Il tuo seno ti accompagna dall'adolescenza in poi per tutta la vita: amarlo e accudirlo significa volersi bene. Per questo le giornaliste di Cosmo hanno deciso di condividere con te le loro "storie di tette": dirette, sincere, a volte anche un po' complicate. Per sensibilizzarti su un punto fondamentale e irrinunciabile: la prevenzione è rispetto per te stessa.

Per il senologo sono semplicemente "ghiandole mammarie": definizione semplice e secca che ci accomuna agli altri mammiferi. Per i ragazzi queste "ghiandole" sono un meraviglioso luna park. Per il tuo papà praticamente non esistono: rimarrai per sempre la sua bambina. Per te, la tua mamma e le tue amiche sono "tette". Intorno ai 13-14 anni scopri di averle e da quel momento con quelle due "cose" inizia una storia di odio e amore.

Sì, perché ognuna di noi ha la sua storia di tette: dal primo reggiseno alla lotta per nasconderle, tirarle su o in fuori se sono un po' flosce, al sesso, al sogno di averne di più (o di meno), all'allattamento fino alla prima ecografia mammaria. Insomma, le tette te le porti dietro per sempre e devi farci i conti quotidianamente. Oppure a un certo punto della vita devi abbandonarle e sostituirle, come è successo a Jennifer Hayden, scrittrice e disegnatrice, che in una divertente, irriverente, ironica graphic novel racconta il rapporto di 3 donne con il loro seno dall'adolescenza all'età adulta, fino alla loro battaglia contro il tumore che le porterà alla mastectomia. E quindi a dire addio alle loro tette "vere" (La storia delle mie tette, Edizioni BD, 20 euro). Ma la storia di Jennifer non racconta semplicemente di malattia, sofferenza, esami e prevenzione. Parla soprattutto di quanto sia importante volerti bene, amare e rispettare il tuo corpo e la tua femminilità. Sempre. È un racconto di forza, coraggio e speranza che tocca le corde più profonde e la sensibilità di tutte le donne, dalle più giovani alle più adulte. Una storia che ha fatto breccia nel cuore di Cosmo. Ecco perché anche la redazione ha deciso di raccontare e condividere le sue "storie di tette" per fare un focus sul tema e sensibilizzare tutte le ragazze a prendersi cura di sé nel mese della prevenzione del tumore al seno. Eccole.

Le "storie di tette" di noi di Cosmo

«Ho una terza abbondante e il mio rapporto con il seno è sempre stato terribile. Da ragazzina mi ritrovavo a fare i conti con gli sguardi e i commenti dei ragazzi più grandi. Passavo le ore a piangere di nascosto perché mi sentivo quasi violata dalle loro occhiate. E crescendo, le cose sono peggiorate. Avevo scoperto che online vendevano delle fasce che appiattivano il seno e così, presa dall'entusiasmo, ne ho ordinate due, di colori diversi, da poter cambiare sotto gli abiti, finché un giorno mia mamma mi ha scoperto e ho dovuto mettere un punto alla cosa. Il mio rapporto con gli uomini non è facile e quando ho rapporti non scopro mai del tutto il seno perché provo vergogna per qualcosa che invece i ragazzi amano alla follia. È incredibile quanto le nostre insicurezze possano influenzare la nostra vita in negativo». Ylenia Puglia, fashion stylist

«Ammetto che il mio sogno è un seno della misura di una coppa di champagne: grande il giusto, rotondo e che non senta mai la forza di gravità. E soprattutto elegante. Ho sempre desiderato poter mettere quei meravigliosi reggiseni in tulle, ma purtroppo mi porto in giro fin dalla giovane età una quarta piena (il primo reggiseno che ho comprato a 12 anni era una terza: ero già segnata). Che io sia magra o grassa non importa, perché la coppa non cambia. Ma la cosa importante è che so di essere fortunata, perché è un seno sano. E ho imparato recentemente che è l'unica cosa di cui bisogna preoccuparsi davvero». Emanuela Ghislotti, Fashion & Travel

«Ho una seconda di reggiseno che mi è sempre andata bene così com'è: è una taglia "comoda" che si adatta bene al mio stile di abbigliamento e alla passione per lo sport che ho sempre coltivato. Non mi sentirei a mio agio se avessi un seno abbondante anche perché sono piccolina e mi sembrerebbe un po' sproporzionato. D'altra parte, se qualche volta mi viene voglia di sfoggiare una scollatura più generosa del solito basta un push-up... et voilà!». Elisabetta Ferrari, Social Media Manager

