C'era una volta il tipo ideale, una sorta di immagine mentale che si forma sin da bambini: ha i capelli e gli occhi di un certo colore, un carattere che è sempre "spigliato, interessante e deve farmi ridere" perché così le commedie romantiche ci ha suggerito essere il partner perfetto. Cresciamo, definiamo gusti e aspettative, ampliamo il bacino di conoscenze anche grazie alle app di dating e, quando ci piace qualcuno, ripetiamo spesso schemi già visti, sempre alla ricerca di quel tipo ideale ormai interiorizzato. Magari ha caratteristiche fisiche precise, oppure un modo di fare particolare. Alcune volte è un artista creativo, altre una persona assertiva e sicura di sé: insomma, "avere un tipo" significa proprio questo, no? Solo che poi questo schema si rivela spesso sbagliato, non porta a nulla di buono, il tipo ideale non è così perfetto (per noi) e ce ne lamentiamo, per poi tornare al punto di partenza: il nostro tipo. Ecco svelati i meccanismi del groundhogging.

Insieme al negging (quando qualcuno ci fa critiche velate per metterci in posizione di inferiorità), ai temutissimi ghosting e benching e a tutte le pratiche più o meno tossiche - a volte anche abusive, come l'upskirting - che definiscono le relazioni di oggi con un glossario fornitissimo, questo groundhogging ci racconta una delle abitudini forse più interiorizzate di tutte, che per altro si ripete come un ciclo perenne.

Cosa significa groundhogging

Il termine arriva dal classicone cinematografico del 1993 Groundhog Day (in italiano Ricomincio da capo) con Bill Murray e Andie MacDowell. Nel film il personaggio di Murray rimane intrappolato in un loop temporale che lo porta a rivivere a ciclo continuo il Giorno della Marmotta (groundhog day vuol dire proprio questo), senza riuscire a sfuggire al tempo.

Proprio come nel film, anche nella vita vera e nelle relazioni tendiamo a ficcarci in situazioni fallimentari oppure a scegliere sempre lo stesso tipo di persona, pur sapendo che non andrà bene. Anzi, il groundhogging termine sempre con insoddisfazione, frustrazione e tristezza per non aver azzeccato nuovamente la persona con la quale uscire. Sulle app di dating questo meccanismo di concretizza in match sempre uguali, che non permettono alle persone di spaziare con caratteri o fisicità diverse.

Il ciclo del tipo ideale

Secondo una ricerca portata avanti sui suoi iscritti da InnerCircle, 3 intervistati su 4 (il 72%) hanno dichiarato di avere un tipo ideale. Da un punto di vista caratteriale, secondo questo report sul tema groundhogging, vince l'intellettuale (43% delle preferenze) ; poi arrivano l'umorista (16%) e il palestrato (all'ultimo posto della classifica, con il 13% di preferenze).

I motivi della scelta che ricade sempre sullo stesso tipo di persona, secondo gli utenti dell'app, sono legati a standard elevati (dunque si sceglie sempre la stessa tipologia per non abbassare le aspettative), ma anche al fatto che è un'opzione più sicura, un'abitudine consolidata e rassicurante. Risultato di questo pattern? InnerCircle ha fatto sapere che 4 su 5 tra gli intervistati che mettono in atto lo schema del groundhogging non sono soddisfatti. E che, puntualmente, tornano sull'app per ricominciare la ricerca.

Come si rompe questo schema?

Certo è facile tornare sui propri passi, proprio perché è un percorso rassicurante, un'abitudine che ci riporta a situazioni, schermi e persone conosciute. In più è facile convincersi che l'avere un tipo sia una propensione, un qualcosa di inscalfibile, un circuito che va avanti da solo senza che nessuno possa farci nulla. Ovviamente non è così: anche la giornata più infinita, a un certo punto, ci chiude. E Groundhog Day, il film a cui si ispira questo trend col protagonista che si trova intrappolato sempre nella stessa giornata è, appunto, solo un film.

Sembra banale, ma basta volere uscire dallo schema per farlo davvero. Il tipo ideale non esiste perché noi cambiamo, evolviamo, ci trasformiamo e così cambiano i gusti e le cose che ci piacciono. Come si fa ad avere un tipo se siamo i primi a non essere gli stessi di ieri?