Quando sua signoria dei successi seriali Shonda Rhimes nel 2018 aveva annunciato il sodalizio con Netflix su svariati progetti, il primo pensiero di chiunque conosca e ami le sue produzioni è stato: “Ok, ci regalerà show godibili e frizzanti”. In realtà la Rhimes ha fatto molto di più, sfoderando l’artiglieria pesante con prodotti come Bridgerton, che si appresta a bissare il successo della prima stagione con la seconda in arrivo a febbraio 2022. Nel 2019 l’annuncio della miniserie Inventing Anna in lavorazione aveva poi confermato il piano di conquista di Shondaland, casa di produzione e fulcro artistico dei suoi lavori.

Il tempo di Inventing Anna, infine, è arrivato. L'11 febbraio 2022, in streaming su Netflix, è atterrata (rigorosamente su un jet privato) Anna Delvey, o Anna Sorokin, o comunque la si voglia chiamare: la storia della truffatrice che per anni ha tenuto banco nella roccaforte dell’élite mondiale, ovvero Manhattan, è finalmente di tutti.

Avevamo letto le interviste della vera Anna Sorokin (non ultimo l'articolo scritto di suo pugno dal carcere per Insider), approfondito la sua storia, visto le foto di quando regnava incontrastata nei salotti mondani fingendosi ereditiera, ripercorso il suo cammino a ritroso su Instagram, dove ancora ci sono gli scatti dei tempi andati. Abbiamo ricomposto i suoi trascorsi in carcere dal 2018 al 2021, persino analizzato il motivo della fascinazione che personaggi disonesti come questo (e come quello di Elizabeth Holmes, collega truffatrice della Silicon Valley) hanno sull’opinione pubblica. Ci mancava un pezzo, ovvero entrare nella sua testa, e quel pezzo ce lo ha regalato Shonda.

Inventing Anna: una storia di rivalsa sociale e disonestà

La cosa fondamentale per uno show come Inventing Anna è non lasciarsi ingannare: dalla protagonista in primo luogo e poi dal primo episodio, che ci lancia diretti nel 2018 nell’aula di tribunale dove Anna Sorokin, o Delvey, sta scoprendo il suo destino giudiziario. Il pilot ci rimbalza, a ritmi da Grande Mela, nella redazione del Manhattan Magazine insieme a Vivian (Anna Chlumsky), che si è incaponita sul caso di Anna e vuole assicurarsi l’esclusiva della storia per rilanciare la sua carriera nel giornalismo.

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NICOLE RIVELLI/NETFLIX//Netflix
Anna Chlumsky interpreta la giornalista Vivian Kent, alter ego della vera report che nel 2018 ha raccontato la storia di Anna Delvey e come stava trollando New York.

Abbiate pazienza: è pur sempre un episodio pilota di una serie che in 9 episodi di circa 1 ora ciascuno deve raccontare in modo denso ma preciso una storia articolata e complicata: si tratta non a caso di “fatti reali, eccetto per le parti che sono state completamente inventate”, come dice il disclaimer all’inizio di ogni puntata.

La serie si ispira all’articolo How an Aspiring ‘It’ Girl Tricked New York’s Party People — and its Banks, pubblicato originariamente sul New York Magazine da Jessica Pressler, di cui il personaggio di Vivian è alter ego altamente “shondizzato” (passateci il termine). La timeline della serie segue meticolosamente quella ricostruita da Pressler ai tempi del suo reportage. L'universo di Anna e i suoi passi per raggiungere la cima del gotha americano partendo praticamente dal niente sono al centro della scena, ma è anche molto interessante capire come si costruisce un'inchiesta come quella che la vera Pressler ha scritto su Anna Delvey per rivelare a tutti chi era davvero quella ragazza venuta dal nulla, viveva in hotel per mesi, strisciava carte di credito (spesso altrui) per assicurarsi i posti nei ristoranti migliori e le borse griffate, faceva vacanze glamour e costruiva un impero basato sul niente. Il bello arriva però quando sullo schermo compare lei: Julia Garner.

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DAVID GIESBRECHT/NETFLIX//Netflix
Julia Garner è una sublime Anna Delvey.

I frame dedicati al suo personaggio, interpretato con parecchia maestria dall’attrice di Ozark, cominciano ad ampliarsi e a dare soddisfazione a partire dal secondo episodio. E meno male. Da quel momento comincia il racconto a ritroso dell’ascesa di Anna Delvey, piombata dal nulla a New York e magicamente diventata il fulcro della vita sociale della città. Figlia di un ricchissimo magnate tedesco (così diceva), avrebbe sbloccato un fondo mastodontico a 25 anni (così diceva), sognava di aprire una sorta di club artistico simile alla Soho House (questa, forse, è l’unica cosa vera). La sua storia viene raccontata attraverso la voce di alcuni degli amici degli anni della ribalta, in particolare da Neff (interpretata da Alexis Floyd), la stessa che, nel 2018, ha aiutato la Pressler a ricostruire la fitta timeline dell’ascesa di Delvey.

