All’anagrafe è Letizia Cesarini. Nata a Pescara nel 1987, ha una passione per la poesia, la teologia, l’arte medievale e in generale ogni per espressione artistica che, ne è certa, è un mezzo potente per cambiare il modo di pensare. Ama scrivere, è giurata del Premio Strega Poesia, ma più di tutto ama la musica, che ha sempre messo al primo posto in ogni sua scelta.

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Creativa, sincera, soprattutto libera, ha pubblicato a maggio il suo ultimo album La Tigre Assenza che da dicembre suonerà in un tour nei club, portando l’energia rock di chi ha bisogno del contatto per esprimersi. Quel dolore delle assenze nelle canzoni si trasforma così in gioia dell’incontro live, Da "Viale Regina Margherita", composto con Francesco Bianconi ai brani del passato come "Questa è la mia festa" o "Io e te certamente", la cantautrice marchigiana ripercorre la sua storia, continuando a sperimentare con le parole, per mostrare il percorso che l'ha portata dove è ora, felice.

Riparti in tour, cosa ti aspetti?

«È per me un rientro bello, divertente. Ho iniziato con due date atipiche a fine novembre, in cui ho intervallato alla musica anche un reading musicato. Il club tour vero e proprio inizia il 13 dicembre ed è il momento che aspetto di più. I concerti sono la resa dei conti».

Sul palco hai molte anime, in quale ti riconosci di più?

«Sono appassionata di molte cose differenti tra loro. Amo la poesia, amo il punk. È sempre difficile far convivere tutte le mie anime, ma non ce n’è una che prevale sulle altre Amo alternare. Nei club porto uno spettacolo molto fisico, molto rock’n’roll, molto punk. Sono una grande sostenitrice della complessità, non voglio ridurre le cose a una sola superficie. Questo le rende forse a volte più difficili da digerire, ma sicuramente più curiose, più vive».

Qual è il brano che il pubblico canta più forte?

«Forse “Deluderti”, che è anche uno dei miei brani preferiti. È una specie di manifesto per me. L’ho scritto qualche anno fa ma suona sempre molto vero mentre lo eseguo. Qualsiasi sia la faccia che hai, qualsiasi sia la tua voce, meglio usarla il più possibile, perché è l’unica che hai e, soprattutto, se usandola deludi qualcuno, pazienza. Sarà un passo in più verso la tua realizzazione. È molto liberatorio suonarlo, e penso anche ascoltarlo, per le persone».

È importante mostrare la propria identità?

«Potersi esprimere è un messaggio di libertà autentica».

Per te cosa è importante urlare ad alta voce?

«Per me la cosa principale è sempre stata e penso sempre sarà quella di mantenere intatta la mia voce. Riuscire a mantenere intatta la mia natura, i miei desideri, il mio spazio e quindi il mio valore. È qualcosa di molto difficile, siamo strattonati di qui e di là, dai paragoni, dai confronti, dalle aspettative di tutte, comprese le proprie. Siamo i primi a proiettare su di noi un sacco di aspettative che non hanno nulla a che fare con la nostra vita, i nostri desideri e la nostra reale natura. Riuscire quindi a mantenere intatto il contatto con la propria voce e visione del mondo, è la cosa più preziosa che abbiamo. Tutto il resto passa, la tua voce no».

Sei felice? Te lo chiedo anche in relazione al dolore che canti nei tuoi brani.

«Io sono molto felice e penso di esserlo proprio perché mi sento capace di mostrare anche il mio dolore, quando lo provo. Penso che la cosa che rende più infelici le persone sia spesso la sensazione di essere sole, di non avere qualcuno con cui condividere un sentimento negativo. Esprimerlo con le parole, con la musica, con qualsiasi mezzo si abbia a disposizione, rende il dolore un po’ meno dolore».

Tu con chi lo condividi?

«Sono molto fortunata. Grazie alla musica ho conosciuto tantissime persone che fanno parte della mia vita, a partire dal mio compagno. Ma anche i musicisti con cui suono che sono i miei amici. Con le persone che condividono con me le illusioni, con tutte quelle persone che sono legate a me attraverso le mie canzoni. Anche se non le conosco personalmente, sono i miei interlocutori. Non sono mai sola».

Con il tuo compagno Colombre, cantautore anche lui, hai una relazione da più di dodici anni. Qual è il segreto?

«Non c’è o meglio ognuno ha il suo, ma sicuramente il fatto di potersi sentire liberi di dire sempre quello che si prova, anche quando non è positivo. Io credo che nel momento in cui c’è libertà di potersi esprimere allora la relazione è vera. Tutte le forme di censura, di contenimento, sono fallimentari».

Che effetto ti fanno quindi tutti i video che stiamo vedendo sui social di fidanzati gelosi che non mandano la propria ragazza in discoteca da sola, tanto per fare un esempio?

«È terrificante. Mi fa tanta paura, rabbia. Mi riempie anche di disgusto se proprio devo essere sincera. Mi muove dentro un senso di impotenza. Ci illudiamo che la realtà sia più evoluta, migliorata, cambiata... che ci siano solo casi limite e isolati e invece parliamo della maggior parte delle persone»

Cosa si può fare per cambiare?

«Nel mio piccolo io voglio continuare a scrivere, a usare la mia voce. Penso che l’arte in generale abbia una funzione di acceleratore del cambiamento sociale fortissima. Ci credo fermamente, anche quando sembra inutile, anche quando accadono violenze indicibili. L’arte può cambiare il mondo. Solo che ci vuole tanto tempo… Ma dovremmo sentirci tutti responsabili, anche chi tecnicamente non ha compiuto il reato magari non ha fatto nulla per evitare determinati atteggiamenti, Non si può più ragionare in termini di individualismo».

Cosa intendi?

«La nostra civiltà ci illude che siamo tutti individui assolutamente autonomi, isolati, indipendenti. Ma io credo che nessuno si possa salvare da solo. Nessuno può dirsi nel giusto, da solo. Non considerare la comunità o i legami tra le persone che fanno il mondo è qualcosa di una stupidità indescrivibile».

Canti “Per le ragazze come me il mondo non si può fermare”. Come sono le ragazze come te, come sei tu?

«Sono fiera di quel pezzo, scritto insieme a Laila Al Abash, cantautrice molto brava e amica. Io sono una che ha un pochino capito chi è e quindi ho anche capito cosa amo fare e cosa no. Sono avanti nel mio percorso di realizzazione personale perché credo che il nodo più grande di noi ragazze e ragazzi sia capire chi siamo. Qual è la tua vocazione? Sono una ragazza molto libera, anche se siamo tutti condizionati da trentamila variabili. Uso questa parola potente, ma sì, sono libera».

Cosa sogni?

«Non sono una grande sognatrice. Sarà che sono della Vergine, sono molto concreta e pragmatica. Più che sognare preferisco progettare. E di progetti ne ho tanti, come scrivere un nuovo libro. Sto mettendo mano a un romanzo che è qualcosa che volevo fare da tanto tempo. Poi ci sono le canzoni nuove. Vorrei andare a suonare in Europa… La parola sogni mi respinge».

Le date de La Tigre Assenza Club Tour (Panico concerti):

07.12 Cremona - Museo Civico Ala Ponzone (DUO)
13.12 Trento - Suoni Universitari / Teatro Sanbàpolis
15.12 Lecce - Officine Cantelmo / Muse 2023
16.12 Molfetta (BA) - Eremo Club / Muse 2023
28.12 Palermo - I Candelai
29.12 Catania - Mercati Generali
26.01 Pisa - Lumiere
27.01 Roma - Largo Venue