Adam Levine si scaglia contro il governo americano, incapace di raggiungere un accordo al suo interno.

Il cantante americano è molto preoccupato per lo shutdown ( la chiusura degli uffici pubblici) entrato in vigore proprio ieri, 1 ottobre a seguito del mancato accordo tra repubblicani e socialisti sulla riforma sanitaria.

«Penso che debbano unire quelle c***o di teste», ha dichiarato furioso in un'intervista a TMZ.

Ma il cantante non è l'unica star ad essere contrariata dalla chiusura parziale del governo federale.

Samuel L. Jackson si è lamentato con il Wall Street Journal della mancanza di bipartigianismo a Washington D.C. e di come questo si ripercuota poi sui poveri cittadini americani.

«Penso che sia una vera vergogna! I politici discutono per far perdere alla gente già nullatenente anche la dignità!», ha dichiarato l'attore.

«L'assistenza medica è essenziale per il bene dell'economia. I Repubblicani non devono permettersi di distruggere la nostra nazione solo perchè hanno perso le elezioni!».

Jackson si è insomma scagliato contro lo shutdown, definendola una misura «vergognosa e anti-americana» e ha rivelato che in molti l'hanno accusato di essere responsabile della chiusura degli uffici pubblici per il suo fermo appoggio alla politica del Presidente Barack Obama.

«Lo so che siete arrabbiati, ma non potete far pagare ad un intero Stato la vostra rabbia. È una vergogna!», ha continuato.

«Ma ancora alcune persone mi hanno accusato di essere in parte responsabile di questo disastro perchè ho sempre supportato Obama. Molti fan mi hanno insultato su Twitter per questo».

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