Olivia Wilde è sulla cresta dell’onda e il pubblico l’ammira per il suo talento recitativo e per la sua umanità.

Ma in passato anche lei si è trovata di fronte ad alcuni ostacoli, che ha aggirato in modo intelligente.

«Da bionda mi sembrava di non essere presa in considerazione per ruoli di spessore. Credo che la gente mi vedesse come una bella ragazza, ma non come una donna brillante. Da quando ho cominciato a tingermi i capelli di scuro, invece, tutto è cambiato. Le bionde sono spesso sottovalutate», precisa al giornale Vanity Fair la protagonista di «Lei», nei cinema italiani dal 13 marzo.

Per la Wilde il 2014 è cominciato con il piede giusto: Forbes l’ha inserita nella lista dei 30enni che cambieranno il mondo e lei ha co-fondato Conscious Commerce, organizzazione che sostiene le aziende nei Paesi in via di sviluppo permettendole così di coltivare la sua passione per i diritti umani.

«Se sono un’attivista lo devo ai miei genitori. Cerco anche l’ispirazione in persone che dedicano la loro vita a cambiare il mondo. Come la cambogiana Somaly Mam, che si batte contro lo sfruttamento delle donne e che come ha ha fatto parte del progetto umanitario Half the Sky».

Nonostante gli alti ideali, anche la Wilde ha un approccio frivolo alla vita mimando così molte delle sue colleghe dello showbiz. Nel 2013 è stata testimonial per il brand di cosmetici Revlon che le ha riportato alla mente alcuni ricordi adolescenziali e diversi passi falsi nei cambi di look.

«Quando ero giovane ho cercato di farmi le sopracciglia come Kate Moss, ma non ha funzionato! Un’altra volta mi sono tinta i capelli di castano scuro per un film e sono diventati di un verde melmoso con una striscia nera al centro. Non ho idea di come sia successo ma è stato tragico».

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