Le Paralimpiadi hanno una storia molto affascinante e c'è una "ragazza magica", Bebe Vio, che sa benissimo come raccontartela. Il 26 agosto 2020 arriva su Netflix il documentario Rising Phoenix e tra gli atleti protagonisti c'è la schermidrice italiana e classe 1997 che ha iniziato a 5 anni e dal 2011 ha visto i più importanti tornei in sedia a rotelle, fino a conquistare ben 38 medaglie d’oro. Noi siamo già sintonizzate, anche perché la produzione arriva nell'anno in cui a Tokyo si sarebbero tenuti i Giochi, che però sono stati rimandati al 2021 a causa dell'emergenza Covid 19.

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Bebe Vio, protagonista di Rising Phoenix, il documentario di Netflix sulle Paralimpiadi

Bebe Vio negli anni abbiamo imparato a seguirla e amarla, per le sue vittorie, per l'energia che sprigiona da ogni poro, per l'ironia divertente delle sue immagini su Instagram e pure per la sua foto con Barack Obama.

Tra un momento con gli amici e un altro in palestra a allenarsi, ora è tempo di rivederla in Rising Phoenix nei panni della campionessa che svela i segreti di un successo per cui a ogni colpo di scherma salti sulla sedia e speri che il punto sia suo. Un po' perché ha una forza aliena e indomita, un po' perché vederla muoversi con la sua abilità fa pensare che nulla è impossibile e che possiamo andare oltre a dei limiti, se proviamo a guardarli con una prospettiva diversa. E, sì, è una che fa capire che i momenti di sconforto puoi averli, e puoi superarli. Come ha raccontato in un'intervista a Che tempo che fa nel 2019. Siamo quindi molto curiose di quello che dirà e del suo contributo nel documentario.

Rising Poenix con Bebe Vio, cosa racconta il documentario delle Paralimpiadi

Insieme a lei in Rising Phoenix su Netflix ci saranno altri 9 atleti paralimpici che vengono da tutto il mondo e che come lei hanno conquistato podi: Ellie Cole, nuotatrice australiana, Jean-Baptiste Alaize, atleta francese di salto in lungo e sprint, Matt Stutzman, arciere statunitense, Jonnie Peacock, corridore inglese, Cui Zhe, sollevatrice di pesi cinese, Ryley Batt, giocatore australiano di rugby su sedia a rotelle, Ntando Mahlangu, velocista sudafricano, Tatyana McFadden, fondista e biatleta statunitense.

La loro, e quella dei Giochi Paralimpici, è una storia che non sempre è stata sotto i riflettori, ma questo documentario fa capire quanto ci sia bisogno di cambiare le carte in tavola e inserire nelle narrazioni che sentiamo ogni giorno vicende e personaggi che hanno la forza di ispirarci e di farci dubitare di tutto quello che davamo per scontato.

Accanto ai loro interventi ci saranno quelli di chi si è occupato dell'organizzazione, come Sir Philip Craven, Presidente del Comitato Paralimpico Internazionale (2001-2019), e Xavi Gonzalez, ex Amministratore Delegato del Comitato Paralimpico Internazionale (CPI). E anche di chi, come Eva Loeffler, ha dato un contributo perché queste manifestazioni sportive esistessero. Eva, infatti, è la figlia del dottor Ludwig Guttmann, neurochirurgo e neurologo, che ha fondato il più grande ospedale per lesioni spinali in Europa (Stoke Mandeville, Buckinghamshire, UK). Su sua spinta nel 1948 sono nati i primi Giochi per disabili come metodo di riabilitazione, quelli che poi hanno rappresentato l'ispirazione per i primi Giochi Paralimpici ufficiali, che si svolsero a Roma nel 1960.

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