1. Nessuno riconosce il tuo dialetto. Lo scambieranno per un qualunque dialetto centro-meridionale. Accetterai di passare per romano, napoletano, anche umbro. La tua lingua non è alla portata di tutti, è di nicchia: è così che consolerai il tuo grosso orgoglio, tipico del ragazzo abruzzese.

2. Aggredirai per riflessi innati chi ti scambia per marchigiano. E non è per il marchigiano in sé, ma è il Baobao, l'Uomo Nero, Satana o lo Stato: un concetto di nemico necessario all'unità psico-locale.

3. Del resto, sei stato educato fin da piccolo all'odio verso il marchigiano. Saprai che è meglio un morto in casa che trovare un marchigiano dietro la porta, e che lui tira la pietra e nasconde la mano. Crescerai così con la paura di porte chiuse e pietre volanti, sovrastimerai i morti.

4. Al cinema sei ricordato in ruoli di contorno. Come il soldato bravo ragazzo un po' tonto con le pecore a casa. Sottotono rispetto alle macchiette del siculo, del veneto e del romano. Nei dialetti d'Italia resti fuori fuoco, idea vaga di gonzo campestre. Il grosso orgoglio rivendicherà celebrità dialettali come Maccio Capatonda e Aldo Biscardi, che in realtà è molisano (dirai però che il Molise era Abruzzo).

5. Deciso a riscattarti, costruisci teorie linguistiche sempre più estreme. Dai rapporti con gli extraterrestri alla migrazione di popolazioni tibetane nel IV sec. a. C. (vedi le pubblicazioni della facoltà di Abruzzesologia, attiva anche su Facebook.

6. Sostieni in ogni occasione l'inno regionale. Che è poi l'unico esistente: Vola, Vola, Vola (di Lugi Dommarco, nato a Ortona) ricollocando l'Abruzzo come terra di nostalgie cavalleresche ("ove se mi vuoi baciare ti devi prima inginocchiare") contro il più ballabile e cretino Reginella Campagnola che sostiene il deleterio gonzismo campestre (vedi il punto 4).

7. Parli una lingua consonantica come l'arabo. Il suo suono principale sarà lo "sth"(sthrumento, sthrutto, sthurm und drang). Tenderai ora e sempre a cambiare le b con le d (e "quando" con "quanto", perché il tempo pesa e il peso dura, come ti ricorda l'Abruzzo nostalgico del punto 6). Praticherai un raddoppio generoso, dirai Abbruzzo e non Abruzzo, perché l'abruzzese spreme sempre. Si pronuncia "lu mmost" e non il mosto.

8. Se sei abruzzese di montagna tendi a ululare. Prendi per esempio l'articolo "ju" aquilano: ju Gran Sassu, ju caffè. Se vieni dai promontori marini, invece, stringi i denti con parsimonia dell'aria (Chit e non Chieti). Se sei di costa allaghi la vocale (Pishcaaara), se nasci in collina zappi e raddoppi (Terramo, Terramo).

9. Saluti con affetto augurando una morte violenta. Per esempio, "cheppuozzafalusanghe" (traduzione: che tu possa emettere sangue), da utilizzare in espressioni tipo: «Giovanni, oh cheppuozzafalusanghe, sarà un anno che non ci vediamo!».

10. Hai lingua d'acciaio inox e bruschetto lavapiatti. Lo richiedono i celebri scioglilingua: "Coma sting sting sempr stang sting"(traduzione: in qualsiasi modo io stia, sempre stanco sto), "Scine ca scine ma ca' scine in tutt'" (traduzione: va bene tutto, ma ora si sta esagerando).

11. Sei convinto che le lingue straniere discendano dal tuo dialetto. A New York, un abruzzese potrà stupirsi che strade così larghe si dicano street perché nel suo dialetto street significa stretto. Potrà ripetere compiaciuto vocaboli stranieri come Station, State, Stand, che esaltati dall'articolo preferito daranno le formule: 'Stha Sthation, 'Stho Sthate, 'Stho Sthand (vedi il punto 7).

12. L'abruzzese combatte il male. Tradizionale pratica locale è il diasill, deformazione di dies irae, una forma di antica preghiera. L'abruzzese sceglie un angolo riparato e per diverso tempo maledice l'universo intero e il suo contenuto. Il diasill dev'essere in forma di canzone, con rima baciata, può essere praticato da soli o in gruppo. Secondo alcune ricerche la recita quotidiana del diasill allevia l'ipertensione e i disturbi digestivi. Perché il dialetto abruzzese non è mai un problema per l'abruzzese, tutto il resto è Marche.

Nella foto: Maccio Capatonda alias Marcello Macchia, è nato a Vasto, dunque un grosso orgoglio per tutti gli abruzzesi, insieme a Rocco Siffredi.