Federico Rossi torna in estate per dare il via al suo nuovo progetto discografico. Lo avevamo lasciato nel 2022 con il suo ultimo singolo “Le Mans”, poi il silenzio. È passato un anno, che in quest’era musicale sembra durare ancora di più. Dodici mesi in cui si è fermato, allo stesso tempo senza fermarsi mai. Tanta musica. I viaggi, gli amici, ma soprattutto la scrittura, il bisogno di avere le idee chiare su quel che deve essere questa nuova parte della sua carriera, dopo la separazione da Benjamin Mascolo nel loro duo multiplatino Benji & Fede e quegli anni di successo da palazzetti che era stato travolgente.

È cambiato tanto da allora, è stato forte il bisogno di fermarsi e trovare un proprio spazio, soprattutto personale. È cambiata la percezione del successo, ma soprattutto è cambiato lui che ora è libero di vivere la musica come compagna del suo quotidiano, senza per forza dover pensare ai numeri o all’effetto che fa. È rimasto solo il piacere di farlo, con la gioia di potere da oggi, di nuovo, condividerlo con gli altri. Torna con “Maledetto Mare” (Warner Music), un brano estivo dal retrogusto malinconico che invita a vivere il momento presente, riportando i colori nel grigio. Che è quello che prova a fare ogni giorno.

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Sara Scanderebech
Federico Rossi è la nuova cover di Cosmopolitan Extra. Total look Lanvin, stylist Rebecca Baglini

Come stai?

«Sento un’energia rinnovata. Ho vissuto un anno bello, nonostante non abbia avuto la possibilità di rimettermi in gioco lavorativamente. È stato un anno che mi è servito tanto nella costruzione di me stesso. Ho lavorato tanto su di me, in generale lo faccio da tre anni, da quando ho iniziato a concepire l’idea di prendere una strada differente rispetto a quella che avevo vissuto nei dieci anni precedenti».

Cos’hai scoperto?

«Ho iniziato a lasciarmi più andare. In generale e nella musica. Ho iniziato ad amarla molto di più, a sperimentare. Mi sono lasciato trasportare dalle cose senza volerle controllare a tutti i costi. Ho un bagaglio di consapevolezza maggiore, e soprattutto di serenità».

È un nuovo inizio?

«Apprezzo tanto questo dono di poter ricominciare, di potermi raccontare in una modalità differente, più matura e consapevole».

Quando dici che ami di più la musica vuol dire che stavi iniziando a non amarla?

«All’inizio di tutto la musica per me era una necessità di sfogo. Avevo trovato in lei una possibilità di rivincita. In questa nuova alba della mia vita ho iniziato a vederla con ancora più amore. Senza cercarlo, ho ritrovato in lei il punto di approdo che mi ha addolcito il viaggio, nonostante siano cambiate tante cose. È diventata una necessità quotidiana. Mi metto le cuffie, ci passo ore sopra. Senza schemi, senza nulla. È il mio hobby preferito».

Oltre alla musica?

«Ho viaggiato, ho iniziato l’anno proponendo di andare in Egitto a sei amici, disparati tra loro che non avrebbero mai fatto nulla insieme. È servito a darmi un ulteriore slancio. Ho preso una casa a Milano l’estate scorsa, estate in cui sono stato un po’ sfortunato a causa dell’incidente in wakeboard. Ma l’ho vissuta bene lo stesso, sempre con la speranza verso presente e futuro. Sono stato parecchio a Milano, cercando di amalgamarmi a questa vita veloce, lontanissima dal mio imprinting iniziale della campagna di Modena».

E ci stai riuscendo?

«Basta andare alla propria velocità, quel che conta è non farsi risucchiare. Bisogna trovare il proprio equilibrio e mi sembra di averlo, in questa fase. Ma è un viaggio in continua evoluzione e costruzione. Casa mia mi piace molto, mi permette di essere molto creativo, è insonorizzata, ha uno spazio aperto, cammino, canto... Mi sprona a tirare fuori il mio lato artistico».

Lì è nato “Maledetto Mare”, il tuo nuovo singolo?

«Sì, è nato da un’improvvisazione, in una notte di aprile, cantando su un’idea musicale del mio team artistico con cui si sta instaurando una vera magia. È stato un fulmine, ho detto quello che volevo dire».