«Ho due ricordi indelebili legati alle mie tette. Il primo reggiseno a 14 anni: un'inutile prima misura che non sosteneva un bel niente, ma aveva una deliziosa fragolina rossa proprio al centro che mi faceva sentire più grande e più donna. E tanto mi bastava. Il secondo ricordo? La mia prima mammografia a 40 anni: paura, ansia, il disagio della nudità e di una macchina "fredda" che mi strizzava proprio lì. Ma dovevo farla e continuerò a farla. Per me la femminilità è una fragolina rossa sulla lingerie, ma è anche cura e rispetto per me stessa e per il mio corpo». Paola Oriunno, giornalista freelance

«Che rapporto ho con il mio seno? Diciamo che se dovessi scegliere uno stato di Facebook sarebbe relazione complicata. Durante tutta l'adolescenza ho vissuto davvero male la mia quinta e ho sempre sognato di averlo piccolo e comodo. Mi sono sentita fare le domande più assurde in merito al mio davanzale, quella che preferisco è: "Ma come fai a dormire a pancia in giù? Non soffochi?". Mia madre mi ha sempre spiegato con tanto amore che un domani ne sarei stata felice, ma nonostante ciò ho anche valutato di farlo ridurre, fino a quando ho semplicemente accettato di essere una maggiorata (o tettona come mi sono sentita dire più volte in maniera poco carina). Ho iniziato ad amarmi e a valorizzarmi. Le mie tette mi hanno dato una lezione di vita: amati perché sei bella così come sei! A 30 anni mi sento finalmente pronta a cambiare il mio status di Fb». Valentina Sorrenti, beauty editor

«Il mio seno è un tipo libero, che detesta le costrizioni (del reggiseno. Non sono mai riuscita a portarlo...). È uno vero, che non bara e non millanta: niente push-up dunque, ma nemmeno pesciolini in silicone, coppe adesive, imbottiture tattiche e impalcature da cantiere. È quello che è, non si nasconde. È sicuro di sé e adora stare all'aria aperta. Al contempo è un tipo presente. Se è il caso, sa farsi notare dalla scollatura quel tanto che basta ad attirare qualche sguardo. Non è un tipo per tutti, però. Più che il Bradley Cooper dei seni, è un Vincent Cassel: imperfetto e di carattere. Il mio seno è il fidanzato perfetto. E io non voglio perderlo»Sara Fiandri, caposervizio fashion

«Ho desiderato tutta la vita essere donna e il seno per me era il punto d'arrivo. Io il mio me lo sono scelto e pagato. Per tanti anni ho vissuto senza e quando ho decisodi cambiare sesso la meta prefissata era quella di avere due enormi tette. Quasi una quarta. Ricordo ancora la prima volta che ho tolto le bende: lo stupore, l'emozione... Ho pianto. Uno dei più bei ricordi è quando ho comprato il primo reggiseno in un piccolo negozio in centro: mi sentivo un'adolescente, sono rinata per la seconda volta. Ora porto le mie tette con orgoglio e un tocco di vezzosa vanità e quando lo sguardo di un uomo cade sul mio seno (e cade, eccome se cade!), un sorriso soddisfatto si dipinge sul mio viso». Stella Carta, fashion stylist

«Mi è sempre piaciuto. Una seconda "ristretta", molto elegante, una bella forma a mela: stava bene in ogni situazione. Poi è arrivato l'intruso: non me l'aspettavo proprio (ma chi se lo aspetta poi?). Prima una quadrantectomia, poi una mastectomia... E la decisione di fare un upgrade di taglia, non so bene perché. Forse perché avevo una seconda occasione per provare qualcosa che non avevo mai provato. Sono diventata (e sono tutt'ora) una terza. Quella della malattia non è diventata un'ossessione, anche se la recidiva mi ha dato un brutto colpo. Ma ora è solo una piccola cicatrice in più. Qualche giorno fa ero in piscina con le mie amiche del cuore. La prima cosa che mi hanno detto è stata: "Certo che hai proprio delle belle tette che stanno su!". E per forza, una è finta e l'altra ha una protesi! Meglio piccole o abbondanti? Avendo provato le due versioni, dico che piccolo è davvero chic. Ma alla fine l'importante è che sia sano. Prevenite, ragazze, prevenite!». Stefania Sperzani, caporedattore attualità

LA CAMPAGNA AIRC

Anche quest'anno The Estée Lauder Companies Italia sarà al fianco di Airc, Associtzione Italiana per la Ricerca sul Cancro, che da oltre 50 anni sostiene circa 5 mila ricercatori italiani finanziando i migliori progetti di ricerca oncologica per rendere il cancro sempre più curabile. Cosa fare per dare una mano? puoi acquistare alcuni marchi iconici del gruppo Estée Lauder (Aveda, Bumble & Bumble, Clinique, Darphin, Estée Lauder e La Mer): per ogni prodotto venduto in ottobre saranno devoluti 5 euro alla ricerca Airc (per conoscere i prodotti che partecipano alla campagna: www.airc.it).

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