Nel luglio del 1946 nel piccolo atollo Bikini veniva eseguito il primo test pubblico di una bomba nucleare, nel frattempo a Parigi lo stilista Louis Réard, presentava il costume da bagno meno coprente della storia. Coincidenze? Stesso nome e stessa forza dirompente: il bikini è arrivato come una bomba potentissima a scardinare i moralismi di chi non poteva concepire che le donne mostrassero l'ombelico in spiaggia. Oggi sono passati 75 anni e solo l'altra sera (ok, a Temptation Island) abbiamo sentito un ragazzo rivolgersi alla sua lei dicendo “Il tuo corpo è sacro, devi essere sempre coperta in spiaggia!”. Noi allora il bikini ce lo teniamo ben stretto assieme a Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Ursula Andress Jane Birkin, e tutte le donne che l'hanno reso famoso sfidando gli stereotipi e facendone uno status symbol.

buon compleanno al bikini, il costume compie 75 annipinterest
Archive Photos//Getty Images
Marilyn Monroe

Réard era un ex ingegnere che aveva lasciato il mondo delle automobili per occuparsi del negozio di lingerie di famiglia. Aveva fiutato il potenziale dirompente di questo costume a due pezzi e forse proprio per questo aveva scelto di dargli proprio quel nome. Adesso ci sembra pura follia forse, ma fino a quel momento le donne erano sempre state costrette a coprire il loro corpo anche per nuotare, anche sotto il sole con 40 gradi. Fino agli anni 30 le ragazze andavano al mare con delle vere e proprie tutine attillate munite di pantaloncini e gonnelline che lasciavano scoperte (per l'amor del cielo) solo le braccia e le gambe dal ginocchio in giù. La potenza del nuovo bikini l'ingegnere-sarto l'aveva percepita guardando proprio le ragazze prendere a Saint Tropez: si arrotolavano quelle tute che costringevano i loro corpi per cercare di abbronzarsi meglio (vi lasciamo immaginare il segno del "costume") e per muoversi più agilmente in spiaggia e in acqua.

buon compleanno al bikini, il costume compie 75 annipinterest
Hulton Deutsch//Getty Images
Jayne Mansfield

Quando però il costume venne presentato a Parigi, nessuna modella voleva prestarsi a indossare uno slip così ridotto che scopriva la pancia e l'ombelico e lasciava nuda una superficie corporea fino a quel momento rigorosamente coperta. Alla fine lo indossò Micheline Bernardini, una ballerina del casinò di Parigi e da lì divenne un caso. Ma se credete che ebbe vita facile vi sbagliate: il bikini fu prontamente proibito in tutti i concorsi di bellezza e negli anni successivi al suo lancio fu costantemente al centro polemiche addirittura sulla sua legalità dati che fu vietato in Italia, Spagna, Portogallo, in alcune parti della Francia e in diversi stati degli USA.

buon compleanno al bikini, il costume compie 75 annipinterest
Toby Canham//Getty Images
Gli angeli di Victoria’s Secret Miranda Kerr, Candice Swanepoel and Alessandra Ambrosio

Ormai, però, era stato infranto un tabù e non si poteva certo tornare indietro. Le donne chiedevano libertà: di muoversi, di nuotare, di mostrarsi senza giudizi morali. E lo chiedono, lo chiediamo tuttora. Chiediamo di poter postare su Instagram una foto al mare senza avere i dm intasati di dick pic, di avvalerci del nostro diritto di mostrare il nostro corpo senza che venga sessualizzato (o forse proprio perché vogliamo sedurre) e soprattutto chiediamo che non ci sia per forza una connotazione morale in ogni nostro centimetro di pelle. Qualche giorno fa Chiara Ferragni ha ricevuto moltissimi commenti indignati per delle sue foto in costume: "Che volgare", "Una mamma non dovrebbe farsi foto del genere", "Sei di cattivo gusto" e via dicendo. A quanto pare corpo e sessualità femminile sono ancora percepiti allo stesso modo di una fusione nucleare (da tenere sotto controllo, of course). Ricordatevelo alla prima nuotata.