Il lavoro temporaneo è il tuo passepartout per lanciare la tua carriera. Lo sostengono i recruiter e lo confermano i lavoratori, anche i più giovani che stanno uscendo dall'università o dalla scuola superiore e cercano adesso il loro primo impiego. Un impiego che a volte tarda ad arrivare per mancanza di opportunità, ma anche perché un CV vuoto alla voce "Esperienze professionali" ha poco appeal: il lavoro temporaneo può essere la soluzione ideale per aggiungere al tuo Curriculum Vitae due o tre righe che ti mancano per acquisire credibilità sul mercato e quel minimo di esperienza che bastano a convincere il recruiter o il tuo futuro datore di lavoro.

Secondo un'indagine svolta da PageGroup, il 47% degli italiani under 30 considera il lavoro temporaneo un mezzo per incrementare le possibilità di trovare lavoro.

Molto più che “meglio di niente”

C'è chi lo fa per evitare di lasciare un buco nel CV o perché è più remunerativo che restare a casa a mandare CV (cosa che è utile continuare a fare, ma non basta più). Di contro? Il lavoro temporaneo non ti dà stabilità e ti tiene in equilibrio precario nel work-life balance, ma per un breve periodo può funzionare e arricchirti di competenze, oltre a rimpolpare le tue finanze.

Per il 22% degli intervistati da PageGroup, il lavoro temporaneo è l’occasione di dimostrare ciò che sai fare, con la prospettiva di trasformarlo in un impiego stabile. Molti decidono di accettare lavori a tempo determinato o di riempire posizioni a termine (per esempio una sostituzione) per “mettere un piede dentro” l’azienda, dimostrare il proprio talento, prendere contatti diretti o candidarsi a ricoprire una posizione interna all'azienda.

Più dell’80% di chi ha svolto un lavoro temporaneo lo considera un modo per arricchire il proprio bagaglio di esperienze e competenze.

Ma dal punto di vista del recruiter, un CV costellato di lavoretti che impressione fa? L'abbiamo chiesto a Pamela Bonavita, Senior Executive Director di PageGroup, società leader mondiale nel recruitment.

Molti candidati non inseriscono nel CV i lavori temporanei che non sono in linea con la loro formazione o col lavoro che cercano in via definitiva. È meglio scriverli comunque o lasciare un buco temporale?

"Che tu sia all'inizio della tua carriera o abbia già qualche anno di lavoro alle spalle, è sempre importante inserire le esperienze temporanee vissute, perché consente al selezionatore di cogliere la tua volontà di metterti in gioco", assicura l'esperta. "Evitare di avere un buco temporale nel CV trasmette la tua capacità di prendere l'iniziativa e il tuo desiderio di metterti in gioco," conferma l'esperta. "Così come inserire nel CV e motivare le scelte professionali di ruoli temporanei è fondamentale per la ricerca di lavoro. Il selezionatore cerca sempre di raccogliere informazioni sul profilo della persona."

In mancanza di esperienza sul campo in un determinato settore, quali sono le soft skill più richieste che possono in qualche modo compensare?

"Le competenze maggiormente ricercate ad oggi per persone che hanno un percorso di carriera che include diversi ruoli sono adattabilità, resilienza, capacità relazionali e determinazione," afferma Pamela Bonavita.

Quali sono i vantaggi a breve e lungo termine del lavoro temporaneo?

"Accettare un progetto temporaneo in sostituzione a personale assente o per picchi di lavoro, anche se non perfettamente in linea con gli obiettivi di carriera è molto utile per sviluppare le competenze trasversali, che saranno utili per accedere in futuro ad una posizione più in linea con le ambizioni professionali, come la capacità di adattarsi rapidamente e facilmente al contesto, al ruolo ed ai valori aziendali e la capacità di relazionarsi con colleghi, clienti, fornitori".

Un consiglio a chi per la prima volta si affaccia al mondo del lavoro dopo aver completato il percorso di studi?

"Sii trasparente e racconta il tuo percorso di carriera senza omettere informazioni. Le competenze che hai acquisito durante differenti esperienze professionali, o in settori merceologici diversi, saranno utili al selezionatore per comprendere meglio la tua professionalità e le competenze trasversali che hai acquisito e sono fondamentali nel mercato del lavoro," continua l'esperta.

Per il 35% dei lavoratori italiani il lavoro temporaneo è l'occasione per tessere relazioni in ambito professionale, che un domani potrebbero rivelarsi utili in futuro.

