«Dimmi solo una cosa, c’è un colpevole?». Durante una cena, parlando di The Staircase, la nuova serie disponibile su Sky dall’8 giugno, mi è stata fatta questa domanda. Nonostante la mia nuova ossessione per il caso a cui si riferisce, l’omicidio di Kathleen Peterson del 2001, e nonostante io abbia visto sia i primi episodi disponibili, sia il documentario francese che ha fatto innamorare del caso in questione il regista Antonio Campos (Le strade del male, 2020), non ho saputo rispondere.

Ma andiamo per gradi. È il 9 dicembre 2001 quando Kathleen Peterson viene ritrovata in una pozza di sangue in fondo alle scale della sua casa a Durham, North Carolina. Il marito, lo scrittore Michael Peterson chiama i soccorsi, intimandoli di muoversi. Poi un’altra chiamata, lei non respira più. L’ambulanza arriva e nel giro di pochi minuti lui diventa il sospettato principale. L’autopsia parla di ferite multiple alla scatola cranica poco compatibili con la presunta caduta dalle scale di cui parla il marito, mentre il ritrovamento di foto compromettenti sul computer di Michael – che non riveliamo per evitare spoiler – peggiorano la sua posizione. La giuria si esprime e lo condanna all’ergastolo. Otto anni dopo, la svolta: il caso si riapre poiché pare che l’analista che aveva studiato gli schizzi di sangue sulle scale fosse stato troppo negligente. A febbraio 2017, dopo 98 mesi già scontati in carcere, costellati di ricorsi e nuove teorie sulla morte di Kathleen, Peterson presenta una dichiarazione di Alford, uno strumento giuridico statunitense con cui ci si può dichiarare non colpevole pur riconoscendo che esistono prove sufficienti per una condanna. L’omicidio di primo grado premeditato diventa omicidio colposo. Ancora oggi la domanda rimane: Kathleen è stata uccisa, o si è trattato del solito tragico incidente?

The Staircase è composto da otto episodi dalla durata di circa un’ora e vanta un cast d’eccellenza: a Colin Firth è stata affidata la contorta figura di Michael, a tratti marito tenero, altre volte astuto giocatore, mentre il ruolo di Kathleen spetta a Toni Collette che riesce a trasmettere tutta la sofferenza interna di una donna continuando a mostrare un bellissimo sorriso. Si aggiunge poi la lunga lista di figli, interpretati da Patrick Schwarzenegger, Dane DeHaan, Odessa Young, Olivia DeJonge, Hannah Pniewski e Sophia Turner (The Game of Thrones). La loro presenza apre a una visione inedita del filone crime in cui spesso si tende a dimenticare che una sentenza non ricade solo sull’imputato ma anche su tutta la sua famiglia. E invece The Staircase non abbandona i cinque figli, ma racconta il dolore che un gruppo di ventenni può provare nel perdere la madre e al tempo stesso vedere il padre accusato del suo omicidio.

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Sky
Da The Staircase, su Sky

Tornando a quella domanda iniziale, la necessità che abbiamo innata di mettere ordine al caos ci spinge a iniziare una serie sapendo che avremo prima o poi un finale a dare senso a tutto quello che stiamo vedendo. Questo bisogno diventa insaziabile quando si parla di delitti, soprattutto se realmente accaduti, soprattutto se irrisolti (chi ha visto la splendida Mindhunter ne sa già qualcosa). Insomma, se volete guardare The Staircase solo per conoscere il mistero dietro la morte di Kathleen e avere delle risposte, vi conviene fermarvi subito.

A differenza del documentario di Netflix, realizzato nel 2004 con le testimonianze e il racconto dell’intera famiglia Peterson, la nuova serie non prendere alcuna posizione. È Colin Firth in prima persona ad ammettere di non aver ancora risolto l’enigma, eppure, siamo spinti a prendere tutto quello che vediamo per verità assoluta, giustificato dalla dicitura che è based on a true story. La scenografia ricrea gli stessi spazi della realtà, i dialoghi di Michael con la polizia sono davvero gli originali, e la recitazione rispecchia i comportamenti della famiglia Peterson. Poi le strade aperte, le possibilità che ci vengono offerte per attraversarle tutte, come nel primo episodio quando si vede Kathleen spesso ubriaca scivolare proprio su quelle scale che le saranno fatali e scoprire puntata dopo puntata quanto Michael sia abituato a mentire.

Anche per questo, per confonderci dandoci comunque tutti gli elementi, le linee temporali sono intrecciate:con un solo movimento di camera passiamo dal presente delle indagini al passato della vita di coppia, per poi saltare al futuro, al 2017, quando Michael, accanto a una nuova donna, si prepara per andare in tribunale. Con una narrazione che avviene dentro o nei dintorni della loro casa, soprattutto ai piedi di quelle scale che restano comunque l'unico punto fermo di tutta la storia.