"Auto-determinazione": riappropriarsi della propria vita e della propria indipendenza. "Auto-aiuto": sostenersi a vicenda. "Empowerment": ritrovare la propria forza. E poi ancora "Segretezza e non discriminazione" e "Gratuità". Queste sono le parole chiave che guidano il lavoro di D.i.Re - Donne in Rete Contro la Violenza la più importante associazione italiana che si occupa di violenza contro le donne. Riunisce 82 organizzazioni indipendenti, un centinaio di centri antiviolenza con sportelli di prima accoglienza telefonica e in presenza, case rifugio e case di semi autonomia. Sul sito web della rete si trovano elencati tutti i centri, regione per regione, con relativi recapiti telefonici e ogni anno accoglie e sostiene decine di migliaia di donne in difficoltà.

Nei giorni scorsi si è parlato di D.i.Re perché Chiara Ferragni ha devoluto il suo intero compenso da conduttrice di Sanremo all'associazione. I centri antiviolenza svolgono un servizio essenziale e gratuito alle donne eppure vengono ancora dimenticati dalle istituzioni. Solo il 15% dei centri è a gestione pubblica e le strutture devono fare i conti con i ritardi e la mancanza di fondi. Abbiamo parlato con la presidente di Donne in Rete contro la violenza Antonella Veltri per sapere qualcosa di più sul loro impegno costante nella lotta alla violenza contro le donne.

instagramView full post on Instagram

Com'è nata l'associazione e quali sono i suoi obiettivi?

A partire dai primi anni ’80 del secolo scorso, dal movimento delle donne hanno avuto origine – in varie aree d’Italia – i primi centri antiviolenza. Grazie alla volontà di dare una risposta efficace alle donne che iniziavano a parlare tra loro della violenza subita tra le mura domestiche, si è iniziato a strutturare una metodologia specifica, poi definita metodologia dell’accoglienza, che basa l’operato dei centri antiviolenza sulla relazione tra donne. Questa metodologia è stata condivisa nel tempo, attraverso la creazione di una rete informale tra le organizzazioni che la praticavano e che si scambiavano esperienze e buone pratiche.

Nel 2008, questa rete informale si è costituita in Associazione, dando vita a D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.

Che differenza c’è rispetto ad altre organizzazioni presenti sul territorio?

La peculiarità delle organizzazioni D.i.Re sta nell’approccio femminista al fenomeno della violenza maschile alle donne. Tutte le attiviste, che certo affiancano quotidianamente le donne accolte nei loro percorsi di uscita dalla violenza, fanno anche – e soprattutto – attività politica con l’obiettivo di abbattere il sistema culturale patriarcale che è il fondamento della violenza maschile alle donne. Le radici della violenza maschile alle donne risiedono nella disparità di potere tra uomini e donne nelle sue varie manifestazioni. È solo attraverso la decostruzione degli stereotipi che sono alla base del disequilibrio tra uomini e donne che si può pensare di costruire una società rispettosa dei diritti per tutte e tutti. I centri della nostra rete lavorano per restituire alle donne autonomia, indipendenza e libertà dalla violenza, nel rispetto dei diritti di tutte e tutti.

Che strutture fanno parte della rete?

A oggi, sono 82 le organizzazioni socie di D.i.Re. Sono di varia natura: associazioni di volontariato, Associazioni di promozione sociale, cooperative sociali. Il comune denominatore è essere organizzazioni di sole donne e condividere la metodologia e il progetto politico. I centri antiviolenza gestiti sono 106 e 62 le case rifugio, oltre 180 gli sportelli nei territori.

Che differenza c'è tra centro antiviolenza, casa rifugio e casa di semi autonomia?

Il centro antiviolenza è il luogo in cui la donna viene accolta dalle operatrici di accoglienza, che ascoltano la sua storia, effettuano la valutazione del rischio e accompagnano la signora nel suo personale percorso di uscita dalla violenza. I centri antiviolenza della Rete D.i.Re garantiscono anonimato e segretezza e non impongono alcun obbligo alle donne accolte. Le case rifugio sono appartamenti offerti come sistemazione temporanea alle donne che hanno una valutazione del rischio preoccupante. Le case rifugio ospitano sia donne sole che donne con figli e figlie e sono a indirizzo segreto. Le case di semi autonomia, invece, servono come ulteriore supporto per le donne che non hanno ancora raggiunto una completa autonomia economica e possono non essere a indirizzo segreto. Durante i percorsi nei centri antiviolenza e l’ospitalità nelle case rifugio, le operatrici continuano il monitoraggio del rischio, formando anche le donne accolte per consentire un’autovalutazione efficace.

Chi si rivolge a voi di solito?

Ogni anno, i centri antiviolenza della Rete accolgono circa 21.000 donne, che hanno subito o stanno vivendo situazioni di violenza psicologica, fisica, sessuale, economica, stalking. Inoltre con una sempre maggior frequenza, vengono anche fatte richieste di consigli e approfondimenti da parte di amiche ed amici o parenti di donne in situazioni di violenza che non si sono ancora rivolte a un centro antiviolenza.

Perché è importante che ci sia una coordinazione a livello nazionale?

Lo scambio continuo di esperienza tra territori diversi fa crescere le abilità e le competenze delle quasi 3000 attiviste che operano nelle organizzazioni della Rete D.i.Re. Le azioni di advocacy a livello istituzionale vengono ottimizzate e anche i rapporti internazionali sono privilegiati. La Rete nazionale porta avanti metodi e obiettivi che vengono condivisi dalle organizzazioni che costituiscono D.i.Re. D.i.Re è interlocutore privilegiato con le istituzioni a livello nazionale, referente di contenuto nei tavoli interistituzionali, dà visibilità al progetto politico di cambiamento culturale condiviso con le sue associate.

È solo attraverso la decostruzione degli stereotipi che sono alla base del disequilibrio tra uomini e donne che si può pensare di costruire una società rispettosa dei diritti per tutte e tutti

Quali sono i vostri obiettivi nel breve termine?

Vogliamo continuare a essere un riferimento autorevole che sta in ascolto dei diritti delle donne, in primo luogo del diritto a una vita libera dalla violenza. Arrivare a ogni donna e ragazza aumentando la visibilità e la conoscenza delle attività dei centri antiviolenza nei territori, per consentire a un numero sempre maggiore di donne di uscire da situazioni di violenza, anche creando una società più consapevole e rispettosa dei diritti. Vigilare sull’operato del governo per garantire quanto meno il non arretramento dei diritti acquisiti. Intensificare il rapporto con le istituzioni perché venga riconosciuto l’infaticabile lavoro che fanno i centri antiviolenza attraverso stanziamenti adeguati e puntuali. Infine vogliamo continuare il lavoro di formazione di tutti i soggetti che sono coinvolti nel sistema antiviolenza perché è solo attraverso il cambiamento culturale e la piena consapevolezza di tutte e tutti che si può pensare di fronteggiare e sconfiggere questo fenomeno.