Durante i primi mesi del 2024 su TikTok si è incessantemente parlato del look da Mob Wife, trend che si ispira allo stile della «moglie del boss», ma non si sofferma sul ruolo politico e culturale avuto da queste donne nella vita reale: al contrario, ne riprende esclusivamente i codici estetici. Insieme a stampe animalier, gioielli appariscenti, manicure rosso passione, acconciature messy e intensi smokey eye, le pellicce sono così rapidamente tornate in tendenza. Viene spontaneo, di conseguenza, chiedersi se sia possibile seguire questo trend nel rispetto degli animali e dell'ambiente.

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L'idea della tendenza Mob Wife è quella di replicare lo stile di donne come Carmela e Adriana della serie I Soprano, Elvira Hancock (Michelle Pfeiffer) moglie di Tony Montana (Al Pacino) in Scarface (1983), Ginger McKenna (Sharon Stone) in Casino (1995), che seduce il gangster Sam "Ace" Rothstein (Robert De Niro) e Karen Hill (Lorraine Bracco) moglie di Henry Hill (Ray Liotta) in Quei bravi ragazzi (1990). Insomma, l'ossessione per le Clean girl sembra essere stata accantonata in favore di un'estetica che parla di una femminilità potente e carismatica.

Anche le it-girl hanno cominciato ad adottare questo stile eccentrico e massimalista per night out ed eventi importanti. Ad esempio, Dua Lipa è stata fotografata a New York con un vestito di pizzo e un cappotto di pelliccia sintetica oversize. Kendall Jenner, invece, ha sfoggiato un capospalla di Phoebe Philo lungo fino al pavimento su Instagram mentre Jennifer Lawrence ha partecipato alla festa dei Golden Globe 2024 con un cappotto leopardato in formato XL.

Tuttavia, se la tendenza Mob Wife non ha convinto tutti non è solo perchè ha messo in dubbio l'etica della Gen Z, ma anche perché ha sollevato la questione della sostenibilità. Mentre infatti una Clean girl opta per capi minimal e di qualità con l'obiettivo di indossarli il più a lungo possibile negli anni, l'estetica della Mob Wife richiede l'utilizzo di molte pellicce. Certo, l’industria della moda ha in gran parte abbandonato l’uso di pellicce naturali in favore di alternative sintetiche, eppure anche queste ultime sono da considerarsi dannose per l'ambiente: basti pensare che possono impiegare fino a 1000 anni per biodegradarsi.

Per capire se sia possibile seguire tendenze come quella della Mob Wife senza danneggiare gli animali e l'ecosistema, Cosmopolitan Italia ha intervistato Mimi Bekhechi, Vicepresidente di PETA.

La pelliccia è un prodotto di crudeltà?

«La pelliccia si ottiene in modo molto violento. Si tratta di un bene sottratto con la forza ad animali che hanno sofferto fino ad impazzire, reclusi in gabbie anguste prima di essere uccisi nei modi più economici possibili – come elettrocuzione, massacrati o gassati a morte – oppure da animali catturati in trappole barbariche, i quali potrebbero avere cuccioli che, senza di loro, vanno incontro anche essi a morte certa. Le indagini sul commercio di pellicce – effettuate in tutto il mondo, compresi paesi che l’industria ama definire in modo fuorviante come “ad alto benessere” – hanno ripetutamente dimostrato quanto sia disumano questo settore».

Le pellicce di seconda mano sono una soluzione?

«Sia che l’animale sia stato ucciso ieri o decenni fa, quando una persona indossa la pelliccia di animale sta sostenendo quest’industria violenta. Possono essere necessari fino a 40 visoni per realizzare un solo cappotto, e questi animali hanno sofferto 50 anni fa tanto quanto soffrirebbero oggi. Se hai una vecchia pelliccia e non sai cosa farne, la PETA ha un programma di donazione di pellicce. Non possiamo riportare in vita gli animali che hanno sofferto e sono morti, ma possiamo usare questi capi per aiutare le persone bisognose, donandoli ai senzatetto o ai rifugiati che si trovano in aree geografiche fredde – queste sono le uniche persone che hanno una scusa valida per indossare le pellicce – o anche per rifugi di animali dove vengono utilizzati come giacigli per gli animali feriti».

E la pelliccia sintetica? Esistono alternative cruelty-free?

«La pelliccia vegana è una buona scelta per chi desidera replicare l’aspetto della pelliccia animale, senza la crudeltà. Negli ultimi anni ha avuto un grande sviluppo. Gli artigiani francesi di pellicce finte ECOPEL, ad esempio, hanno sviluppato la prima pelliccia al mondo a base biologica, KOBA. Questo materiale, utilizzato da designer del calibro di Stella McCartney, è derivato dal mais e produce il 63% in meno di emissioni di gas serra rispetto alla produzione di pellicce sintetiche tradizionali (l'impatto ambientale dei materiali sintetici, secondo uno studio olandese indipendente, è comunque cinque volte inferiore a quello delle pellicce animali). Le aziende lungimiranti di pellicce vegane stanno lavorando anche con materiali riciclati: scelte eco-consapevoli di tendenza si possono trovare da Jakke, House of Fluff e Maison Atia. La prossima frontiera nel campo della pelliccia vegana sostenibile è la coltivazione in laboratorio di fibre animali – senza alcun coinvolgimento degli animali. Questa innovazione è stata sviluppata da aziende come Geneus Biotech, e marchi come Fendi e Louis Vuitton hanno mostrato il loro interessamento».