Arrivato in sala il 1 gennaio, distribuito da Warner Bros. Italia, il quarto capitolo della saga cyberpunk The Matrix sta dividendo gli spettatori. Matrix Resurrections segna il ritorno sul grande schermo, dopo più di vent’anni dall’inizio della loro storia, di Trinity (Carrie-Anne Moss) e Neo (Keanu Reeves). Lo abbiamo visto e vi raccontiamo perché ci ha convito, e soprattutto cosa potete aspettarvi da questo film.

Lo sguardo segnato da qualche ruga sottile, e anche qualche capello bianco, rendono ancora più affascinanti i due protagonisti, diretti questa volta solo da Lana Wachowski che aveva girato i precedenti capitoli insieme alla sorella. Una scelta che sembra essere chiara anche solo guardando il film, la saga sarebbe andata avanti comunque, quindi perché non proseguire raccontando la propria versione e, soprattutto, mettendo in chiaro dei concetti già espressi nei film precedenti, ma impossibili all’epoca da rimarcare in modo tanto esplicito?

Perché di cose ne sono cambiate parecchie, soprattutto nel mondo dell’intrattenimento, e quindi oggi si può ribadire che non è necessario ragionare per assolutismi binari, ma che il mondo può essere più fluido. Per questo esistono ancora la pillola blu e quella rossa, in grado di risvegliare l’atrofizzata coscienza umana traghettandola nel mondo reale, ma il guizzo è il modo in cui viene raccontato u simile passaggio.

Una dei nuovi personaggi inseriti nel franchise è Bugs (come Bunny), il Bianconiglio che accompagna questa volta Neo, di nuovo, nel Paese delle Meraviglie. È proprio lei che, con i suoi capelli cobalto, gli ricorda che il mondo in passato era bloccato su scelte convenzionali mentre ora le cose possono andare diversamente. Altro punto focale è lo stretto rapporto con i videogiochi, una connessione che viene ampliata in Matrix Resurrections e che diventa anche la chiave di lettura originale per il rilancio dell’intera saga.

Tra le intuizioni fondamentali nel nuovo capitolo c'è anche l'aver ammesso che trovare un nuovo Visual Effects originale sia impossibile, originale come lo fu vent’anni fa il Bullet Time che rivoluzionò il cinema e che qui, allegoricamente, viene usato contro Neo. Ma in fin dei conti non c’è bisogno di effetti speciali straordinari, non sono funzionali al racconto che Lana Wachowski ha voluto dare a questo quarto capitolo.

Utilizzando quanto già raccontato in Cloud Atlas e Sense8, la sublimazione arriva con quello che tutti noi sapevamo dall’inizio. E cioè che nessuno si salva da solo, soprattutto in una storia d’amore. Perché è questo quello che è sempre stata la storia di Matrix, dove in un crogiolo di pessimismo cosmico da fine millennio, la forza del legame fra Trinity e Neo è sempre riuscita a riemergere senza precedenti: una storia d'amore che si fonda sul rispetto e la forza reciproca, capace di far commuovere, anche solo con uno sguardo, dopo più di vent’anni.