Entrando al Royal Albert Hall, la vista si muove dai ripidi spalti fino al soffitto con i dischi fonoassorbenti. Dal piccolo palco, con un austero organo a canne, l'impressione è quella di un abbraccio di velluto rosso, di un posto dove creare qualcosa di speciale: la scelta perfetta per i Jonas Brothers che in questo luogo sacro della musica hanno deciso di celebrare i loro successi e battezzare il nuovo disco, The Album, in uscita il 12 maggio.

La scaletta della serata ha compreso classici come "Burning Up", "S.O.S.", "Lovebug", "When You Look Me In The Eyes" e risvegliato ricordi di un'adolescenza fatta di pomeriggi passati alla tv a guardare MTV e Disney Channel, ballando come forsennati, sognando di incontrare Joe o soffrendo per una rottura che Joe stesso avrebbe sicuramente curato.

Ma la crescita dei tre fratelli di New Jersey è percepibile soprattutto nei nuovi brani, che affrontano sia sonorità che temi più evoluti. Uno dei più importanti è sicuramente la famiglia: parlano di fratellanza e superamento degli ostacoli in "Celebrate"; di un «headstrong father and a dеtermined mother» nel ritornello accattivante di "Waffle House" (di cui è uscito il video musicale ripreso proprio durante la data londinese) e di paternità in "Little Bird", ispirata alle figlie di Kevin. Quest'ultima tematica è del resto molto cara ai tre fratelli, considerando che sono tutti recentemente diventati padri; per ultimo Nick, che con Priyanka Chopra ha avuto una figlia via madre surrogata. In tutte le sue sfumature, quello che potremmo comunque definire il leitmotiv della loro operazione artistica resta la celebrazione delle cose semplici della vita, con melodie che sono destinate a rimanerti in testa per giorni. Abbiamo incontrato Joe, Kevin e Nick dopo l'esibizione al Royal Albert Hall, e ci hanno raccontato proprio della loro evoluzione, del loro modo di vedere le cose, e dei cambiamenti degli ultimi anni.

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Kevin Jonas e Jone Jonas

È innegabile che abbiate avuto un grande impatto sull'adolescenza di molti. È passato molto tempo dal vostro debutto e sono cambiate tantissime cose per voi, ma anche per il vostro pubblico. A chi vi riferivate un tempo, e a chi vi riferite adesso?

Joe: «La cosa più interessante dei nostri fan è che sono cresciuti con noi. Avevano la nostra stessa età quando abbiamo cominciato, alcuni anche più giovani. Ora stanno trovando l'amore, soffrono per le rotture, si sposano, portano i loro figli ai nostri concerti. Ieri sera ne ho conosciuto uno che ha ascoltato la nostra musica per la prima volta. È emozionante vedere tutti i loro percorsi di vita: sia dal vivo che sui social media. E proprio questi ultimi hanno influenzato i nuovi ascoltatori: è interessante che adesso abbiano diversi modi per scoprire la nostra musica, cosa che prima, quando abbiamo cominciato, non era possibile».

A proposito di social media, siete molto popolari su TikTok. Quale credete sia la vostra forza?

Joe: «Credo sia vedere la gente ballare sui nostri brani, piuttosto che ballarli noi stessi! Capisco quando alcuni interni all'industria musicale dicono: "Non fa per me", però per noi è divertente, è un'opportunità per le persone di essere creativi con la nostra musica».

Il fatto che ora siete tutti padri significa anche avere nuove responsabilità. È una cosa che vi aiutato a essere più vicini, o avete trovato una nuova indipendenza nel gruppo?

Nick: «La paternità ci ha sicuramente avvicinato, è un punto di vista che sviluppi. Prima, solo Kevin era padre, mentre adesso capiamo meglio le mille variabili che entrano in gioco quando cerchi di trovare un equilibrio tra il lavoro e l'essere un padre presente. È un nuovo capitolo e tutti stiamo cercando di affrontarlo e comprenderlo a nostro modo».

Pensate che questo nuovo punto di vista si rifletta in The Album?

Nick: «Certamente. In questo album volevamo raccontare le cose che successe negli ultimi anni che sono importanti per noi: relazioni tra fratelli ma soprattutto relazioni con le famiglie, visto che sono la parte più grande delle nostre vite rispetto a ciò che facciamo insieme. Quindi il tono dell'album è decisamente più evoluto, così come è stato anche tutto il processo di scrittura e di registrazione [hanno prodotto The Album con Jon Bellion, producer internazionale che ha seguito anche Justin Bieber e i Maroon 5]. E per tornare al punto di Joe di poco fa, è incredibile come queste esperienze stiamo succedendo nello stesso momento sia per noi che per i nostri fan. È un modo splendido di rimanere in connessione con loro».

Il singolo "Waffle House" parla di un luogo dove stare insieme post concerto, pieno di significato per la vostra carriera.

