chiuso, la sua lavorazione non richiede troppo utilizzo di acqua. Il poliestere riciclato chiamato anche rPET, è utilizzato maggiormente per confezionare abbigliamento sportivo, come capi running o yoga, costumi o il pile delle giacche fleece, si ottiene dall'impiego di bottiglie di plastica, sacchetti e tessuti scartati. A differenza del PET vergine, quello riciclato, nel tempo, non rilascia microplastiche tossiche durante lavaggio.

Recap dei tessuti sintetici vegani ecosostenibili

  • Econyl
  • Poliestere riciclato

Fibre per tessuti e materiali green semi sintetici (per lo più vegani)

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Tra le fibre e tessuti semi sintetici che possono essere considerati sostenibili e utilizzabili nella moda green c'è il Lyocell, conosciuto anche con il nome di Tencel, è il prodotto brevettato dall'azienda austriaca Lenzing molto gettonato dai brand che producono moda sostenibile. Prodotto dall'estrazione della polpa degli alberi di eucalipto, non richiede molta acqua o pesticidi per essere coltivato. Anche il suo processo di lavorazione è a circuito chiuso dove il 99,5% degli agenti dissolventi possono essere riutilizzati e dunque riciclati. C'è da dire anche che non tutti i prodotti realizzati con Lyocell sono così trasparenti e green quando si va a fondo all'intera filiera di produzione. L'etichette dei capi in Lyocell dovrebbero spiegare ogni passaggio e molto spesso non è così. Il secondo tessuto semi sintetico più utilizzato si chiama Modal. Estratto dagli alberi di faggio, come il Lyocell ha un minore utilizzo di agenti chimici, scarto e un buon recupero di acqua nel processo di produzione. Il terzo tessuto della lista dei tessuti sostenibili dei semi sintetici si chiama Cupro, la sua mano è super soft e il suo aspetto è simile alla seta. Ottenuto dai semi del cotone scartati dalla prima raccolta, viene poi lavorato con agenti chimici come per i due materiali precedenti. Eticamente migliore rispetto ai tessuti sintetici non riciclati, in questa lista di tessuti green è il meno sostenibile. Sappi che è utilizzato per processare l'enorme rimanenza di tessuti di paesi come la Cina.

Recap dei tessuti sostenibili semi sintetici

  • Lyocell
  • Modal
  • Cupro