Potrebbe ma non vuole o vorrebbe ma non può. Comunque sia, Bradley Cooper non sarà presente alla Mostra di Venezia a presentare il nuovo film da regista, di cui è anche produttore (per solidarietà ai colleghi attori in sciopero dal 16 luglio scorso).

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È la seconda volta dietro la camera da presa, dopo A star is born. E sì, in principio era tutto iniziato con Lady Gaga e quella corsa ai Premi Oscar a cui ha dato il via proprio la première al Lido. Si può dire gli abbia portato fortuna, ma quel film non ne aveva bisogno.

Chi è il Maestro?

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Instagram / @netflixit//Netflix

Riconoscenza a parte, Maestro dovrà camminare sulle sue gambe: il biopic per Netflix, girato in bianco e nero, ha tutto un altro stile. È la storia del direttore d’orchestra Leonard Bernstein, interpretato dallo stesso Cooper, e dei suoi tanti amori. Per la musica, innanzitutto, per la moglie attrice Felicia (Carey Mulligan) e per un uomo (Matt Bomer) con cui era felice. Il cast comprende anche Maya Hawke e Jeremy Strong.

Bernstein è il primo americano a ricoprire questo ruolo, oltre ad essere compositore di successo a Broadway (basti pensare a West Side Story), ebreo figlio di immigrati polacchi, presidente e direttore onorario dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma (è morto nel 1990).

Il fascino del palco

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2023 © Netflix//Netflix

Dopo aver visto Cate Blanchett in TÁR (che ha vinto la Coppa Volpi come migliore attrice lo scorso anno proprio alla Biennale) ci si chiede cosa abbia di così affascinante la figura di un musicista che ne dirige altri e che il pubblico, durante la performance, vede peraltro solo di spalle.

Su questo film ci ha scommesso anche Steven Spielberg, che da tanto voleva fare un film per celebrare questa figura. Inizialmente anche Jake Gyllenhaal voleva farlo, ma l’ha spuntata Bradley. Il racconto nel film dovrebbe coprire circa 40 anni della sua vita, del suo lavoro e dei suoi amori.

Sì, perché oltre ad amare la musica, Cooper ama anche moltissimo parlare di sentimenti e mostrare uomini fragili dietro la maschera di professionisti-icone.

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Steve Sands/NewYorkNewswire/Bauer-Griffin/Shutterstock / ipa-agency.net

Il tema è personale, indirettamente, anche per Carey Mulligan perché ha un marito musicista, Marcus Mumford, che peraltro ha avuto il coraggio di raccontare gli abusi subiti da piccolo.

Quindi sì, c’era proprio bisogno di un altro film su un direttore d’orchestra, c’era bisogno che fosse Bradley Cooper a portarlo in vita con la sua sensibilità e i suoi demoni personali (tra cui l’alcolismo). Chi ha sofferto, in una certa misura, sa comprendere meglio, empatizza di più. Suo malgrado porta sulla pelle cicatrici che poi diventano racconti.
E di sicuro questo sarà straordinario, nella top 5 dei titoli da non perdere alla Mostra di Venezia.