Quella che apparare in seconda serata su Rai2 è Arisa, o forse dovremmo dire Rosalba, spoglia di ogni architettura e personaggio, un'artista che è anche persona, un individuo che non è solo personaggio, ma anche umana. Si presenta così, in una veste delicata: la cantante ha voluto lasciare dietro le quinte il suo ruolo da artista per raccontarsi come individuo, come persona.

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Quello che Pierluigi Diaco ha creato è stato un momento di massima autenticità, nonostante spesso questa parola possa apparire contraddittoria se relativa al mondo dello spettacolo. E l’intervista di Arisa, oggi Rosalba per tutti noi, è il racconto che ci ha fatto amare ancora di più una donna, prima ancora di un’artista, che nelle sue parole ha portato il senso di umanità, tanto estremo quanto duro. Perché la vita dona e toglie e lei, questo senso, lo ha spiegato alla perfezione.

«Fin da bambina mi hanno sempre definita “problematica” - Arisa inizia così a raccontarsi. Ho dovuto prima capire di che difficoltà si stava parlando, poi capire se quelle che per gli altri erano difficoltà, lo erano anche per me e, poi, ho iniziato a lavorare su me stessa. Sento di non essere ancora la persona che voglio. Posso fare ancora grandi passi. Non dal punto di vista fisico, ma rispetto la mia voglia di essere un essere umano aperto, felice, in grado di essere un dono per gli altri e mai un peso, mai un problema». Così, partendo dall’infanzia, da quel senso di inadeguatezza costante e incomprensibile, Arisa ha iniziato a svestirsi per lanciare un messaggio potentissimo: “Ricordatemi per quella che sono, non per quella che sembro”.

Se l’infanzia di Rosalba è sempre stata dominata da un senso di forte paura, Arisa, quella di oggi, si mostra consapevole delle proprie fragilità e così sicura della propria “normalità” da volerla condividere. E lo ha fatto con questi grandi temi:

Il senso di fede volto verso un'idea di religiosità più generica, ma non per questo meno profonda: «Ogni mattina prego. Credo nel Cosmo, nelle energie, in un qualcosa che unisce tutto».

Il senso dell'ascolto - ascoltare ed essere compresi nel profondo - così indispensabile, ma per niente messo in pratica: «La gente non ha tempo, non pretendo che le persone stiano lì ad ascoltarmi».

L’importanza dell’analisi: «Essendo “famosa”, “popolare”, la gente pensa non possa avere problemi. Diventa come se il mio disagio dovesse rimanere inferiore a quello di una persona “normale”. “Di cosa ti lamenti”, dicono. Per un periodo raccontavo le mie cose. Poi ho deciso di affidarmi all’analisi e a me stessa. Faccio terapia. Ma cerco di farlo anche da sola, parlando a me stessa ad alta voce, oppure scrivo e poi mi rileggo».

E, infine, quel breve, ma intenso racconto di una così forte inadeguatezza tanto da farla sentire sbagliata alla vita. «Ho pensato di sottrarmi alla vita - racconta Arisa a Pierluigi Diaco con voce calma, sottile - C’è stato un periodo nella mia vita dove vedevo sempre un buco nero nel dopodomani, non sapevo cosa mi sarebbe successo, mi sentivo sola e abbandonata, che nessuno mi amava. Poi dai valore alle priorità, e dici: “devo resistere”. Io spero di vivere per sempre, che la mia anima possa ricongiungersi a altre particelle e possa unirsi a un essere umano superiore».

Arisa come forse non si è mai mostrata in tv. Libera dalle classiche architetture da artista, lontana dalla sua vena fresca e giocosa che noi amiamo tantissimo, ma autentica nella sua dolcezza di essere umano. «Nella prossima vita non so come chiamerò, ma è più importante quello che vivrò come persona e non come personaggio».