Qualche tempo fa il New York Times ha definito la voce di Kat Cunning "sultry", ovvero "calda e sensuale". L'artista, che in prima battuta è attore, ballerin*, è un* cantante talentuosa che non sapeva neanche di esserlo: ha pubblicato il suo nuovo singolo Supernova ad agosto 2020 e non sono passati inosservati altri due singoli che ti consigliamo di mettere subito in playlist, King of Shadow e Birds. Sono ballate semplici e dolcissime che ti acchiappano subito il cuore e ti portano in altre dimensioni, quelle in cui l'amore travolge con la sua forza e abbatte stereotipi maschiocentrici legati a principi, astronauti e cavalieri (cit.).

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Kat, come accade per le migliori storie, da bambin* non aveva mai immaginato che la sua voce potesse portarla verso un orizzonte di successo. Tutto all'inizio era legato alla danza, al pianoforte e alla passione per la musica classica che i suoi genitori, statunitensi ma di origine greca, avevano instillato in l** fin da piccin*. I primi passi, dunque, sono stati quelli di un* ballerin*.

Il destino, poi, inaspettatamente l'ha portata sulla strada della recitazione e su quella del cantautorato, che si è aperta come uno stargate quando nel 2014, per un lavoro in cui era richiesto oltre alla danza anche il canto, aveva colpito dritto al cuore il pubblico con una voce da "siren* indie" [NdR. definizione del New York Times]. A proposito Kat Cunning ha detto: "Nessuno in vita mia mi aveva mai detto che potevo cantare, o che avrei dovuto".

Qui se vuoi puoi sentirla in una sua versione di Jealous Guy di John Lennon, in occasione del ricordo del giorno in cui il cantante dei Beatles avrebbe compiuto 80 anni:

Kat Cunning, queer e attivista per cui ogni asterisco è una stella che splende

Abbiamo deciso di partire così, dal suo ultimo step in musica, per raccontarti chi è Kat Cunning. Di inizi, però, ce ne potrebbero essere molti, anche per il solo fatto che un disclaimer linguistico è importante: Kat Cunning tiene lontane le etichette di genere e sessualità, bandisce il pronome "lei" e si definisce queer. Quando ci chiacchieri in inglese, come abbiamo fatto noi collegandoci su Zoom per creare la linea diretta Milano-Los Angeles, sai che devi utilizzare termini che neutralizzino ogni incasellamento: con "you" bypassi il problema del pronome, che in questi casi è "they", e quando parli della sua carriera, è meglio usare "actor" invece di "actress". Anche in italiano stiamo imparando a usare o gli asterischi o lo schwa per creare una lingua più inclusiva: è un processo che va curato ogni giorno, con mente aperta e disposta a capire che oltre il nostro universo ce ne sono molti altri e tutti hanno pari dignità di esistenza. Si sbaglia, si ci corregge, si va avanti. E ci si chiede, come me che sto scrivendo, come fare quando non vuoi dare genere alla parola "attore": usi "attore", attr*c* o altro?

Kat Cunning, da attivista queer che ogni giorno si impegna in una missione che ampia gli orizzonti, ci ha detto:

"A volte ti esaurisce spiegarlo alle persone, quando per esempio con me usano il "lei", per identificarmi come una donna. So, però, che devo essere comprensiva, perché è una cosa completamente nuova per tante persone. All’inizio mi infastidiva questo discorso che non capissero, però poi ho cominciato a trovare una strada per spiegare. Cerco sempre di essere gentile nel fare capire alle persone che non tutte le cose devono avere un genere imposto".

Abbiamo chiesto a Kat se avesse elaborato un modo per rimbalzare le persone che si rivolgono a l** con etichette di genere:

"Ho creato un sistema di approccio alle persone: tento di sondarle, e poi è come se facessi partire un allarme. Sbagliano, ma perché a volte proprio non ce la fanno. Devo ripetere la questione almeno tre volte. Tento di allenarli come fosse un training, fino a quando rispondono e capiscono, o almeno sembrano sulla buona strada. L'idea è: se sei confuso, lavora per la giusta parola. Generalmente la tendenza comune è quella di genderizzare ma non si capisce perché si debba farlo a ogni costo: non è necessario, non serve a nulla se non a fare impazzire tutti quelli che si definiscono non-binary. Dobbiamo avere delle conversazioni costruttive e comunicare, ed essere ben disposti con le persone".

