Un cazzo ebreo

Un cazzo ebreo
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"Le donne non possono salvare gli uomini dalla povertà, a meno che non siano delle vecchie pervertite; solo a Jasmin hanno concesso di salvare Aladdin, ma c'è da dire che lei ha una tigre come animale domestico. Non si scherza con le tigri". Queste poche righe valgono a mio modesto avviso la lettura di Un cazzo ebreo (edito in Italia da La Nave di Teseo) - il romanzo di esordio di Katharina Volckmer (classe 1987). Katharina è una giovane tedesca, trapiantata a Londra dove lavora per un'agenzia letteraria; il suo primo romanzo è attualmente in corso di traduzione in 12 paesi ed è la cosa più dissacrantemente-erotica che potrete leggere in questo 2021 pandemico. Un romanzo intriso di una contingenza straboccante in cui i vibratori sono dipinti come: "i nuovi schiavi progettati per tenerci tutti dentro casa".

Oltre la retorica dell'autoerotismo a tutti i costi e della body-positivity (se no che femminista sei?), oltre il senso di colpa giudeo-cattolico nei confronti della chirurgia plastica e della seduzione del "patriarcato secolarizzato", oltre, forse, c'è solo la libertà di essere noi stess*.

Questo libro è un vero e proprio caso letterario (il New Yorker lo ha osannato, ma non solo...), rivoluzionario sotto molti punti di vista. A livello formale è un monologo stream of consciousness in prima persona della protagonista che, inizialmente siamo convinti parli con la sua/il suo psicanalista. Ma non siamo in un film di Woody Allen, tantomeno nella mente della joyciana Molly Bloom o in quella di Lena Dunham in Girls; a parlarci è una donna (esaurita, ok), ma una donna vera, una donna dei nostri tempi che si confessa niente di meno che... al suo chirurgo plastico. Una donna che sa "apprezzare il significato estetico del velluto" anche se non lo collega a Twin Peaks; che non si accetta e che si vuole cambiare nel modo più epidermico lessicalizzato dal capitalismo.

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Courtesy Photo
Un cazzo ebreo, Katharina Volckmer (La Nave di Teseo, 2021)



Una donna che da tedesca di nascita dice di avere fantasie sessuali con Hitler (orrore!). Questo è un romanzo che ci getta oltre. Bando ai pregiudizi, di qualsiasi natura.

"Solo a Jasmin hanno concesso di salvare Aladdin, ma c'è da dire che lei ha una tigre come animale domestico"

Oltre la retorica dell'autoerotismo a tutti i costi e della body-positivity (se no che femminista sei?), oltre il senso di colpa giudeo-cattolico nei confronti della chirurgia plastica e della seduzione del "patriarcato secolarizzato", oltre, forse, c'è solo la libertà di essere noi stess*. Quella vera, quella che, come il sublime kantiano, i peli sotto cutanei e le unghie incarnite spaventa. Ma che non possiamo fare altro che imparare ad affrontare.