Una gita in pullman nelle strade di Pavia della sua adolescenza, passando nei luoghi che lo hanno segnato, quelle discoteche oggi chiuse, centri di condivisione, unione e musica. Max Pezzali lancia così il suo nuovo singolo "Discoteche Abbandonate" in radio dal 15 aprile e in digitale dal 26. Una canzone per celebrare quel passato: «Parte da suggestioni nate dal libro “Disco mute”, libro fotografico in cui mi sono imbattuto e che mostra le vecchie discoteche che non sono riuscite a reggere l’impatto con la modernità. Vedere quei luoghi così straordinari e epici oggi vandalizzati mi ha fatto pensare a quanto siano stati importanti per la mia generazione».

Ragazzi che si incontravano e socializzavano nei pomeriggi del weekend, prima di diventare “grandi” e poterci andare di sera: «Luoghi oggi spogliati che perdono il fascino che avevano e che rimane solo nella memoria». Il Docking e il Celebrità le due discoteche di Pavia, oggi chiuse, che ci tiene a mostrarci: «Due luoghi in cui è accaduto tutto per noi». Ne sottolinea il valore culturale, osteggiato in quegli anni ma rivalutato oggi, con gli occhi di chi guarda indietro e si rende conto di essere uscito dalla provincia in quelle sale: «Ero il più provinciale dei provinciali. Ma lì ho scoperto la diversità, i suoni che arrivavano da lontano. Ero curioso ma avevo poche informazioni, non c’era internet, non c’erano i social. Ho ascoltato lì per la prima volta canzoni che poi mi hanno condizionato».

"Discoteche Abbandonate" è il suo modo di celebrare il passato, partendo anche dai suoni su cui si appoggiano parole che sanno di nostalgia, accompagnando il brano con un video che rimette insieme quei luoghi e il racconto dei grandi dj che li hanno vissuti, dedicandolo a Claudio Coccoluto: «perché se ripenso a quel periodo non posso non pensare a lui».

Continua così il suo viaggio nella memoria e nostalgia attraverso la musica e prosegue nel presente con un tour negli stadi in partenza il 9 giugno da Trieste, completamente rinnovato per offrire un nuovo show: «Abbiamo voluto cambiare l’impianto del tour, immaginando i personaggi delle canzoni degli 883, come fossero reali. È una suggestione fumettosa, complice anche la serie di volumi che sto realizzando con Roberto Recchioni. Ci saranno canzoni che non abbiamo suonato nel tour precedente e che non suono da trent’anni. Ci saranno nuovi visual».

La voglia di parlare a chi è cresciuto con lui con suoni che richiamano quegli anni, la felicità di trovare sotto palco anche le nuove generazioni: «Canto canzoni che ricordano la giovinezza ma probabilmente sono riuscite ad attraversare indenni il portale del tempo e mi riempie di orgoglio. Osservo i ragazzi e scopro che non siamo così diversi da noi, nonostante vengano raccontati in modo diverso. Hanno comunque grandi sogni, forse la differenza è che sono più realisti. La mia generazione pensava fosse tutto possibile, che tutto si potesse cambiare, che ci fossero tante strade. La Gen Z è molto più realista, vede il casino, e si rende conto. E questo forse porta un po’ di depressione generale. L’incoscienza del dire tutto è possibile in fondo è una stupidaggine perché non è vero, però ti fa sognare di più e comunque facendo delle cose senza senso può essere che poi vadano bene. Se non le fai, non puoi scorprirlo».

Camminando per il centro di Pavia si passa davanti alle due discoteche, la seconda celebrata anche nel suo brano “La regina del Celebrità”. Due portoni chiusi che nascondo storie e ricordi: «Eravamo piccoli, sfigati. Non entravamo sempre. Guardavamo quelli più grandi pensando fossero irraggiungibili. Scoprivamo il mondo, l’altrove».


Sono i racconti felici di chi sa trasmetterli in ogni canzone e ogni concerto, diventando in questi anni un punto di riferimento per chi ha voglia di condividere i ricordi che vedremo anche su schermo nella serie Sky “Hanno ucciso l’uomo ragno – La vera storia degli 883”: «Prodotta da Groenlandia, andrà in onda verso ottobre. Ho visto le prime tre puntate e confesso di essermi emozionato. Girata interamente a Pavia, mi rende orgoglioso di dare valore a una città di provincia che ho sempre raccontato”. Otto puntate in tutto, mentre è già in scrittura la seconda stagione, per ripercorrere la sua storia insieme a Mauro Repetto, che nel frattempo porta a teatro “Alla ricerca dell’Uomo Ragno”: «Vuole raccontare la storia dal suo punto di vista, è giusto che faccia il suo racconto. Io il mio l’ho fatto». E c’è ancora tanto da raccontare. Ma si risale sul pullman e non c’è più spazio per le parole. Microfono alla mano Max canta mentre la playlist propone i suoi brani più famosi. E come sempre accade, insieme a lui cantano tutti.