Joe: «Questo significato riusciamo a trovarlo un po' in ogni città, abbiamo sempre un posto speciale che ci ricorda qualcosa. Cerchiamo sempre nuovi locali, ritagliandoci del tempo per noi e il nostro team per connettere e parlare, ma non di lavoro o di musica, semplicemente stiamo insieme, che è la cosa più importante».

E c'è un posto, oggi, che ha un significato speciale per ognuno di voi?

Joe: «Per me New York è una città da cui mi sono sempre sentito molto attratto e ispirato. Quando sei stanco, guardi fuori e vedi migliaia di persone per le strade che vanno di corsa. È un'energia che mi piace».

Kevin: «Io direi Jersey Shore. Siamo cresciuti andando lì e adesso ci porto le mie bambine, la mia famiglia. Anche se è vicino a casa, sembra sempre una vacanza».

Nick: «Londra è una città a cui mi sento molto connesso. Ho passato tanto tempo qui perché mia moglie sta girando un film, hi avuto modo di esplorarla e abituarmi, e mi ha ispirato creativamente».

A proposito di waffle, qual è il vostro comfort food durante un tour?

Joe: «Adoriamo il cibo italiano».

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Nick Jonas. Tutte le foto sono di Cynthia Parkhurs

E visto che per noi il cibo è importante ma lo è altrettanto la musica, ascoltate musica italiana?

Joe: «Sì, mi piacciono molto i Måneskin. Un sacco di persone mi hanno scritto che dovremmo fare una collaborazione tra loro e i DNCE [band formata da Joe con Jack Lawless, Jinjoo Lee e Cole Whittle, nda]. Sarebbe divertente, abbiamo energie simili sul palco. E poi sicuramente l'opera italiana».

Avrete una data del tour anche in Italia?

Joe: «Sì, decisamente. Vorremmo tornare entro il 2024, ma stiamo ancora cercando di capire se ci vogliono. Ma siamo molto impazienti di tornare».

Avete fatto Broadway, Royal Albert Hall, e a breve lo Yankee Stadium. Vi piace di più l'energia di uno stadio o l'intimità di un setting più piccolo?

Nick: «Entrambe portano prospettive diverse. Credo sia veramente una cosa speciale vedere ogni singolo volto delle persone in una stanza. E fare i grandi concerti è altrettanto eccitante perché puoi fare di più anche con lo staging. Ma in generale vogliamo semplicemente suonare e goderci l'energia del pubblico».

Molte delle canzoni del nuovo album fanno riferimento ai grandi del passato, Bee Gees, Shania Twain, Eagles. C'è della nuova musica che vi ispira al momento?

Joe: «Certo. Ieri sera ad esempio abbiamo portato con noi Olivia Dean e Cian Ducrot, che apprezziamo molto e sicuramente ne porteremo altri. Sam Fender mi piace molto e sto ascoltando molto i Jungle ultimamente».

Nick: «Joe è la nostra fonte di nuova musica. Tendo ad ascoltare sempre le stesse cose come ad esempio la chitarra gypsy-jazz visto che c'è molto pop in giro ed è bello mixare cose che sono totalmente diverse da quello che facciamo. Django Reinhardt non è un nuovo artista, ma è il mio artista più ascoltato al momento».

Kevin: «Adoro che abbiano già risposto. Ascoltiamo tutti più o meno le stesse cose».

Quindi, ci sono dei consigli che dareste a degli artisti emergenti che avreste dato a voi stessi qualche anno fa?

Kevin: «Ci siamo sempre mossi troppo velocemente sulla cosa successiva. Non abbiamo preso il tempo necessario per goderci il momento dopo eventi speciali. Perciò anche ieri sera abbiamo fatto il concerto ma abbiamo voluto incontrarci e fare una cena prima dell'evento di Cup of Joe - che è stato fantastico. Ma soprattutto mi direi di celebrare le vittorie, anche piccole».

Nick: «Decisamente».

Joe: «Io direi di chiedersi se è quello che si vuole fare davvero e perché. Siamo in un mondo le persone diventano famose da un giorno all'altro, ancora di più grazie a TikTok, ed è bellissimo, ma è perché vuoi essere famoso o è perché ci pensi tutto il giorno ed è il tuo pensiero fisso? Tipo, penso sempre alla musica, o alla recitazione o allo sport, qualsiasi cosa. Ma basta che sia quello che vuoi fare davvero».

Se vi dico futuro?

Nick: «Spero sia pieno di famiglia e amici. E golf».

Kevin: «Stavo per dire tempo con la mia famiglia, ma anche su un campo da golf».

Joe: «Io vorrei tornare in un ristorante a Firenze dove ho mangiato tre lasagne e bevuto tre bottiglie di vino per pranzo, in compagnia ovviamente. Non ricordo il nome, ma so dov'è. Il miglior pasto mai fatto».