Il presente della serie è quello di Anna in carcere nel 2018, quando decide di andare a processo e di non patteggiare, convinta com’è della veridicità della sua storia e della sua posizione. Anna è un personaggio sfaccettato eppure molto banale nel suo essere una narcisista incallita, desiderosa di rivalsa, bugiarda cronica: una 20-something con aspirazioni da Blair Waldarf e Serena Vanderwoodsen, ma senza famiglia agiatissima alle spalle. Anzi, i suoi genitori, nati in un villaggio russo sconosciuto e poi emigrati in Germania, non erano affatto a conoscenza delle gesta della figlia, che in prima battuta ha usato i soldi di famiglia per gettare le fondamenta del suo piano di conquista del mondo.

Il riferimento pop alla New York di Gossip Girl, in ogni caso, non è randomico, perché è proprio la stessa città, sono le stesse persone ricche della serie originale con Blake Lively che vediamo accanto ad Anna, le location in cui va a party e cene di gala le medesime, scena dopo scena. Hey, è la Grande Mela che non dorme mai, dove lo champagne scorre a fiumi e si estraggono a sorte le le carte di credito per decidere quale “figlio di” dovrà pagare la cena da Nobu.

Oggi di Anna Delvey è stato svelato quasi tutto: sappiamo che non è affatto ricca ma perfettamente in grado di mentire quando dice di esserlo, capacità che le ha permesso di agguantare senza fatica i miliardari, i banchieri, gli imprenditori di New York e convincerli di avere davanti una loro pari. Nella serie di Netflix vediamo Anna mentre fa i soldi, parla di soldi, spende i soldi di altri: per lei la ricchezza è un’ossessione, un desiderio e, alla fine, un piano riuscito. La vediamo arrivare in tribunale per scoprire il suo destino con look sempre nuovi, creando quello che è, a tutti gli effetti, un nuovo trend fashion tra le sbarre. Lo stile di Shonda e del suo team - dialoghi veloci, montaggio frenetico, scenografie bellissime, fotografia brillante e colori accesi, personaggi sopra le righe e dalla mimica facciale decisa, alla Scandal, per intenderci - si affaccia prepotente mentre i 4 anni di vita favolosa vissuti da questa ereditiera fake scorrono a ritmi forsennati.

Perché Inventing Anna è una serie da vedere

Ci è piaciuto (tanto) il ritmo di montaggio e scrittura, complice anche una buona soundtrack che sostiene personaggi ben caratterizzati. Julia Garner è sublime: non è il tipo che firma contratti solo per comparire in tv o allungare la lista di progetti sulla sua pagina di IMDB, e con Ozark aveva già dato prova di voler fondare una carriera in ascesa su pochi ruoli esemplari. Quello di Anna Delvey lo è davvero: proattiva e indolente, viziata e machiavellica, furba ma anche fragile. La Garner le somiglia pure parecchio, soprattutto nei frame dal carcere in cui sono stati ricostruiti minuziosamente tutti i look con la quale la vera Delvey si è presentata per ingolosire la stampa, ed è bravissima a connotarla con micro espressioni facciali, mezzi sorrisi, sussurri svenevoli e scene da vera drama queen.

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La vera Anna (che si fa ancora chiamare Delvey) è diventata famosa come desiderava: non si è pentita, ha provato a lanciare un business tra social e intrattenimento, si gode le cover dei giornali e il rinnovato entusiasmo per la sua vicenda. Ha pure guadagnato dei soldi per la cessione dei diritti della sua storia a Netflix e si è ripagata le spese legali. Oggi è di nuovo in carcere, dove è tornata dopo il rilascio per buona condotta del 2021 e attende un giudizio per questioni di immigrazione in sospeso. Sta aspettando di sapere se sarà deportata in Germania ed è molto, molto incavolata: nel pezzo per Insider scritto di suo pugno a febbraio 2022 si percepisce chiaramente che Anna Sorokin è rimasta in character. E che Anna Delvey, che voleva creare una fondazione artistica e diventare una mecenate con i soldi degli altri - soldi che le avevano pure dato, a pacchi - non ha mai abbandonato il suo corpo. Anna e Shonda, che bella coppia: la loro missione è farci entrare in un loop da cui difficilmente usciremo, in una storia che ha dell'incredibile eppure è vera e perfetta come la migliore delle sceneggiature.