“Sono stata aggredita sessualmente da un gruppo di ragazzi all’età di 13 anni”, “La prima volta che facemmo sesso, si rifiutò di usare il preservativo, mi fece sentire colpevole quando provai a dirgli che preferivo non farlo”, “ La prima volta che abusarono di me avevo 5 anni, sono stati dei ragazzi di due anni più grandi. Ho capito di essere stata abusata solo a 15 anni”, “Avevo 10 anni e andai a casa del mio fidanzato per guardare un film. Eravamo soli, mi costrinse. Dicevo di no, ma lui continuava. Ho provato disgusto per me stessa”.

Sono più di QUATTORDICIMILA (in aumento ogni giorno) le testimonianze raccolte da Everyone’s Invited, il movimento creato da Soma Sara lo scorso anno per denunciare la cultura dello stupro, sempre più presente non solo nella società in generale, a livello mondiale, ma specialmente, e in modo preoccupante, nelle scuole. Il progetto di Soma è iniziato quando, con grande coraggio, ha deciso di condividere su Instagram la sua esperienza personale, da quel momento ha iniziato a ricevere numerosi racconti di abusi e assalti pregni di misoginia. Noi, di Cosmopolitan.it, l’abbiamo intervistata, con la speranza che non solo il movimento arrivi anche in Italia, ma che le vittime si sentano sempre più sostenute e invogliate a denunciare i propri carnefici.

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Soma, perché hai deciso di creare Everyone’s invited?

Ho iniziato questo progetto nel giugno 2020 perché ho realizzato, dopo molte conversazioni avute con le mie amiche, che molte di noi avevano vissuto stupri ed esperienze di violenze sessuali specialmente durante gli anni più delicati, quando eravamo solo delle adolescenti. La Londra in cui io sono cresciuta è caratterizzata dalla cultura dello stupro che è in continua crescita.

Secondo te perché Everyone’s Invited è diventato così popolare e importante per i giovani?

Everyone’s Invited incoraggia a sfogarsi, a condividere, a sentirsi meno soli. Supporta uomini, donne, ragazzi e ragazze di tutto il Regno Unito.

Soffermiamoci sulla cultura dello stupro. Puoi spiegare cosa si intende con questo termine?

Con cultura dello stupro si indica quando pensieri, atteggiamenti e comportamenti portano a normalizzare e a travisare il concetto di violenza sessuale. Quando atteggiamenti come alzare la gonna o condividere foto intime diventano atteggiamenti normali, tutto questo può dare inizio a comportamenti più estremi come aggressioni o stupri. Tutti i comportamenti, atteggiamenti, pensieri ed esperienze in questo tipo di cultura sono interconnessi tra loro.

Penso che il tuo progetto abbia un forte impatto, per la prima volta si parla della cultura dello stupro associata ad ambienti scolastici. La scuola dovrebbe rappresentare un luogo sicuro per i giovani. Ricordo il lancio della serie tv “13 Reasons Why” che parla non solo di suicidio, ma anche di violenze sessuali proprio durante gli anni di liceo. Destò molto scalpore. È importante parlarne e dare voce ai sopravvissuti. Le testimonianze che pubblicate sono rilasciate in forma anonima; quanto, secondo te, è importante l’anonimato in questo contesto? Non si parla più di serie tv, ma di vita vera.

L’anonimato supporta i sopravvissuti, concede loro la forza necessaria per condividere le loro storie. Senza di questo, il movimento non esisterebbe. Siamo orgogliosi di lavorare contro lo stigma e la vergogna che circondano le questioni della cultura dello stupro e della violenza sessuale. Speriamo che i nostri sforzi abbiamo dato forza a chi ha sofferto in silenzio per anni.

L'anonimato è necessario, senza di questo Everyone's Invited non esisterebbe

Questo progetto esiste e viene promosso anche sui social media, un mezzo che, però, può mostrare due lati totalmente diversi. Quello positivo della condivisione che supporta e insegna, e quello che, invece, stimola un atteggiamento misogino. Proprio con nuove app, come Telegram, si è diffuso sempre di più il revenge porn, per esempio. È importante essere attivi sui social per condividere informazioni come l’educazione sessuale o l’importanza del consenso in un rapporto sessuale.

La tecnologia e i social media hanno esacerbato la cultura dello stupro in diversi modi

I social hanno un grande potere. Funzionano come un catalizzatore per i movimenti sociali, hanno immediatezza, accessibilità alle informazioni, globalizzazione, ma possono anche essere distruttivi, è un’arma a doppio taglio. La tecnologia e i social media hanno esacerbato la cultura dello stupro in diversi modi. I comportamenti che ci sono sempre stati verso le donne, per esempio, vengono portati a nuovi estremi terrificanti. Parliamo di foto intime condivise su Google Drive senza il consenso oppure di tutte quelle chat maschili e maschiliste che permeano su Snapchat, Instagram e Facebook.

La cultura dello stupro esiste ovunque

Con il tuo progetto ti sei dedicata a un problema in riferimento a un’età scolastica, ma lo possiamo trovare ovunque.

La cultura dello stupro è un problema universale. Esiste ovunque. Se puntiamo il dito contro un determinato gruppo demografico, istituzionale o individuale, rischiamo di far sembrare rari questi casi. Quando, invece, accadono ovunque. Molti sono complici, incolpano la vittima o rimangono amici degli aggressori pur sapendo che sono colpevoli.

Hai intenzione di espandere il tuo progetto in altri paesi?

Sì, come detto la cultura dello stupro è universale, un problema globale. Ci impegnano a fare tutto il possibile per portare questo movimento sulla scena internazionale. Questo è un problema culturale che deve essere affrontato a livello mondiale. Tutto deve partire dal modificare gli atteggiamenti e tutte quelle convinzioni sessiste profondamente radicate nella nostra società.