Qualche anno fa avevo deciso di scrivere un libro sul perché le donne si siano lasciate dominare così a lungo dagli uomini, facendosi condizionare da un profondo sentimento d’inferiorità, nonostante il progresso e le battaglie femministe. Poi ho capito che se volevo parlare di discriminazioni di genere, il vero tema su cui riflettere non poteva che essere il ciclo. Ero arrivata alla premenopausa e la pressione ormonale aveva iniziato a calare. Di norma, questa fase è presentata come il declino finale per una donna, a me invece ha fatto emergere sensazioni cui non avevo mai fatto caso prima. L’ultimo anno di ciclo ero ricorsa all’agopuntura, alla medicina cinese e al Tai Chi per curare l’endometriosi, ed è stato anche grazie a queste pratiche che sono riuscita a sviluppare una speciale attenzione e amicizia per me stessa e il mio corpo, il che mi ha portato a riflettere profondamente su quello che mi stava capitando. Mi sono sentita sollevata, più forte, più tranquilla. È stato come essere la bella addormentata delle fiabe, che si sveglia dopo un lungo sonno. Ho cominciato a farmi domande sui miei 40 anni di ciclo mestruale e sul perché ora che si stava esaurendo, mi sentissi in qualche modo “liberata”. È stato così che ho iniziato ad analizzare come il ciclo è stato rappresentato nel corso della storia. La mia tesi di partenza è che sia stato usato dagli uomini come un mezzo di dominazione. Uno strumento molto pratico per convincere le donne di valere meno poiché producono qualcosa di disgustoso, di sporco. Qualcosa di cui bisogna vergognarsi. E che non si può nominare apertamente, poiché la parola stessa richiama un’idea d’inferiorità. Ovvero, il fatto che sei più debole e incapace rispetto a un maschio, e che ti piangi addosso tutto il tempo. Di conseguenza, non solo ti viene impedito di affrontare nel modo giusto questo evento del tutto naturale, dando spazio a una sensazione di malessere, ma quest’ultima diventa un fantasma che si autoalimenta. Se però inizi a informarti sulla fisiologia, la storia e la sua mitologia, capisci che, in realtà, non è affatto una maledizione, ma la testimonianza di un potere femminile. Aiutare le donne a farsi un’idea di tutto ciò è proprio l’obiettivo del mio libro (Questo è il mio sangue, ndr). Conosco delle donne che dopo averlo letto, hanno perfino smesso di provare dolore durante il ciclo. Esiste una vera “discriminazione mestruale”, e il luogo di lavoro è l’ambito dove viene perpetrata più spesso. Una modalità tipica è quando un collega o un capo ti chiede se sei mestruata insinuando così che sei emotivamente instabile, con l’intento di zittirti. Si tratta di un’affermazione molto grave perché associa al ciclo un significato negativo, riducendo oltretutto la donna a una funzione fisiologica. È qualcosa di molto sottile, che agisce quasi come un effetto placebo, anche perché statisticamente c’è una possibilità su due che tu abbia veramente le mestruazioni. Una coincidenza che, però, non ha alcun significato, perché diversi studi confermano che il ciclo non incide affatto sull’umore. In particolare, alcuni psicologi hanno monitorato un gruppo di donne per circa tre mesi, scoprendo che tra stato emotivo e mestruazioni non c’era alcuna correlazione e, comunque, non più di quanta poteva essercene con le oscillazioni della borsa! Erano due linee che non si incontravano mai. Lo stesso vale per le fasi lunari: la comune convinzione che siano collegate ai flussi mestruali è un falso mito basato di nuovo su pure coincidenze. Ha però messo radici nell’immaginario, e le femministe lo hanno fatto proprio. D’altra parte, i miti servono anche a questo: a raccontare, ad attribuire un significato, a trasmettere un insegnamento. Che, in questo caso, è positivo per le donne. Per fortuna, oggi molte cose stanno cambiando. Grazie a internet, hai accesso a una mole enorme di informazioni. E questo vale per te che sei millennial, ma anche per chi ha 40 anni e oltre. Tutte le donne ormai stanno acquisendo maggiore consapevolezza di sé scoprendo quanta pressione esercitino gli stereotipi, specie quelli legati al corpo, al peso e alla taglia. La verità è che stiamo assistendo a un ritorno del movimento Body Positive. Nato negli Stati Uniti negli anni Settanta, è stato di fatto spazzato via con una strategia mirata. Susan Faludi, nel suo libro Contrattacco. La guerra non dichiarata contro le donne, scritto nel 1991, spiega molto bene in che modo siamo state convinte che la liberazione sessuale era stata tutta uno scherzo e che le cose importanti erano altre, sposarsi, essere carine e vestirsi alla moda. Non solo, si sono dette molte falsità sugli eccessi del femminismo che, in realtà, non sono mai esistiti. È stata pura propaganda. È così che tua madre si è dimenticata di ogni rivendicazione sociale e ha cominciato a preoccuparsi solo di dilemmi tipo se è il caso di fare la depilazione integrale oppure no, in vista della prova bikini. Simone de Beauvoir, negli anni Cinquanta, rivendicava una sorta di neutralità tra uomini e donne, esprimendo un forte rigetto nei confronti della biologia femminile, della maternità, e dunque anche del ciclo. Ma questa visione non ci ha aiutato affatto, perché considera l’identità sessuale come un elemento disturbante. Solo vent’anni dopo negli Usa, sull’onda della liberazione sessuale, è stato riabilitato appunto il corpo femminile con tutte le sue funzioni, mestruazioni incluse, e il principio che sia giusto farsene carico. Una rivendicazione che dopo un lungo oblio, adesso finalmente sta tornando.




