Hai presente quella vocina interiore che ti sussurra: "Se vuoi essere amata, sentirti adeguata, essere rispettata e ammirata, devi essere bravissima in tutto quello che fai, oltre che bella, pimpante, simpatica, colta, preparata, scattante, disponibile, sorridente...". È la spinta a eccellere in tutto che può sconfinare nel perfezionismo tossico. La lista delle qualità che senti di dover avere può diventare molto lunga, ma possiamo riassumerla con la figura di Barbie astronauta: bella e intelligente, con un cervello da scienziata in un corpo da urlo, non le manca proprio niente per essere perfetta. Ma siamo proprio sicure di volerle assomigliare?

Gestire mille cose insieme, fare tante cose contemporaneamente, riuscire a farle tutte bene. Il multitasking è un grande abbaglio: la scienza ha già scoperto da un pezzo che siamo in grado di concentrarci su una cosa alla volta e sforzarci di dividere la nostra attenzione su più fronti crea un sovraccarico insostenibile. "In realtà ciò che chiamiamo multitasking è la capacità di passare molto velocemente da un compito all’altro, ovvero il task switching", ci spiega la life coach e counsellor Chiara Cecutti, autrice del libro Multitasking? NO, grazie (Hoepli). "Un'abitudine che va a discapito dell’efficienza. Se a questa tendenza abbiniamo il perfezionismo è evidente che si rischia di arrivare a sera stremate e stressate."

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Credit: courtesy Hoepli

Perché Barbie astronauta, da esempio di emancipazione, rischia di diventare un emblema del perfezionismo tossico?

"Barbie ha anticipato i tempi andando sulla luna non solo prima di Samantha Cristoforetti ma addirittura prima di Neil Armstrong! Ciononostante è diventata sinonimo di bionda superficiale. Con le fattezze e le curve da pin-up, sempre sorridente, sempre perfetta, con gli occhi da cerbiatta, le gambe affusolate e il seno alto sulla vita sottile, ha creato aspettative di perfezione inaudita: essere brillanti e al contempo belle, felici e di successo, sexy e scienziate, e naturalmente senza fare un briciolo di fatica. Un modello di perfezione tale da diventare diseducativo oltre che frustrante, perché volto a uno standard impossibile. Non per nulla l’azienda produttrice è dovuta correre ai ripari nel tempo realizzando modelli più realistici, che somigliassero davvero a ragazze normali, e con una linea dedicata a role model femminili tra i quali troviamo la stessa Samantha Cristoforetti, Bebe Vio e tante altre ragazze e donne simboli di modelli positivi da seguire."

Esiste un perfezionismo sano?

"Sì, è quello che porta creatività, gioia, entusiasmo e soddisfazione, e va distinto da quello dannoso, ovvero il bisogno di fare mille cose e tutte alla perfezione".

La percezione del proprio valore personale spesso dipende dalla nostra performance, ma è un'illusione che ci fa male e anziché costruire la nostra autostima rischia di demolirla. Perché ci ritroviamo in questo loop?

"Siamo tutti, in particolare i giovani, in competizione l'uno con l'altro per soddisfare le pressioni della società e della famiglia a raggiungere il successo. Perciò il perfezionismo diventa un modo per sentirsi sicuri, socialmente connessi e di valore. Spesso il fare (la performance) è confuso con l’essere (il valore della persona in quanto tale): un’idea che spesso si genera nell’infanzia, come se solo facendo bene ci desse diritto a essere amati, o come strategia per esorcizzare la paura di non esserlo. Le ragazze ancor più dei ragazzi sono vittime di questa narrazione, anche a causa dei tanti miti con cui ancora oggi vengono cresciute tra cui quello di Wonder Woman, eroica e sempre all’altezza di ogni situazione oltre che bellissima. Che dire poi della coraggiosa, gentile e infaticabile Cenerentola? In fondo è grazie a tanta perfezione che è stata riscattata da una vita di fatiche quotidiane."


I campanelli d'allarme che il perfezionismo ci sta prendendo la mano?

"Dipende da cosa spinge al perfezionismo. Se ti ritrovi a fare sforzi pazzeschi per raggiungere gli standard che ti poni (e che magari sono irrealistici), se provi un forte disagio quando non ti senti perfetta, se consideri fallimenti le tue azioni o performance non impeccabili, se temi fortemente le critiche, se sei raramente soddisfatta di ciò che hai o fai e se ricerchi sempre l’eccellenza senza sentirti mai pienamente appagata, probabilmente c’è qualcosa da rivedere."

La spinta sociale a eccellere in tutto (nello studio, nello sport, nelle relazioni, etc...) può causare ansia, stress, disturbi mentali e alimentari. Come fare a gestirla?

"La consapevolezza è sempre alla base di qualsiasi cambiamento verso un maggior benessere. Inizia a porti obiettivi ambiziosi ma raggiungibili, suddivisi in step progressivi; sii assertiva nel voler raggiungere risultati d’eccellenza, sapendo che le persone di successo non temono di sbagliare e che dagli errori c'è sempre da imparare, conservando uno spirito positivo. Identificare le tue priorità e concentra lì le tue energie, anziché disperderle nella ricerca di una perfezione a tutto campo. Se senti di avere una carenza d’autostima, impara ad apprezzare il tuo valore e a riconoscere la tua unicità."

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