Un titolo che ci riporta alla calma brezza estiva, un insieme di note calde in grado di trasportarci alle prime giornate autunnali che trasudano leggera malinconia, Sol y Mar, il nuovo e primo singolo di Federico Rossi e Ana Mena, è una canzone calda, romantica e dannatamente vera. Si parla di amori, di quelli impossibili, lontani, di quegli amori che vogliono viversi e che creano presenza anche nella totale lontananza. Così in un giorno di sole, in una Milano finalmente caotica, incontriamo Federico Rossi e Ana Mena per scoprire se, quegli amori impossibili e lontani, sono proprio quelli che hanno incontrato e vissuto loro.

Sol y Mar segna un nuovo punto di incontro artistico e personale. Come è nata questa collaborazione?

Ana Mena: «Ci siamo conosciuti circa cinque anni fa a un Festival di musica in Spagna. Io non sapevo ancora parlare italiano, ma Fede parlava spagnolo. È nata un’amicizia e ci siamo promessi che avremmo inciso una canzone insieme. Poi ci siamo ritrovati proprio quest’estate e, in modo molto naturale, abbiamo giocato con la musica. È nata Sol y Mar, ci piace perché è molto diversa da altri lavori. Ha un tono molto malinconico, non molti conoscono questo aspetto del nostro carattere».

Fede: «Appena è stata scritta la canzone, la visione che avevo dell’immaginario era il voler far trasparire questo amore impossibile facendo valere una sorta dualismo: in una relazione le persone possono esserci anche se non fisicamente, con il pensiero e con la voglia. I motivi per cui può capitare di vivere un amore lontano possono essere molti, penso ad esempio alla distanza o a una rottura. Durante le riprese del video, a Madrid, ci siamo divertiti molto».

Vi siete incontrati con la voglia di sperimentatore e giocare con nuovi suoni, qual è la parte della vostra infanzia che più vi manca?

F: «Forse la spensieratezza totale nel fare le cose senza aver l’obbligo di costruirci qualcosa sopra. Il fatto di poter fare le cose perché fanno semplicemente gioire. È una cosa che cerco, da qualche anno a questa parte, di riscoprire nella mia vita. Non è semplice, ma è la direzione verso cui voglio andare».

Il vostro è un lavoro che riempie in modo molto concreto le vostre vite, potremmo dire che coincide con la vostra vita stessa, pur essendo una vera e propria passione... In Sol Y Mar parlate di un amore distante, è qualcosa che avete vissuto in prima persona?

F: «Vero, se avessimo scelto di fare un lavoro più ordinario, avremmo sicuramente vissuto l’amore in modo diverso. Questo lavoro porta ad avere molto la testa tra le nuvole, a fantasticare. È ovvio che la mancanza di una quotidianità - che è il bello di questo mestiere - ti porta ad avere più difficoltà nel costruite rapporti».

A: «Sicuramente avrei vissuto l’amore in modo diverso se avessi scelto un altro mestiere, ma non è quello che voglio. Questa è la vita che mi sono scelta, un amore più stabile e quotidiano probabilmente non era quello che cercavamo».

Il singolo parla di un amore lontano e, di conseguenza, anche di solitudine, ma una solitudine sottile, perché, nonostante le distanze, la presenza dell’altro è forte. La solitudine è qualcosa che oggi temete?

F: «A chi non fa paura la solitudine? Un conto è la solitudine che ti scegli, magari ti trovi ad avere molte persone intorno, ma vorresti solo stare con te stesso».

A: «La solitudine scelta è molto bella. Quella non scelta, fa paura a tutti».

Avete iniziato questo lavoro da molto giovani, in anni in cui ci si circonda di tante persone. Poi, più si cresce e ci si responsabilizza, più le amicizie e le compagnie si dimezzano e si impara anche a stare molto bene con se stessi. Voi, in questo percorso, a che punto siete?

Federico (ride): «Si fanno progressi, ma secondo me l’essere umano è sempre alla ricerca di un qualcosa che non ha, è sempre alla ricerca di altro. Oggi posso dire di stare meglio rispetto a qualche tempo fa».

Per te, Federico, questi sono stati due anni molto importanti e molto intensi. Da una vita, professionale e sentimentale, da due, ti sei trovato a iniziare un nuovo capitolo in modo diverso, sapendo di dover contare su te stesso.

F: «Da un paio di anni a questa parte sto cercando di risolvermi, di semplificarmi la vita. Quando ti trovi davanti a forti cambiamenti non hai alternative se non trovare risorse in te stesso che ti possano aiutare a cambiare la considerazione che hai di te. Ho vissuto la solitudine, è vero. È stato difficile, ma poi ho trovato anche compagnia con il mio io. Sono sicuro che vivrò sempre meglio man mano avrò maggiori consapevolezze di me. Il fatto di trovarmi bene in compagnia di me stesso è qualcosa su cui sicuramente devo continuare a lavorare, una volta arrivato a questo obiettivo sono sicuro che anche i rapporti con gli altri miglioreranno».

Tra i commenti di un tuo ultimo post su Instagram una tua fan ha scritto che sei una persona coraggiosa, ti senti così?

F: «Non sono ancora la parte più coraggiosa di me, però sto cercando di spingermi oltre. Poi accade che alcune volte sento di poter fare di più, ma rimango comodo nella mia comfort zone».

Ana qual è la tua comfort zone?

A: «Tutto ciò che mi fa stare bene, quello che mi rende serena. Stare con gli amici, ascoltare la musica, per esempio. Nel mio quotidiano cerco sempre di essere una persona normale, vivendo una vita da persona normale. Questo vuol dire potermi anche permettere, un giorno di tristezza o malinconia, di non fare nulla. È vero, non è più come quando ho iniziato questo lavoro perché i giorni liberi sono pochi. Ma, quando posso, cerco di vivere la vita di una ragazza di 24 anni».

Voi scrivete molto, c’è qualcosa di cui vorreste parlare nelle vostre canzoni, ma non c’è stata ancora l’occasione giusta?

F: «Io ho scritto varie cose, molte mie canzoni parlano di altro… alcuni testi forse sono un po’ pesanti e quindi non troppo inclini al mio percorso di oggi. Sto scrivendo molto, ma tutte canzoni che seguono strade diverse. Scrivo molto per me. Purtroppo ci sono cose che le persone non sentiranno mai, sono tante, oltre quello che si ascolta c’è molto altro. Ora sto cercando di parlare di una ricerca di noi stessi che avviene dopo un caos che, in ogni persona, si può materializzare in maniera diversa. Sopportare una rottura, il tempo che passa in fretta, il fatto che, qualsiasi cosa accada, ci sentiamo gli stessi di sempre. Magari metterò tutto nell’album, non so ancora».

Come vedete il vostro futuro?

F: «Penso che ci sia in noi, in me e Ana, qualcosa di delicato, fuori dagli schemi, qualcosa di molto artistico che spero, un giorno, possa venire fuori senza alcun tipo di compromesso, senza nessun tipo di binario da seguire per forza».