C'è chi lo descrive come il cocktail perfetto di «alta società, moda e reali» e non perde un'edizione da decenni. E chi dello sfoggio di cappelli bizzarri, abiti chic e facce sconvolte dai risultati delle corse dei cavalli, veri protagonisti dell'evento, non capisce il senso, né l'appeal. Come ogni anno, puntuale nel calendario di eventi glamour che punteggiano l'anno della società britannica che conta, è tornato il Royal Ascot. Quest'anno la kermesse (si tiene dal 20 al 24 giugno) deve fare a meno di una delle sue fan più accanite, ovvero la regina Elisabetta, la cui più grande passione erano proprio i cavalli. Ad aprire la stagione 2023 è stato il figlio Carlo, nuovo sovrano, con accanto la moglie Camilla, che ha già regalato facce memorabili per i risultati delle corse. I fan rimangono in attesa dei principi del Galles Kate e William, che di solito regalano il loro passaggio in uno dei giorni dell'evento (ma a sorpresa, senza annunciarlo prima).
Ascot, in realtà, è molto di più che un evento ippico. È un'istituzione, l'affermazione di uno status. Assistere alle corse nel giorno in cui è presente un membro senior della famiglia reale è un privilegio da oltre 300 anni, anche se ci si trova a distanza dal royal box in cui, binocoli alla mano, i Windsor assistono con grande partecipazione alle gare. Nato nel 1711 per volontà della regina Anna, prima a vedere in quell'aerea del Berkshire un luogo potenzialmente perfetto per le corse più scenografiche del Paese, nel 1752 l'evento è diventato l'oggetto del desiderio di decine di nobili e aristocratici, pronti a lasciare Londra per avventurarsi nella campagna inglese armati di cilindro e bastone. Per anni si è trattato di un appuntamento elitario, a cui, ad esempio, i divorziati non potevano accedere per alcun motivo. Solo negli anni Cinquanta l'adesione a questa regola si è rilassata, permettendo a persone di ceto e provenienza differente di accedere alle corse senza particolari discriminazioni.
Il dress code di Ascot, altro elemento riconoscibilissimo dell'evento, è una cosa seria. A oggi sono stati mantenuti alcuni dei dettami originari, che prevedono cilindro e abito da giorno nero, grigio o blu scuro per gli uomini e cappellino (fascinator) per le donne. Non sono ammessi abiti corti, braccia completamente scoperte, scollature importanti e sono poco tollerati i pantaloni a meno che non si opti per un taglio particolarmente elegante, almeno per le ospiti. Negli anni, la principessa del Galles, che annualmente arriva ad Ascot accompagnata dal marito William, ha incarnato perfettamente lo stile richiesto, regalando al mondo alcuni dei suoi look eleganti più riusciti.
Tra pranzi da 2 mila sterline e biglietti d'accesso costosi, Ascot è diventato, in tre secoli, un luogo eletto di incontro con celebrità e reali. Una favola alla Bridgerton, insomma, ma in tempi moderni. E i cavalli? Ci sono e, insieme ai loro fantini, rimangono la ragion d'essere della cinque giorni di corse. Certo, non sempre riescono a conquistarsi il centro della scena, con tali concorrenti a contendersela. A vincere sono soprattutto i cappelli stratosferici indossati dalle ospiti, signature look dell'evento. Tra di loro trionfano senza dubbio quelli sfoggiati da Gertrude Schilling, regina indiscussa di Ascot a partire dagli anni Sessanta e per 30 anni, e inarrivabile musa. Persino per i reali.