Le migliori serie tv (del 2020 e non solo) dedicate al tema dell'inclusività e alle minoranze sono un ottimo modo per parlare di argomenti a volte difficili da affrontare anche tra amici e in famiglia. Ma la fiction può darti buoni spunti di riflessione. La definizione da dizionario di minoranza è “un gruppo sociale che, in una data società non costituisce una realtà maggioritaria”. Proprio perché le minoranze sono in svantaggio numerico, storicamente vengono discriminate. Che si tratti di minoranze religiose o linguistiche, nazionali o etniche, conoscere la loro storia e la loro identità, specialmente se non ne fai parte, ti aiuta ad essere una persona più inclusiva e tenere alla larga stereotipi e discriminazioni.

Le serie tv inclusive sono sempre di più, ma siamo ancora molto lontani dalle proporzioni reali: quelle attuali non rappresentano la società, perlomeno non quella americana che è composta per la metà da donne, per circa un quinto da persone di colore e circa il 5% da persone che si identificano come LGBTQI+ e non conformi a una distinzione binaria di genere.

Unorthodox (2020)

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courtesy Netflix

La mini serie prodotta da Netflix si ispira al romanzo di Deborah Feldman. La protagonista Esther Shapiro è una diciannovenne della comunità ebrea ortodossa di Willamsburg, a New York. Dopo essere stata costretta a sposare un ragazzo ebreo riesce a evadere dalla prigione del matrimonio combinato e rinascere come individuo. Una delle critiche che è stata fatta alla serie è che mostra una comunità religiosa con una prospettiva molto occidentale. La rappresentazione dei rituali (da quando viene rapata a zero ai costumi tradizionali, ai dialoghi in Yiddish nella versione in lingua originale) è molto accurata.

Per conoscere meglio la cultura ebraica guarda anche: Non tutte le sciagure vengono dal cielo, un film svizzero tratto dal romanzo di Thomas Meyer, candidato all'Oscar 2020. La protagonista è una ragazza gentile (ovvero non ebrea) che si innamora di un ragazzo di fede ebraica.

#blackAF

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courtesy Netflix

La sitcom con protagonista Rashida Jones (che dirige anche un episodio) è arrivata da poco su Netflix. Tutti le 8 puntate della prima stagione hanno nel titolo la frase "because of slavery" (a causa della schiavitù). L'autore Kenya Barris è lo stesso di Black-ish e interpreta se stesso e la famiglia nera, ricca, ambiziosa. Inizialmente doveva intitolarsi Black excellence (eccellenza nera), una citazione del brano Murder to Excellence di Jay-Z e Kanye West, che spiega che i neri devono dimostrare molto più dei bianchi qualsiasi cosa, per ottenere molto meno.

Sullo stesso genere (afroamericani ricchissimi) guarda anche una chicca vintage, la serie comedy che ha lanciato Will Smith negli anni Novanta: Willy, il principe di Bel-Air. Lui è un ragazzotto scapestrato che vive nei quartieri poveri di Philadelphia, che va a vivere nella villa extra lusso degli zii a Los Angeles. Le serie sulla black culture ultimamente abbondano, qui te ne segnaliamo una decina.

Special (2019)

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courtesy Netflix

Ryan O'Connell ha un talento speciale, come la serie che ha scritto (prima in versione best seller), diretto e interpretato per raccontarci come vive un ragazzo che appartiene a due minoranze contemporaneamente, entrambe molto discriminate: è omosessuale e disabile. Questo non gli impedisce di essere felice, avere una vita, un lavoro e degli amici a volte un po' stronzi. Eccezionale il personaggio della sua BFF Kim, interpretata da Punam Patel, indiana plus size. La scena sul body shaming in piscina mentre galleggia su un gonfiabile a forma di avocado è leggendaria. La trovi su Netflix.

Guarda anche Atypical (2017) con la regia di quel genio di Seth Gordon. È già arrivata alla terza stagione. Il protagonista è Sam, un ragazzo con la Sindrome di Asperger. Parla di bullismo con una delicatezza disarmante.

Pose (2018)

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courtesy Netflix

È già una serie cult che mette insieme queerness e fashion nella New York tra gli Ottanta e Novanta, con un cast LGBT super inclusivo che, se possibile, rappresenta tutte le minoranze dello spettro dell'arcobaleno. Il cast è trans, la musica pazzesca, i costumi da urlo. Ma non lasciarti abbagliare dallo sberluccichìo delle paillettes: è una serie tv drammatica che parla di discriminazione delle minoranze etniche e sessuali più oppresse.

Ci sono tante serie interessanti che affrontano il tema della diversity rispetto al genere e all'identità sessuale: Tales of the City, una miniserie ambientata a San Francisco che fa parte di una saga di 4 capitoli usciti dagli anni Novanta a oggi, a distamza di quasi un decennio l'una dall'altra. E poi ovviamente RuPaul Drag Race!

The Umbrella Academy (2019)

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courtesy Netflix

La storia è ispirata a un fumetto, che racconta la storia di 43 bambini adottati da un miliardario eccentrico, che li cresce come una squadra di supereroi. La serie tv segue sei di loro, che da grandi sono diventati parecchio disfunzionali. È una serie comedy che parla di alcolismo, tossicodipendenza, violenza e vendetta. La trama è surreale, i problemi che i protagonisti si trovano ad affrontare sono molto reali.

Se ti piacciono i supereroi disfunzionali guarda Sense8 (2015), due stagioni, una serie sci-fi che racconta la storia di otto persone di diversa etnia, religione, cultura e orientamento sessuali che sono in connessione telepatica tra loro. Un po' più vintage la serie tv Heroes (2006), quattro stagioni: i protagonisti sono persone normali che scoprono di avere poteri sovrannaturali: questa loro nuova caratteristica li renderà una minoranza eletta che dovrà vedersela con ostacoli sociali e relazionali di vario tipo.

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