Nepo Babies.

Il New York Magazine dedica una copertina - perché noi non le sappiamo fare le copertine così? Sprezzanti senza paura? - ai "figli di". Gente nata con famiglie di ottimo supporto. Ci sono tutti. Lila Moss, Dakota Johnson, Lily Rose Depp, le varie Jenner e Hadid.

«Con un tweet su Maude Apatow (lei è Lexi Howard nella serie Euphoria e figlia di Judd Apatow e dell'attrice Leslie Mann) l’espressione "nepo baby" è entrata a far parte del nostro vocabolario». La giornalista Gazelle Emami spiega perché è la parola dell'anno 2022.

Figli di buone famiglie. Figli di cognomi importanti. Ma anche meno importanti, basta uno zio buono che ti dà l’entratura. Figli del commendatore e del notaio. Chi è cresciuto in provincia potrebbe scrivere un trattato.

E così la grande internet nel 2022 ha scoperto la cospirazione: com’è che in giro ci sono sempre gli stessi? Ma non è che essere "figli di" conta più che avere talento?

Dopodiché si sono messi a girare intorno al concetto "privilegiato figlio di celebrità" e siamo giunti al brillante battesimo: nepo baby. Nepotism baby. Dice l’Urban Dictionary: «figli di celebrità che, seppur non muniti di doti artistiche altrettanto valide, raggiungono posizioni di rilievo solo grazie alle conoscenze dei loro genitori».

Pare quindi che nel duemilaventidue gli americani abbiano incontrano la parola "raccomandati". Nella vita chi è figlio, chi figliastro con benefit, chi superfiglio. E a nessuno di questi piace il presepe, ci sia consentito anticipare a quelli oltre l’Oceano.

Noi dall’Italia facciamo grandi spallucce. «Sti americani sono proprio americani, vengono dalla montagna del sapone. Non sapevano che siamo circondati? Che i raccomandati sono ovunque?». E che sarà mai - uno si chiede - se a una quindicina di ragazzetti californiani fanno fare due serie dimenticabili e le foto per i rossetti Lancome. In Italia ci siamo specializzati: con titolo di nepo baby diventi minimo professore all’università. Si vede che siamo professionisti. Tengo famiglia e me la tengo cara cara.

Ecco, a beneficio di tutti, le tavole della legge dall’alto dei nostri secoli di esperienza coi raccomandati:

  1. È una verità universalmente riconosciuta che ai figli di gente importante la strada è asfaltata meglio. Allarghiamo il campo: è una verità universalmente riconosciuta che ai figli dei ricchi l’unico problema che si presenterà verso i 35 anni è un po’ di depressione fisiologica per carenza di sufficiente sprone a combinare qualcosa di buono in autonomia.
  2. Nepo o non nepo, serve pure un poco di fortuna. Se sei infinitamente scarso, la faccenda si complica. Sì, sei nepo, ma poi ti dovrai applicare. O rimarrai sempre il figlio di quello. Chi non ricorda quel Sanremo imbarazzante - era il 1989 - con Adriano Aragozzini, Rosita Celentano, Paola Dominguín, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi. Una prece. E Viva Fiorello a Sanremo, a proposito.
  3. Alcuni nepo si sono applicati, ma i nepo dopo un po’ perlopiù falliscono. Non tutti i nepo vengono col buco. Col buco anzi sono pochissimi.

Di tutto lo scandalo, la parte più spassosa continuo a trovarla nel casus belli. La pietruzza dello scandalo. Il sassolino nella scarpa che si è tolto la modella Vittoria Ceretti.

Una mattina che era proprio arrabbiatissima, posando i guanti da fabbro come l’eroina di Flashdance e asciugandosi il sudore con un braccio, aveva commentato su Instagram «un’intervista realizzata a una di quelle persone che voi chiamate nepo baby». Era Lily Rose Depp che rivendicava il suo talento svincolato da mammà e papà.

La Ceretti era furibonda. Che ne sa Lily Rose di cosa è la fatica, il dolore, il sacrificio. «Sono convinta che, come dite voi, siate lì perché avete lavorato sodo, ma mi piacerebbe vedere come avreste resistito ai primi cinque anni della mia carriera», scrive Ceretti, «e non parlo solo dei rifiuti, perché so che questo è successo anche a te e potresti raccontarmi la tua triste storia (anche se alla fine della giornata tu puoi andare a piangere sul divano della villa di famiglia a Malibu). Io parlo del non avere i soldi per volare a casa dalla propria famiglia, di aspettare ore per un casting salvo poi vedere un nepo baby passarti avanti scendendo dal sedile della sua Mercedes con al seguito gli amici, l’assistente e l’agente che si prende cura della sua salute mentale».

Il pianeta del «ce l’ho fatta da solo» ha tre quattro abitanti al massimo, tutto questo inutile articolo era giusto per arrivare qui.