È lunedì 2 ottobre, primo pomeriggio. Il giorno prima Sadhguru, lo yogi di fama mondiale, amato dai big americani come Matthew McConaughey, e noto per aver parlato di fronte alle platee più importanti, per portare avanti la sua missione di risveglio interiore, aveva incontrato più di 4000 persone all’Allianz Cloud Arena a Milano.

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Courtesy of Moysa
Sadhguru con Shablo

Arriva al Moysa, il più grande hub musicale in Italia, voluto dal manager e produttore Shablo con Fabrizio Ferraguzzo (manager dei Mäneskin), dove oltre agli studi di registrazione, un ristorante e tante sale riunioni, c’è spazio per incontri che non riguardano la musica, ma che nella musica trovano spazio. Ed è proprio del producer italiano l’idea di invitare Sadhguru a incontrare gli artisti: «Lo aveva già fatto spesso all’estero, negli Stati Uniti è molto seguito anche dagli artisti, uno su tutti Will Smith. Io avevo letto il suo libro ed ero molto interessato, sono entrato in contatto con la sua organizzazione e ho chiesto che venisse qui». Ha invitato personalmente gli artisti presenti, insieme a Mace, «già stato nel suo retreat in India»: Irama, Ghali, Alessandra Amoroso, Charlie Charles, Venerus, Izi, Roshelle, Villabanks, Joan Thiele sono solo alcuni dei nomi che hanno partecipato alla vera e propria seduta di consapevolezza tenuta dal guru indiano.

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Courtesy of Moysa



«Elisa e Noemi hanno cantato al suo evento di Roma l’anno scorso, ma non potevano esserci oggi». Anche Roberto Bolle e Levante, assenti per motivi di lavoro in questa ora e mezza di parole, di domande sulla vita, sul senso della felicità e riflessioni sull’essere. Sadghuru si siede a gambe incrociate davanti alla piccola platea e lascia che siano le domande a guidare la conversazione. Creatività e meditazione il tema dell’incontro che si trasforma in una lezione sull’uso delle parole nelle domande.

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Courtesy of Moysa

Qual è il senso della vita? «La vita deve essere vissuta, non c’è niente da dire». Perché le persone non riescono a connettersi in intimità? «L’intimità viene spesso intesa come l’unione di due persone, non è incontrarsi ma connettersi con te stesso, con chi sei». Il valore della creatività? «Creatività è una parola grande, nessuno può più creare nulla di nuovo». Noi, gli esseri umani, come facciamo a essere felici? «Perché parli di “noi”, chi sono questi noi. Ci sei tu. E puoi lavorare dentro di te». E il valore di questa umanità che spazia nel tema dell'ecologia, a lui molto caro: «Se tutti gli insetti morissero oggi, gli esseri umani morirerebbero. Ma se morissimo noi, il pianeta continuerebbe. Ogni creatura ha il diritto di esistere ma i nostri bisogni continuano a crescere». Necessità, desideri, l’ego, il guardarsi dentro, l’andare contro la religione: «Ciò che non sai lo inventi, così sai. Credere significa inventare qualcosa e investire le tue emozioni». È un incontro che porta gli artisti a riflettere, che lascia un senso di esplorazione del proprio animo, che porta a chiedere come si fa a vivere meglio. Sadghuru ha la sua risposta, che sembra il completamento di un’operazione di marketing ben riuscita: 32 ore di tempo focalizzato, sette fasi, come un progetto di ingegneria, per riprogettare il nostro interno, in uno dei suoi centri.

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Courtesy of Moysa

Le parole di Rkomi e Ghali dopo l'incontro

«Mi ha colpito la sua non pietà di trattare alcuni temi senza paura. Va contro la religione, non è scontato. Attorno a me vedo tante persone che hanno paura di dire quello che pensano», commenta Rkomi alla fine dell’incontro.

«La meditazione è una forma di stretching mentale. Le sue risposte sono state criptiche e insoddisfacenti. Per me la dimensione del noi è l'unica cosa che conta, non si è felici da soli. Mi è sembrato irrispettoso verso i credenti sostenere che la religione sia una dimensione tribale come il nazionalismo o il tifo per una squadra. One love, one God, è questo il mio credo» sono invece le parole di Ghali. «Siamo nella ruota del criceto, stiamo disimparando a stare nelle cose. Facciamo fatica. Non parteciperò alle sue 32 ore. È dai tempi dei Beatles che l'associazione fa musicisti e guru lascia l'amaro in bocca».

Rkomi invece più possibilista: «Devo capire cosa implicano quelle 32 ore. Magari le farò, magari no», anche lui vicino ai temi di meditazione e spiritualità: «Io faccio meditazione con il Mata Hari, attività di stretching e respiro. Provo a sgomberare la mente a mio modo ma è difficile sapere cosa significhi davvero meditare. Magari faccio sport, o faccio musica. A dicembre farò un viaggio in India. Non sarà un viaggio spirituale ma turistico… Forse tornerò più stressato di prima».

Gli artisti escono e si salutano, si ritrovano. Ed è strano vederli tutti insieme, senza manager o uffici stampa, senza impegni lavorativi a cui adempiere, ma lì solo per il gusto di esserci. Per curiosità e approfondimento: «Questi eventi portano persone che non sempre si frequentano a stare insieme», conclude Rkomi: «Sadhguru ci ha portato nella stessa aula. Come una setta artistica che prova a capirci qualcosa di più».