Non si è fermat* e ci ha raccontato come anche con sua madre le cose non siano andate subito lisce, quando per la prima volta le ha detto "Sai mamma, devo dirti una cosa":

"Anche mia madre fa fatica a capire cosa significa. Tant’è che quando glielo spiego mi dice 'Allora sei trans?'. 'No, non proprio, mamma', e io cerco di spiegarglielo [NdR. Kat ride]. Vorrei che piuttosto si capisse che è più importante chiedere alle persone se si sentono amate da qualcuno. L’amore non deve avere a che fare con una categorizzazione".

Questo, dunque, vale come approccio di Kat Cunning a se stessa, alla vita, alle persone: cammina dritta e non si volta, con dolcezza e tenacia.

Kat Cunning, il suo lavoro per Trinkets (Netflix) e The Deuce (HBO)

Kat Cunning, poi, ha una vita parallela nella recitazione. È successo che la sua carriera nella recitazione si incrociasse come per magia alla sua vita reale. A agosto 2020 su Netflix è atterrata la seconda stagione della serie tv Trinkets, un teen drama basato sul romanzo di Kirsten Smith che racconta la storia di tre ragazze che hanno lo stesso problema, il debole patologico per il taccheggio. Si incontrano a un gruppo di sostegno per i taccheggiatori anonimi e lì imparano a conoscersi meglio. In questa produzione Kat Cunning recita le parti di un* artista queer e porta sul palco la sua voce e le sue canzoni. Noi di Cosmo abbiamo chiesto a l** cosa l* accomunasse con la protagonista Sabine della serie tv:

"Ce ne sono molto molti. L** è dell’Oregon, dove sono cresciuta io, è queer, è un* musicista. Io è come se fossi la versione di Sabine ma nella vita vera. Per me è stato importante anche utilizzare la mia musica. Di solito questi personaggi sono costruiti su stereotipi e meno su quello che sono davvero nella realtà. Per questo all'inizio pensavo che non mi avrebbero scelto".

C'è comunque una differenza che ci ha tenuto a sottolineare:

"Sabine è un* piuttosto egoista, un* che se frega di quello che pensano gli altri, mentre io comunque ascolto, valuto quello che gli altri possono pensare, mi interesso alle persone".

Oltre a recitare in Trinkets, Kat Cunning ha lavorato in The Deuce al fianco di James Franco, la produzione HBO che racconta della malavita, tra giri di prostituzione e droga, nella New York degli anni 70. Sulla recitazione ha sempre avuto un debole e per una buonissima ragione:

"Amo recitare perché puoi scomparire in altri personaggi, che non sono te. È come se tu non ci fossi più e puoi capire come funziona vivere la vita di un altro. È, però, molto impersonale, perché non hai nessuno davanti se non la telecamera".

Ed è qui che la musica ha cominciato ad acquisire un valore per Kat Cunning che ha fatto da supporter per il tour di LP negli Stati Uniti "Io vivo per le esperienze che ho sul palco e il contatto che ho con la gente e l'energia che mi dà".

L'abbiamo fatta parlare anche del suo ultimo singolo Supernova, che come vale per altre delle sue canzoni, parla di amore, di perdita, di dolore, ma anche di capacità di andare oltre, dopo essersi leccati le ferite di un cuore rotto e avere fatto di tutto perché non accadesse:

"Ho scritto questa canzone in tipo 15 minuti in un giorno in cui stavo scrollando tra i messaggi e lei mi ignorava. Il sentimento che ha guidato questa canzone è quello che mi avrebbe fatto scrivere una lettera a lei: che faccio per provare a salvare la situazione? Le parole della canzone sono una dichiarazione di quello che avrei voluto fare per lei, ripulendo tutto da quelle immagini indotte dagli stereotipi maschili, come essere il suo principe o il suo cavaliere".

La canzone infatti comincia così ♪I'll be your rough rider, I'll be your prince /And I'll be your astronaut in the abyss♫.

Per chiudere in bellezza sulla storia di Kat Cunning, ti diciamo che fa di cognome Zorographos, che in greco significa "pittore". Abbiamo chiesto l** qualcosa sulla sua famiglia: "Negli anni 20 del 900 mio nonno è arrivato in Oregon dalla Grecia e ha aperto un negozio di dolci, era un chocolate maker". Tutto torna: come le candies, anche Kat Cunning è fatta di dolcezza, colori esplosivi e una carica pop tutta da scoprire. Sul suo futuro ha poche parole:

"Voglio essere uno sballo per tutti, voglio fare divertire la gente e portare gioia".

Con noi di Cosmo ci è riuscita benissimo.

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