"Non volevo più essere viva". Ed è inutile che ci giriamo intorno perché l'elefante nella stanza, ovvero le parole che più di tutte ricorderemo dell'intervista di Meghan Markle e del principe Harry con Oprah Winfrey sono proprio queste. Il confronto tra i Sussex e la regina della tv americana è andato in onda sulla CBS il 7 marzo 2021. Gli highlights sono ovunque, te li abbiamo raccontati anche noi. L'intervista completa la vedrai in chiaro su TV8 il prossimo 9 marzo in prima serata.

Tutti si aspettavano di scoprire gossip e retroscena della vicenda royal più calda degli ultimi 20 anni. Ma più che gossip, i Duchi di Sussex hanno provato a spiegare la loro versione dell'addio, raccontando il punto di non ritorno: Meghan Markle che, incinta di Archie e portata allo stremo dagli attacchi della stampa britannica da un lato e il mancato sostegno della famiglia reale dall'altro, pensa al suicidio.

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Non volevo più essere viva. E mi vergognavo davvero tanto di dirlo, ai tempi, mi vergognavo di dirlo a Harry, specialmente perché sapevo quanto aveva già perso in passato.

I pareri su questa intervista possono essere tantissimi. Le simpatie, le antipatie, le cose che sappiamo sulla famiglia reale britannica possono influenzare la visione di questo confronto. Ma davvero possiamo ignorare queste parole? Davvero possiamo credere che siano finte, recitate, inventate di sana pianta per farsi compatire? Sarebbe ingiusto e, fino a prova contraria, anche sbagliato.

A Oprah, Meghan Markle ha detto che ha sentito che quei pensieri di morte la stavano quasi "cullando".

Era un pensiero davvero chiaro, reale, spaventoso e costante.

Ha anche aggiunto, per collegarsi al motivo dell'intervista, di essere andata dallo staff che cura la comunicazione e gli affari reali per conto dei membri senior a chiedere aiuto. Si è sentita rispondere che nessuno poteva fare nulla per lei, pur vedendola stare male, perché "non sarebbe stato un bene per la monarchia". Ha detto di non poter far nulla da sola, senza tecnicamente chiederne il permesso: sì, anche quello di farsi curare.

Nel 2018, Meghan Markle incinta di Archie ha partecipato a un evento ufficiale contro il parere di Harry, pur di non rimanere a casa da sola e per paura di ciò che avrebbe potuto fare.

Non era solo un'idea astratta. Era metodica e costante.

Quando il principe Harry ha saputo a che punto di non ritorno si trovava la moglie, lui che è stato in terapia e si è ritrovato a un passo dal mental breakdown parecchie volte, ha deciso di prendere la situazione in mano. E di mollare la famiglia reale, di portare via Meghan Markle e il piccolo Archie e di costruire una nuova vita con loro, lontano. Ma questa storia la sai già, no?

Meghan ha detto che se non lo avesse detto ad alta voce, ai tempi, non sarebbe finita bene. E che oggi, se ancora una volta apre l'argomento pubblicamente (come ha fatto anche per l'aborto spontaneo che ha avuto nel 2020), lo fa perché certe cose non vanno taciute. Perché parlare ti può salvare.

In un pezzo dell'intervista Meghan ha detto di essere stata silenziata mentre era un senior royals perché il suo malessere era troppo invadente, troppo "sbagliato" per poter entrare nella narrativa della famiglia reale. Per alleggerire l'atmosfera ha anche detto a Oprah che, dopo aver riguardato La Sirenetta della Disney si è un po' sentita Ariel che, pur di avere il suo principe, ha dovuto dare in cambio la sua voce.

La Duchessa di Sussex ha detto di essere arrivata al punto di snaturare se stessa tanto da arrivare a pensare al suicidio perché non solo nessuno voleva sentire la sua voce, ma ai piani alti della Firm nessuno ha pensato di dirle cosa doveva fare e come doveva comportarsi una volta entrata nella famiglia. Pur senza una guida, Meghan però non poteva sbagliare. E proprio questo gap tra ciò che avrebbe dovuto essere e ciò che non era per inesperienza, a detta della Duchessa di Sussex, l'ha portata a sentirsi "in colpa per il solo fatto di respirare".

Non c'è ancora contraddittorio a quanto hanno detto il principe Harry e Meghan Markle durante l'intervista sulla CBS con Oprah. Nel senso che si aspettano conferme, smentite o commenti da Buckingham Palace anche nei confronti delle accuse di razzismo che sia Meghan che Harry hanno lanciato parlando delle conversazioni sul possibile colore della pelle del piccolo Archie prima della sua nascita. Su Twitter impazzano le illazioni su chi possa essere stato tanto indelicato dall'aprire un discorso del genere e in tanti stanno puntando tutto sul principe Carlo e il principe William insieme alle mogli Camilla Duchessa di Cornovaglia e Kate Middleton.

Sono però, appunto, solo congetture. Senza una risposta ufficiale abbiamo solo la versione di Harry e Meghan, che in alcuni punti rimane un po' vaga (la storia del matrimonio nel giardino della loro casa tre giorni prima di quello ufficiale è dolcissima, ma in tanti dicono che non fosse legale, ma solo simbolico. E che l'abbiano detto solo a "fini televisivi").

Ciò che resta dell'intervista però sono dei riferimenti molto importanti al benessere mentale. Di Meghan Markle, in questo caso, del principe Harry (che ha detto di essersi "sentito in trappola" per buona parte della sua vita) di riflesso. Il loro sentimento però potrebbe essere quello di chiunque chieda aiuto senza ottenerlo. Veder minimizzato il proprio malessere in funzione di un'istituzione, di uno schema che deve andare così e basta (parliamo della monarchia, ovviamente, ma prova a pensarlo in piccolo: a un contesto familiare, ad esempio), quel malessere lo acuisce.

Per questo non possiamo e non vogliamo ignorare in particolare questo pezzo dell'intervista dei Sussex con Oprah: perché apre un dibattito su questioni che potrebbero essere rilevanti per tutti. Universali, sempre valide, importanti non solo per portare avanti uno spettacolo e fare audience (anche se drammatico in certi punti, questo è stato l'intento di Oprah: fare uno show, appunto) ma anche per accendere i riflettori su quanto davvero ci deve lasciare questa storia di Harry e Meghan: non soltanto un gossip effimero su persone troppo lontane da noi per poterle capire, ma il racconto che potrebbe essere di qualunque essere umano che si è ritrovato a combattere contro la depressione.

Vogliamo davvero ridurre tutto a mero gossip? Ci rifiutiamo di farlo, perché non lo è.