Le testimonianze di chi ha usato il lavoro temporaneo come trampolino

La vita è fatta di coincidenze, treni che passano, opportunità a volte casuali che si consilidano. Aggiungici un pizzico di intraprendenza e determinazione, quel tanto che basta per rimettere in carreggiata il tuo percorso professionale se si trova a un binario morto. O per dare inizio a una carriera se hai finito il tuo percorso di formazione e vuoi tuffarti il prima possibile nel mondo del lavoro, trasformando gli inevitabili compromessi in occasioni per imparare, crescere, brillare.

La cultura aziendale scorre sul filo (del telefono)

“Durante il terzo anno di università ho lavorato come centralinista in una piccola azienda della mia città, cercavano una receptionist per una sostituzione," ci racconta Marika, 23 anni, studentessa di Economia e Commercio. "Il compenso non era male e mi impegnava solo un paio d’ore al giorno, ma soprattutto la collaborazione sarebbe finita giusto in tempo per l’estate: ci tenevo ad avere i mesi estivi liberi per poter andare in vacanza senza impegni e a settembre buttarmi a capofitto sulla tesi. La primavera successiva mi sono laureata ma non ho trovato lavoro nel campo per il quale ho studiato, cioè in un reparto marketing o comunicazione di un'azienda. Tra le aziende alle quali ho mandato il CV, tutte nelle mia zona, c'era anche quella in cui avevo fatto la receptionist anni prima. La responsabile del personale mi ha contattata, proponendomi di tornare a fare il mio vecchio lavoro di receptionist, questa volta con un contratto più stabile, in attesa che si aprisse una posizione nel loro reparto marketing. L’idea non mi faceva impazzire, ma in quel momento non avevo altre opportunità e quindi ho accettato. È passato un anno e sono ancora dietro il desk della reception e la famosa occasione nel marketing non è ancora arrivata, la situazione inizia a starmi stretta... Vorrei crescere professionalmente in questa azienda, ma non ho intenzione di mettere le ragnatele in attesa di un'occasione che magari non arriverà mai. Ho già fatto dei colloqui in altre aziende ma non si è ancora concretizzato nulla. Nel frattempo sto frequentando un master e tengo le dita incrociate!”

Marika ha deciso di sfruttare un'occasione e ha preso contatti che le sono tornati utili a distanza di tempo, ha scommesso su una posizione temporanea che avrebbe potuto lanciare la sua carriera in un altro reparto della stessa azienda, più consono al suo profilo. È stata altrettanto abile a cercare nuove opportunità professionali e mantenersi aggiornata con la formazione.

Un'occasione nata per caso, più unica che rara

“Ho iniziato come hostess in fiera 4 anni fa e adesso sono responsabile del reparto customer service con l’estero,” ci racconta Giulia, 25 anni, impiegata full-rime in un’azienda di gioielli. Ho avuto il contatto da una mia amica che, per arrotondare, faceva la hostess a Vicenza Oro, ma quel giorno non poteva e mi ha chiesto di sostituirla. “Cercavano una persona che parlasse il russo: mia mamma è originaria della Georgia e io, anche se non lo parlo benissimo, lo mastico un po’. Pochi mesi dopo mi hanno ricontattata per seguire la fashion week di Tbilisi: la città dove vivono i miei nonni! È stata un’esperienza incredibile. Ho avuto la possibilità di lavorare fianco a fianco con il titolare e il suo assistente, mettedo in luce le mie doti diplomatiche, sono molto spigliata nei modi e anche se ho poca esperienza, me la sto facendo sul campo. Intanto il business è cresciuto e, visto che parlo molto bene l’inglese, mi hanno proposto di seguire le relazioni con i clienti internazionali. Che dire, ho un contratto di assunzione a tempo indeterminato e sono veramente felice che quel giorno la mia amica avesse un altro impegno!”

Giulia ha messo a frutto una competenza che la rende unica rispetto ad altre persone con il suo stesso CV: a parità di percorso formativo, titolo di studio, esperienza professionale (soprattutto se ne hai poca o nulla) sapere una lingua straniera, avere un'abilità o una competenza particolare, ti rende competitiva, speciale e unica.