Nel brano si parla di vivere il presente.

«È un flusso di coscienza. In questa nuova modalità di scrittura butto fuori cose senza prima scriverle. È come se mi ritrovassi in quello che dico dopo che è successo. Dico cose che sento, ma che non scrivere mai. Sono sprazzi di ciò che sono e ciò che vivo, nel modo in cui vedo le cose in quel momento. Parlo del fatto che non mi importa etichettare cosa siamo, qualsiasi sia il rapporto, perché quello che conta in quei momenti è solo viverlo».

Parli a una lei reale?

«Sono sempre intaccato da ciò che vivo, è una fase di accettazione di un rapporto che se ne va, mentre lo vivi, se dobbiamo leggerlo in larga scala. È un po’ l’andare a cercare ciò che vogliamo».

Tu sai cosa vuoi?

«Tempo fa non avrei potuto rispondere, ora invece sto mettendo insieme i pezzi. E sono in una discreta fase di creazione di questo mosaico che ci costruiamo addosso. So cosa voglio, ma nella vita non sai mai. So cosa mi darebbe serenità. E avere la possibilità di ripartire con chi ha fiducia in me, e che vede del buono in cui ciò che faccio è già una grande fonte di serenità».

La separazione da Benji, la carriera solista, l’arrivo della pandemia che ha cambiato i progetti e forse anche i risultati. Ha mai avuto ripensamenti o rimpianti?

«Non ho mai avuto né ripensamenti né rimpianti. La decisione non è stata mia, ora posso dirlo. Ero in studio, un giorno Benji arriva e mi dice che non riesce più a stare dentro a questo rapporto. Non riusciva più a continuare per ovvi motivi suoi. Per me è stata una presa di coscienza e di accettazione. Sono solito convertire quello che può essere un macigno in una valvola di sfogo che possa sublimarsi in qualcosa di bello».

Quindi hai accettato?

«Ho detto "ok, ma sai che forse adesso posso dare sfogo a quello che sono io davvero? A dare il via a un’altra concezione della mia vita personale". E quindi subito dopo ho deciso di guardarla così, anche perché non avevo alternativa di guardarla in altro modo. Ma non ho mai sofferto questa cosa. Se è successa, se è arrivato a dirmelo, vuol dire che c’era un punto di rottura che non avrebbe permesso che le cose rimanessero come erano state fino a quel momento. Ho preso atto e sono andato per la mia strada».

Vi sentite, hai commentato la sua collaborazione con i Finley?

«Io ho deciso di non commentare l’accaduto né nulla, perché io vado per la mia strada, lui per la sua, ognuno fa le sue scelte nella vita»

Hai avuto o hai momenti grigi, di cui parli nel brano?

«Penso che questo che diventa un mestiere, per chi ha la fortuna di farlo, nasca da un’esigenza primaria di rivalsa verso quello che in qualche modo si è accusato nella vita. I momenti grigi ci sono sempre, anche adesso che parlo di rivincita. Rivincita verso i momenti grigi più recenti, ma li ho sempre avuti e mi hanno sempre dato la spinta per raggiungere i momenti belli e colorati. Quelli dell’ultimo anno dipendono dallo stare fermo, nonostante non lo fossi davvero perché ho fatto tante cose. Ma sto trovando il coraggio di trovare un’alternativa a questi momenti».

Ora arriva l’estate. Che progetti hai?

«Vivo l’estate in maniera molto aperta, voglio lasciare spazio all’improvvisazione, è difficile che organizzi cose troppo prima. Di solito prendo e da un giorno all’altro scelgo dove andare. So che vorrei viverla mixata alla scrittura. Non lo faccio da tanto tempo ma il mio ideale sarebbe prendere una casa con amici produttori e persone con cui faccio musica e convogliare lo scrivere e il vivere. I momenti che prediligo».

Quanto è forte la voglia di pubblicare il tuo album?

«Da zero a dieci, cento. Crei, fermenti, crei, ho scritto così tanto che potrei avere tanti album che non usciranno mai. In tre anni ne fai di cose, se la musica diventa davvero la colonna sonora della tua vita. Però non ho ansia di fare uscire le canzoni. Ho cambiato approccio. Ora scrivo per me prima di tutto. Però certo, all’album ci penso. Sono già lì con la testa».