Sul lungomare del Lido di Venezia, amanti dell’appena fuori stagione fanno andare sotto a pini smossi dal primo vento d’autunno biciclette più o meno sgangherate con i freni a bacchetta e i cestini di vimini.

Non c’è rumore dei raggi negli AirPods di Sara, che dal niente rallenta, accosta, distende una gamba sul marciapiede, alza lo sguardo dallo smartphone, stacca le cuffie, le insacca in una tasca e sta, noncurante degli amici che nello scampanellare dei vent’anni la superano e si perdono lo spettacolo di lei che si prende il diritto al respiro e all’essere pienamente dov’è, diritto vitale a cui a volte neanche più pensiamo. Fermarsi è guardare le spiagge a villeggiature ormai finite a quest’ora del mattino, quando tutto è ancora ordine, righe, rette parallele, razionalismo, silenzio quasi irrealtà: la passerella che porta a riva, il celeste piatto che mai sembra finire, i filari delle tende d’altri tempi, l’ombra che taglia
di netto la luce più calma che ecco già sta svanendo. Nostalgia.

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Anche questo è cinema. Cinema come Maria Esposito, diva neanche ventenne anche lei di Mare fuori, che siamo andati a trovare e a scattare a Napoli nei suoi Quartieri, e ci dice «la vita più che mutevole è sorprendente», sorprendente come l’Intelligenza Artificiale, a cui dedichiamo un “T’immagini?” perché forse il domani in cui guarderemo i film fissandoci negli occhi, ognuno nella pupilla dell’altro, è più vicino di quanto ci aspettiamo. E cosa ci aspettiamo? Ci aspettiamo piaceri meno morbidi e comuni, più inconfessabili, un lavoro che non ci consumi, non c’annienti né c’inganni, amori che non finiscano nel fizzling, la dissolvenza lenta: meglio rompere, qui è preferibile sempre il nero ai grigi. Ci aspettiamo un nuovo modo di stare al mondo. Poterci, a saperlo fare, a volerlo imparare a fare, disconnettere per un minuto un giorno una settimana un mese un anno come Sara, senza dare spiegazioni. Chissà cosa aveva nella testa, Sara mentre rallentava. E lui, che ora si è voltato indietro, e le mette fretta, che si fa tardi al campo da tennis, che gli altri sono già arrivati a destinazione, che c’è da andare, accelerare. E invece Sara è l’occasione: insegnaci come si fa.

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