Un tirocinio con lo shaker in mano

“Ho deciso di cercarmi un lavoretto temporaneo per dare una mano in famiglia: per varie vicissitudini la situazione economica non è delle migliori e un’entrata in più, in questo momento, fa davvero la differenza,” ci racconta Nicole, 19 anni, che si è diplomata quest’anno all’Istituto Tecnico. “Tre sere alla settimana sto frequentando un corso serale per diventare bartender: mi impegna moltissimo, finisco tardi la sera e al mattino ho bisogno di recuperare le energie dormendo fino a tardi. Perciò mi sono messa a cercare un lavoretto che potessi fare nel pomeriggio, vicino alla sede della academy serale. Ho portato il CV in tutti i locali, bar e ristoranti, della zona, e ho trovato posto come cameriera in una caffetteria che fa anche aperitivi. È la soluzione ideale: lavoro dalle 15.00 alle 20 e poi in due minuti a piedi vado a seguire il corso. I giorni in cui non ho il corso lavoro fino alle 23. Sto lavorando lì da tre mesi ormai: guadagno bene, mi diverto, l’ambiente è davvero carino e sto imparando un sacco di cose dal barman che ogni tanto mi lascia preparare i cocktail. È come fare un workshop pratico per integrare il corso, e in più mi pagano! L'unica nota negativa è che non ho un contratto: il rapporto di lavoro si basa sulla fiducia reciproca. Potrei andarmene da un momento all'altro, o essere lasciata a casa senza preavviso, ma sono molto fiduciosa nelle mie capacità e credo che in poco tempo troverei qualcos'altro”.

Nicole ha scelto quella che per lei, in questo momento, è la soluzione più pratica per conciliare la sua esigenza principale, cioè quella di avere uno stipendio, con il suo progetto di vita, facendo lo slalom tra i "paletti" della sua agenda. Un incastro che temporaneamente funziona.

Chiamalo col suo nome

Sotto l'ombrello della definizione "lavoro temporaneo" c'è di tutto: lavori stagionali, collaborazioni, lavoretti a chiamata, insimma una selva di situazioni che potrebbero generarti l'ansia da contratto e da prestazione, dove il compenso e le tutele non sono per nulla chiare e del tutto arbitrarie. L'OCSE lo definisce genericamente un “lavoro dipendente di durata limitata”, mentre l'Eurostat dice che si tratta lavoro temporaneo quando "è noto alle parti che vi è un termine oggettivo del rapporto di lavoro (una data, il completamento di un compito o il ritorno di un altro dipendente temporaneamente sostituito)"

Per la legge il lavoro temporaneo si chiama "lavoro interinale" e passa attraverso un'agenzia di lavoro temporaneo o dall'ufficio di collocamento. Un lavoretto di un paio d'ore al giorno come baby sitter, cameriera o commessa che ti trovi da sola, quindi non rientra in questo tipo di definizione.

Dev'essere contrattualizzato (quindi non valgono gli accordi a voce, diffida della semplice stretta di mano) per almeno 12 mesi e può essere rinnovato fino a 24 mesi, per un massimo di 4 rinnovi. Una misura, introdotta nel Decreto Dignità, che dovrebbe servire a scoraggiare i rinnovi selvaggi di pochi mesi alla volta che offuscano il tuo orizzonte, dandoti un futuro corto di prospettive.

Non esiste lo stage non retribuito

Non bisogna confondere lo stage con un lavoro temporaneo. Quello che comunemente viene chiamato "stage" tecnicamente è un tirocinio e non è un rapporto di lavoro, ma un percorso di formazione che ti viene offerto per integrare l'apprendimento con un'esperienza di lavoro. Per questo puoi accedere allo stage se stai studiando (tirocinio curricolare) o hai appena terminato gli studi (tirocinio extracurricolare).

L’attuale normativa impone alle aziende di compensare il tirocinante con un rimborso spese di minimo 300 euro lordi al mese. Anche la durata di questa esperienza, molto utile per entrare nel mondo del lavoro e formarti alla cultura aziendale, è regolamentata: il tirocinio non può durare meno di 4 mesi, fino a un massimo di 6 o 12 mesi oltre i quali l’azienda è obbligata a “lasciarti andare” o offrirti un contratto diverso. Insomma non puoi restare stagista a vita.

Se hai tra i 17 e i 29 anni il tuo stage si può trasformare in un lavoro con un contratto di apprendistato: è un contratto di lavoro a tempo indeterminato. O puoi aprire la Partita IVA e intraprendere la libera professione. Puoi informarti sulle regole del tirocinio e dell’apprendistato sul sito del Ministero del Lavoro.

Qui ti raccontiamo alcune cose utili da sapere se vuoi diventare freelance, trovare lavoro da libera professionista, mettere a frutto la tua intuizione imprenditoriale e aprire una start-up (anche senza lasciare il lavoro).