C’è un video bellissimo che Michela Murgia ha pubblicato sul suo profilo Instagram poco prima di morire in cui spiega perché tra femministe non dovremmo litigare. Non so perché, appena finito di guardare Unica con Ilary Blasi, mi è venuto in mente quel reel. Eppure, quella pillola social di femminismo lasciata fra le molte, preziosissime, parole dalla scrittrice sarda scomparsa quest’anno, è all’apparenza quanto di più lontano ci sia dal documentario Netflix in cui la conduttrice ed ex moglie di Francesco Totti racconta la sua versione dei fatti riguardo la più clamorosa fine di un matrimonio nella storia del pop italiano.

Abilmente tenuto segretissimo nei mesi precedenti alla sua uscita, il docufilm è stato anticipato di qualche giorno da un trailer che annunciava «finalmente» il turno di Ilary di «far sentire la sua voce». Disponibile su Netflix dal 24 novembre, Unica arriva per svelare la verità sul gossip italiano più chiacchierato negli ultimi anni – anche se, certo, ad andare in scena è la versione di Blasi senza contraddittorio.

Il racconto della fine dell’amore tra Totti e Ilary si snoda attraverso una video intervista che tocca tutti i punti salienti della saga: un innocente caffè fra lei, una sua amica e un tizio non meglio identificato, l’incursione di lui sul telefono della moglie per scoprire di questo appuntamento, la conseguente ira dell’ex capitano della Roma, l’articolo di Dagospia che denunciava la crisi del matrimonio, il presunto tradimento con Noemi Bocchi, la doppia vita di Francesco e la sua poco credibile smentita via social, la scoperta da parte di Ilary della relazione clandestina fra i due, le bugie, l’investigatore, il divorzio, i ricatti, gli avvocati, le borse e i Rolex.

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Netflix

La testimonianza di Blasi è intervallata da riprese sulla sua quotidianità, un viaggio in taxi per la capitale, che assume a sua volta un ruolo nella storia come luogo fervido di dicerie – «ho scoperto poi che Roma sapeva» ricorda Ilary, un Adho Mukha Svanasana a bordo piscina della villa all’Eur. Aggiungono un ulteriore punto di vista sui fatti gli interventi delle altre protagoniste del docufilm, che sono tutte donne: la madre di Ilary, le due sorelle Melory e Silvia, l'amica Giorgia (moglie del cugino di Francesco Totti), complice numero uno nel processo di smascheramento dell’adulterio.

La conduttrice sembra offrire una versione autentica di sé: ora risoluta e pungente come ci ha abituato a riconoscerla, ora emozionata e rotta per l’epilogo rovinoso dell’amore della sua vita. Ma né orgoglio né dolore la privano della simpatia mentre l’epopea attraversa situazioni al limite del tragicomico, quando l’investigatore privato assoldato per seguire il marito si fa disastrosamente «sgamare», o durante la scena che vede la protagonista in pigiama in quelle che sembrano essere le sotterranee del suo castello (sono in realtà gli spogliatoi della spa privata nella villa all'Eur) alla ricerca del bottino di Hermés e Jimmy Choo che Totti le ha nascosto per vendetta sui suoi Rolex – tesoro che la scaltra Ilary ritrova in men che non si dica con grande sollievo degli spettatori.

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Netflix

Oltre all’intrattenimento garantito dal mix di contenuto e ritmo, più un pizzico di trash all’italiana, alcuni passaggi del docufilm colpiscono in profondità più di altri. Il racconto della gelosia di Francesco Totti quando scopre, spiando le conversazioni WhatsApp sul telefono della moglie, che un pomeriggio Ilary ha preso un caffè con un’amica e un ragazzo da poco conosciuto. Gelosia e perdita di fiducia che l’uomo si dice pronto a superare, secondo il racconto di Blasi, solo a condizione di un ricatto: che la moglie, come da lei riportato, non senta più Alessia [la sua amica, NdA], cambi numero di cellulare, si cancelli dai social e smetta di lavorare. «Ma scusa, Francesco, che significa? In vent'anni sono sempre io che ho dovuto credere a te, e per una volta che te lo chiedo?». «Io non lo so tu come hai fatto. Io non son bravo come te».

Questo accade sullo sfondo del disorientamento e lo sconforto dell’ex capitano della Roma, calciatore fra i più amati della storia del paese che più ama i calciatori al mondo, alla fine della sua leggendaria carriera proprio quando la moglie arriva a condurre alcuni dei programmi più seguiti in Italia. «Ilary comincia a far carriera quando lui va in pensione», commenta il giornalista Michele Masneri nel docufilm. «Non ci vuole uno psicanalista per capire che questa cosa sicuramente avrà messo in crisi Totti, un uomo che a 40 anni si ritrova in esilio. Un uomo che non regna più».

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Courtesy Netflix

Un altro aspetto della vicenda spinge a una riflessione, forse ancora di più ora che questioni di genere sono portate sotto nuova attenzione mediatica e politica in seguito a fatti di cronaca: la narrativa che i giornalisti hanno scelto per raccontare la fine del matrimonio tra Francesco e Ilary. «La stampa era sempre contro di me», racconta la conduttrice. «Lui veniva chiamato campione, capitano. Io ex letterina».

Appena finito di guardare Unica, mi è venuto in mente il video di Michela Murgia, e forse ora ho capito perché. Quel discorso, che raccontava di donne che dedicano la loro vita al femminismo e si trovano a discutere su opinioni ideologiche divergenti, non mi ha insegnato solo che esistono molte, tutte validissime, voci per portare avanti questa lotta, ma mi ha portato a riconoscermi nelle battaglie altrui, anche quando combattute da donne diversissime da me.

Non so se Ilary Blasi si definirebbe una femminista, ma credo che alcune femministe non la riconoscerebbero come tale. In ogni caso, la protagonista di Unica si espone, magari per vendetta, in un racconto che è anche la storia del maschilismo che ha subìto. La storia unica di una ragazza a cui non è mai fregato niente del pallone e che ha passato metà della sua vita accanto al calciatore più celebre di Italia, ma anche quella comunissima di una donna che ha perdonato tutto e a cui non è stato perdonato niente.