In questi giorni Asics ha presentato la Sakura Pack Collection, una collezione dedicata alle donne e ispirata anche nei colori ad un evento molto sentito nella cultura giapponese, la fioritura del ciliegio. Un antico proverbio diceva che “Quando fioriscono i ciliegi si riconosce la Bellezza. Il peggio è passato” ed è un po’ ciò che accade quando la primavera inizia a fare capolino. Una collezione che è donna, che supera i confini dello sport per arrivare dritta al cuore e per farlo sposa la causa della Onlus BE A WOMAN fondata nel 2017 dalla boxer italiana pluripremiata Federica Monacelli, con l’obiettivo di trasmettere i valori dello sport a tutte le donne che attraversano momenti di difficoltà, che hanno subito una violenza, fisica o psicologica. Cosa c’è dentro questo progetto? Tutto: la delicatezza di un fiore, il ciliegio, la sua fragilità ma soprattutto la rinascita. Ne parliamo con Federica:

Chi è Federica Monacelli?

«Sono conosciuta per quello che ho fatto nel mondo della boxe. Ho 27 anni, gli ultimi 8 anni della mia vita li ho dedicati alla boxe che ha contribuito in modo significativo a costruire il mio carattere e la persona che sono. Mi ha insegnato come approcciarmi alle cose, ho imparato a capire cosa mi spaventa, riesco a scavare più a fondo nei problemi. Tramite lo sport sono riuscita ad analizzare le situazioni in brevissimo tempo: sul ring hai poco tempo per riconoscere il problema, analizzarlo e risolverlo. Mentre dedicavo gran parte del mio tempo alla boxe mi sono laureata in economia e praticato tanti altri sport: kitesurfing, snowboard, equitazione, ho preso due brevetti di sub, ho provato il poligono… che dire, mi attirano gli sport estremi».

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Nessuno sport di squadra, quindi.

«Sono molto orientata agli sport individuali ma la scelta è involontaria. Credo che sia una questione di abitudine e la boxe è lo sport più solitario al mondo almeno come approccio, devi basare tutto su te stesso, fai affidamento sulle tue capacità e questo ha in sé lati positivi e negativi. Non sempre è facile trovare le forze e la concentrazione per affrontare le situazioni difficili. A volte vorresti fuggire e basta. Resta inteso che anche negli sport individuali si crea quel naturale spirito di squadra, senza il mio allenatore e senza coloro che mi stanno intorno non ce l’avrei mai fatta».

Cosa è lo sport per te?

«La mia felicità nella vita, tutte le soddisfazioni le ho trovate nello sport, quello che mi fa andare a letto contenta la sera. Lo sport mi aiuta a sentirmi bene con me stessa, indipendentemente dalle gare, in periodi lunghi in cui non ho fatto gare ho continuato ad allenarmi più per una necessità psicologica che per altro».

E il pugilato cosa rappresenta?

«La storia d’amore più intensa che ho avuto nella mia vita e che come tutti i grandi amori è stato pieno di dolori e sacrifici. Anche se va tutto bene ci sono dei momenti in cui ti crolla tutto addosso, va a cicli nella vita, come nello sport. Nella fase negativa, nelle difficoltà quotidiane devi imparare a tener duro, a non mollare».

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Quante ore ti alleni al giorno? E la tua dieta di cosa è composta?

«Mi alleno tre ore al giorno ma dipende dal periodo. Conta la qualità dell’allenamento più che la quantità, servono esercizi mirati e una programmazione capace di portarti a raggiungere i tuoi obiettivi. Indipendentemente dallo sport sono sempre stata molto attenta all'alimentazione e non lo vivo questo come un sacrificio ma come uno stile di vita. Non mangio le farine bianche, cerco di evitarle, i dolci? Non fanno bene ma questo non vale solo per gli sportivi. Mangio carboidrati dopo l’attività e un giorno alla settimana, il sabato o la domenica, lo lascio libero, fa bene alla mente, altrimenti la routine diventa troppo stressante».

Cosa vuoi fare da grande?

«Il pugilato è una parte fondamentale della mia vita ma non è tutto. Ho fondato una Onlus con altre due ragazze per fare comunicazione intorno a quei temi verso i quali spesso manca non solo empatia ma anche informazione, dall'alimentazione alla psicologia e poi c’è una violenza nei nostri confronti, nei confronti delle donne da arginare. Voglio provare a comunicare quello che ho assorbito in questi anni andando a riempire quelle zone vuote che ci sono dentro ogni persona. Ci sono donne che vogliono dimagrire e iniziano a digiunare, ecco io parlo anche a loro, affinché capiscano che il benessere arriva da un insieme di cose, devi stare bene fisicamente ma anche mentalmente».

Momenti difficili. C’è qualcosa a cui ti aggrappi?

