A cosa serve l'arte se non a farci uscire dalla nostra comfort zone, dal nostro mondo e ad aprirci a nuovi scenari? Da sempre gli artisti e le artiste hanno usato la loro creatività per raccontare la loro realtà, le loro emozioni, ma anche per suscitare qualcosa nell'altro e questo - non c'è nemmeno bisogno di dirlo - è un potente strumento rivoluzionario. Che direste quindi se vi trovaste davanti a un dipinto realizzato con del sangue mestruale o a degli assorbenti ricamati con figure floreali? Si chiama menstrual art o "Menstrala", l'arte utilizzata per combattere lo stigma legato a mestruazioni e sangue mestruale. Può risultare straniante, fare "impressione", stupire, persino sconvolgere, ma non è proprio quello il punto in fin dei conti? Fare luce su ciò che per secoli è stato tenuto nel buio.

xView full post on X

Una delle prime artiste femministe che ha realizzato delle opere legate al ciclo mestruale è stata Judy Chicago che nel 1971 ha scatenato parecchio scompiglio con Red Flag una fotolitografia che mostra una mano che rimuove un tampone insanguinato dalla vagina. L'anno successivo, Chicago ha creato Menstruation Bathroom, un'installazione con un bagno bianco con scaffali di prodotti mestruali, un cestino traboccante di assorbenti usati e una corda da bucato di assorbenti che perde sangue sul pavimento altrimenti immacolato. Per chi vive il ciclo mestruale sono immagini quotidiane e intime, ma l'intimità si è trasformata in limite e stigma a causa di tabù misogini. Per secoli al sangue mestruale sono stati attribuiti valori negativi, addirittura poteri "magici" distruttivi e queste credenze hanno portato a una vera e propria esclusione e a una forte discriminazione. Ecco perché anche in questo caso il personale (il bagno, gli assorbenti, il sangue) diventa politico.

Negli anni tante artiste - specie nel panorama femminista - hanno seguito questa scia. Di opere se ne possono trovare per tutti i gusti: in Blood Work Diary (1972) di Carolee Schneemann ha registrato il suo ciclo utilizzando griglie di carta velina macchiate con il suo sangue, in £306 Amanda Atkinson ha creato un'installazione fatta da una montagna di monete accumulate a creare l'importo speso ogni anno in media dalle donne inglesi per acquistare assorbenti e antidolorifici durante le mestruazioni (grazie, tampon tax), mentre in Regla Series di Reno Bernardino e Anna Gray si vede una serie di vasi contenenti del sangue mestruale.

Ci sono poi le cosiddette "pittrici mestruali" come l'artista Vanessa Tiegs che ha clonato il termine "Menstrala". Tiegs utilizza il sangue come pittura per dipingere e lo stesso fa l'artista spagnola Jasmine Alicia Carter: si tratta di un processo di riappropriazione del sangue mestruale da sempre visto come qualcosa di impuro e disgustoso. "È un trasferimento su carta di una parte di me, del mio DNA", spiega Carter, "Artisticamente è sicuramente una forma di espressione davvero unica. I veri benefici sono più mentali, fisici, emotivi, spirituali. È iniziato quando per la prima volta ho guardato il mio Sangue dal mio tampone e l'ho toccato, mentre lo guardavo con gli occhi innocenti di bambina, ricordo di aver sentito tanto amore, tanto calore intimo e bellezza come non avevo mai provato prima".

Tra le forme di menstrual art che più colpiscono (e creano scandalo), però, c'è sicuramente la performance. Nel 2013 l'artista Casey Jenkins DVAA di Darwin ha messo in scena Casting Off My Womb: ha trascorso 28 giorni a tessere una sciarpa usando del filo che inseriva quotidianamente nella sua vagina. Ha quindi lavorato a maglia anche durante il suo ciclo mestruale, inzuppando il filo con il suo sangue e trasferendolo sulla sciarpa che assumeva sfumature di colore diverse nel corso del ciclo mestruale dell'artista. "La risposta all video della performance è stata immediata", ha raccontato Jenkins al The Guardian, "potente e, per la maggior parte, negativa, segnata da paura e repulsione. La parola "bleah" è molto presente nei commenti, così come anche "mmm!", "schifo" e "perché?". Ai punti esclamativi vengono dedicate intere caselle di commento, interrotte solo da qualche punto interrogativo". Reazioni simili sono state scatenate anche da Poppy Jackson che nel 2014 in Television Lounge ha occupato una stazione di polizia a Ipswich, nel Suffolk, dove è rimasta nuda in un angolo per sette ore con la schiena rivolta al pubblico, mentre il sangue mestruale le colava lungo le gambe.



Anche la street art - sorella underground dell'arte da museo - naturalmente non si è tirata indietro nel parlare di ciclo mestruale. Tanto per citare un fatto recente AleXsandro Palombo, artista che nelle sue opere imprime sempre messaggi forti intrisi di valore sociale, ha diffuso nei giorni scorsi a Milano due lavori dove Kim Kardashian e Marge Simpson mostrano il sangue mestruale. Sì, anche loro hanno il ciclo.

Oggi le problematiche legate a period poverty, tampon tax e stigma verso il sangue mestruale sono piuttosto sentite e i social sono diventati il luogo dove artiste e artisti condividono le loro opere e entrano in contatto con il pubblico. Il mondo online, però, non è certo libero da stereotipi, basti pensare alla censura di Instagram. Nel 2015 la poetessa Rupi Kaur si è vista rimuovere dalla piattaforma un'immagine parte di un progetto fotografico che mostrava l'artista distesa con una macchia di sangue tra le gambe. "Caro Instagram hai cancellato la foto di una donna completamente coperta e con le mestruazioni affermando che va contro le linee guida della comunità quando non c'è stata alcuna violazione. Hai dimostrato che ha senso pubblicare foto del genere come critica al sistema". E infondo - oggi come negli anni '70 - è esattamente questo il punto.