Del resto, le lotte femministe sono la madre di tutte le battaglie. Se accetti la superiorità degli uomini sulle donne, sei pronta ad accettare anche tutte le altre forme di dominazione, razziale, sociale ecc. E non potrebbe essere altrimenti, visto che hai già incassato la menzogna più grande, ovvero che la persona che ti ha dato la vita, ti ha nutrito e ti ha curato da bambina, è un essere inferiore, secondario, che dice solo stupidaggini.

Che il principio della supremazia fisica maschile sia una bugia, poi, te ne puoi accorgere anche da sola. Se sei una sportiva alta un metro e ottanta, per esempio, è ovvio che avrai la meglio su un bassetto che non si è mai allenato in vita sua. Inoltre, spesso ci sono più differenze tra due uomini o tra due donne, che tra un uomo e una donna. Uguaglianza, però, non significa somiglianza in tutto e per tutto. Significa lottare contro la supremazia di un sesso sull’altro, di un individuo sull’altro, a partire dal principio che se ci sono delle cose che una persona, maschio o femmina che sia, oggi non riesce a fare, questo non vuol dire che un domani non ci riuscirà. Sì, siamo differenti, ma abbiamo anche molti punti in comune e necessitiamo gli uni degli altri. Siamo sulla stessa barca: dobbiamo aiutarci. Più che fare una guerra tra i sessi, abbiamo bisogno di fare più sesso. Ancora una volta, però, è partita una manovra di contrattacco. Tornando al ciclo, non basta dire: «Questo sangue non è sporco», e tutto si sistema. Sei esposta a un condizionamento millenario che ti ripete di continuo che non è vero. Basta guardare la pubblicità: un marketing della vergogna ti vuole convincere che avere le mestruazioni è disonorevole, e dunque va nascosto, magari con l’uso di fragranze…

Eppure gli odori hanno una funzione specifica nella nostra fisiologia, e i profumi sono tra i primi distruttori endocrini. Il tutto per indurti a consumare assorbenti usa e getta che contribuiscono a inquinare l’ambiente, quando esistono altri metodi come la coppa mestruale, che è ecologica e più rispettosa del tuo benessere. In pratica, ti viene chiesto di correggere ciò che sei in natura.

E se rivendichi i tuoi diritti, ci sono subito un sacco di uomini pronti a offenderti sui social, mentre altri tentano di sminuirti facendo delle osservazioni sul tuo fisico. Per questo c’è ancora bisogno di raccontare una storia apocrifa delle donne, sulla loro oppressione, ma anche sul potere e il carattere magico del ciclo, che è stato oggetto di culto nell’antichità.

Lo sapevi, per esempio, che il sangue mestruale in era precristiana veniva bevuto per comunicare con il divino in rituali legati alla luna? È un fatto misconosciuto, che è bene rivalutare. Ti aiuterà a riappropriarti della tua dignità e a essere più indulgente con te stessa e solidale con le altre donne. Riscoprire antichi miti può servire anche a questo. E se l’affermazione: «Siamo figlie della luna» non rientra tra i miei argomenti preferiti, la trovo comunque più interessante di: «Non resto mai senza salva-slip perché le mie zone intime siano profumate».