«Quando iniziai a fare pugilato in palestra eravamo in due ragazze. Tutti erano lì a chiedermi perché andassi a rovinarmi la faccia. Ma non era così che stavano le cose. L’approccio ad un mondo maschile da donna è complicato, ma per fortuna ho un ottimo rapporto con il mio allenatore, Antonio Leva, una delle figure fondamentali nella mia carriera sportiva. Per darvi la misura di quanto sto dicendo vi dico solo che l’unico match che ho perso in vita mia era perché lui non era al mio angolo. Poi, esco ora da un momento difficile: ho smesso di gareggiare per un anno e mezzo perché non riuscivo a finire l’università, ho lasciato la nazionale dal 2015 al 2016 poi mi sono resa conto che senza l’adrenalina della gara non riesco a stare e ho ricominciato con fatica a ricostruire il mio ritorno sul ring, peccato che nel mezzo ci siano stati due brutti infortuni, prima ho rotto un crociato che mi ha fermato per un altro anno, tra operazione e riabilitazione e poche settimane fa per un infortunio al naso ho dovuto posticipare il match. Sto bene e il mio rientro è lì, lo vedo avvicinarsi».

Lo sport può cambiare la vita?

«Si, cambia la vita. È un mezzo che ti permette di affrontare cose che non sapevi di poter reggere, perché ti mette alle corde, ti obbliga a credere in te stessa e ti porta anche a capire come non sempre sia tutto positivo, perché dovrai affrontare tanti momenti negativi, che passeranno solo se tu lo vorrai. E poi lo sport sviluppa quel senso di dedizione che solo una passione è in grado di generare».

Autodifesa personale… di cosa parliamo?

«Quando si parla di difesa personale si tende a pensare che sia pugilato ciò di cui si parla ma le due cose non c’entrano nulla. Quando parli di difesa personale lavori sulla consapevolezza di sé stessi, sulla padronanza di certi movimenti che speri di non dover mai mettere in pratica ma che ti aiutano ad andare in giro senza l’angoscia che spesso noi donne abbiamo. Ti prepara all'attenzione, se vai nel panico o sei in una situazione di pericolo sei portata a paralizzarti, a non fare nulla, se sviluppi quei movimenti è più probabile che involontariamente tu sappia come reagire, perché li hai provati così tanto che anche se la tua mente si blocca il tuo corpo sa cosa fare».

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Perché oggi le donne devono così tanto difendersi, soprattutto dagli uomini?

«L’uomo è forte, la donna no: questo è l’immaginario comune che per fortuna sta cambiando. Certo, l’uomo sul piano fisico ha più forza e non tutti gli uomini hanno quell’intelligenza, quel senso di umanità che dovrebbe spingerli a non usare mai quel loro “vantaggio” contro le donne. C’è molta strada da fare. L’uomo cresce sapendo di essere l’elemento forte ma quando si accorge che la testa della donna è più forte si scatena quel qualcosa che lo fa regredire verso i peggiori istinti. Un uomo mi ha rotto il naso perché non accettava che sul ring io fossi più forte di lui: eravamo in prossimità dei campionati italiani, ero in forma, lui si stava allenando con me e ha un certo punto ha spento il cervello e mi ha dato una testata».

Perché ha deciso di dar via all’associazione BE WOMAN?

«Perché volevo aiutare altre donne a superare attraverso lo sport i loro disagi quotidiani, le violenze fisiche che subiscono. Lavorare sul mio carattere mi ha cambiato la vita e devo ringraziare per questo lo sport e i miei maestri. Devi imparare a gestire le emozioni, anche quelle che vorresti solo nascondere. Ero talmente emotiva che all'università non riuscivo ad affrontare gli esami orali, ho perso un anno e poi grazie allo sport sono riuscita a tener testa alle mie emozioni. Mi sono licenziata tempo fa perché il mio ex capo aveva degli atteggiamenti nei miei confronti che di professionale non avevano nulla. Ho avuto la forza di superare tutto questo ma tante altre ragazze non hanno la forza neppure di identificare il problema, si convincono che sia la normalità delle cose e crollano. Ecco, io voglio essere lì al loro fianco quando stanno per crollare».

La collaborazione con Asics per la collezione Sakura come nasce?

«È un’idea che mi è piaciuta da subito perché non si limitano a lanciare un prodotto, a dire che è bello e nuovo ma partono da un concetto chiaro, un contenuto che si avvicina in qualche modo alla vita quotidiana, che tiene presente anche ciò che io cerco di comunicare con la mia Onlus. Non critico certe blogger ma non basta una foto con la scarpa in mano per comunicare un concetto».

Tacchi o sneakers?

«Tutti e due in realtà, alla finale dei campionati italiani mi presentati con lo smalto sulle unghie e la sera una volta scesa dal ring ho messo i tacchi. Non sono un maschiaccio perché sono un pugile. Non mi sforzo di essere nulla di diverso da ciò che sono. La nostra unicità è meravigliosa, non trascuriamola mai».

Valigia… cosa non manca mai nella tua?

«La mia vacanza ideale è al mare, al caldo, quindi basterebbe una tavola da kite e una muta leggera, un costume, meglio se a due pezzi e delle infradito. Anche se poi la mia valigia è sempre piena, di vestiti lunghi, corti e di tacchi».