Non basta un chiodo in pelle nera per trasformarsi in una rocker girl. Non bastano né i biker boots, né i bracciali con le borchie. Occorre la grinta. Quell’energia che rende hardcore anche un abito a fiori, perché indossato con la combattività tipica di chi ha il piglio di una guerriera metropolitana. Serve lo spirito di chi ha il coraggio di osare, di chi sceglie una catena come girocollo al posto del filo di perle, di chi crea sugli occhi uno smokey eyes anche alle nove di mattina e lo fa con nonchalance.

Perché sono abiti ed accessori che ogni fashion girl che si rispetti ha già nel suo armadio, ma non sempre sono abbinati nel modo giusto, spesso e volentieri si tende ad ingentilirli anziché rispettare la loro personalità.

Non che sia sbagliato, sia chiaro, ma ci sono delle volte in cui è necessario tirar fuori quell’aggressività che emanano già da soli, senza smorzarla né camuffarla dietro a strati di chiffon e morbidezza. A volte, bisogna esser grevi. Così, con un occhio a quelle ragazze che hanno fatto la storia di Carnaby Street, osare. Come loro, indossare insieme più accessori da rocker, sovrapporli uno sull’altro, la pelle, il metallo, le borchie, senza inibizioni. Nascondere lo sguardo dietro a lenti scure, per non lasciare trasparire nessuna insicurezza.

Farsi guidare da una colonna sonora d’elezione, quella dei Sex Pistols, se si è a corto di ispirazione. E scegliere solo il nero in tutte le sue sfaccettature, dal grigio al più profondo, illuminato solo dalla luce dell’argento, ancor meglio se invecchiato da anni di usura, per far credere agli altri di essere una dura vestita da dura, come fa Dana Sampson con disinvoltura. A volte è necessario. L’illusione di avere uno scudo creato da una mise aggressiva per affrontare il mondo e la giungla della città. Ma che sia credibile, mi raccomando.