A Francoforte sono gli ultimi giorni caldi del Salone dell’auto (in programma fino al 22 settembre). E mentre Ford annunciava che, entro il 2022 le vendite di auto elettriche supereranno quelle di modelli tradizionali, per la gioia di Greta Thunberg, noi siamo state nel Regno Unito con l’Ovale Blu e tutto il loro parco auto, compresa la super car che ha fatto sognare ogni car addicted, la Ford GT e quel pick up dai muscoli tesi che risponde al nome di Ranger Raptor. Un parco giochi su quattro ruote, in pratica, ma per adulti. Prima di ripartire in programma anche un giro in macchina con il pilota automobilistico svedese di rally, Pontus Tidemand. Lui ci ha portato nella foresta di Greystoke a bordo della Fiesta WRC, non ha frenato mai, o quasi, io ne sono uscita tutta intera. Ecco come è andata.

La visita in M-Sport

Siamo stati nel nord-ovest dell’Inghilterra, nella contea di Cumbria, famosa per il Lake District National Park, parco nazionale istituito nel 1951 e considerato una delle aree più belle di tutto il Regno Unito. A portarci i ragazzi di Ford, per testare non una vettura, ma l’intero parco auto. Prima però era necessario andare all’origine, all’origine del tutto. Ed eccoci arrivare in un posto che sembra la dimora di caccia della famiglia reale.

Per testare non una vettura, ma l’intero parco auto

No, sbagliato, molto più semplicemente eravamo appena arrivate in M-Sport, la struttura responsabile dello sviluppo delle vetture Ford, concepite per gareggiare nel campionato del mondo rally. A fare gli onori di casa, manco a dirlo, il capo dei capi, responsabile della squadra ed ex pilota di rally: Malcolm Wilson. Un giro in lungo in largo, passando da un’officina all’altra, musei compresi… davanti a noi ad un certo punto si palesa una Escort MK1, figlia dei fiori, figlia degli anni’60, primo modello nella variante rally, a trazione posteriore. Un’icona di bellezza che non passa mai di moda. Come il rosso Valentino o gli arazzi Missoni. Ci spiegano che in M-Sport lavorano circa 230 persone, (sono giovanissimi, che bello!), chiedo di sapere altri numeri e mi dicono che per preparare solo la carrozzeria della Fiesta, quella che gareggerà, servono 1000 ore di lavoro. Niente foto, ne video ma le orecchie le ho e quei ragazzi mentre montano auto che faranno sbavare la maggior parte del pianeta, ascoltano Norah Jones. Per dar vita a certi fulmini, occorre altrettanta quiete. Li capisco!

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COURTESY PHOTO / Charlie Magee
E nell’aria? Norah Jones.

Al volante della mia prima super car: la Ford GT

Rimaniamo nella campagna inglese. Siamo a Cockermouth, nella regione della Cumbria , ma spostiamoci sulla pista prova di M-Sport. Ti guardi intorno e provi a non pensare a ciò che era questo posto. Per chi non lo sapesse la struttura che ospita la factory M-Sport, risale ai primi dell’800 ed era un vecchio ospedale psichiatrico, riportato a nuova vita nel 1998, da Malcom Wilson, patron della scuderia. Bravo lui. A me invece consegnano un casco e le chiavi di una macchina progettata senza nessun limite alla creatività sportiva. Mi vedo già alla conduzione di Top Gear, mentre salgo su una macchina che è stata in grado di uscire vincitrice da Le Mans. Non è una Ferrari e neppure una Porsche, eppure mette la stessa identica soggezione se non di più. Sarà perché costa 600 mila euro, sarà perché nel mondo ce ne sono 1350 e una ora è tra le mie mani. Saranno quei 655 cavalli. “Non è una macchina per tutti” mi sento dire, eppure adesso siamo qui, io e lei, tutti quei cavalli e un tecnico che siede alla mia destra.

Una macchina con una tecnica raffinata, come certi cuochi francesi in cucina

Quella macchina è nata per stare su strada, ma è la pista la sua dimensione naturale: è leggera, intima (parlo dello spazio nell’abitacolo), ha una tecnica raffinata, come certi cuochi francesi in cucina e ha un’aerodinamica così precisa che sembra essere stata disegnata dal Creatore. Il grip è pazzesco, il motore è un fulmine ma nonostante tutto sembra di essere alla guida della macchina più sicura di sempre. Non la tiro come dovrei, ingrano la sesta ma non la settima e quando arrivo a destinazione, il tecnico mi dice solo una cosa: “Brava, freni come un pilota!”. Secondo voi, che avrà voluto dire?

La prima volta che ho guidato dal lato sbagliato, che poi in Inghilterra è quello giusto!

Quello con Ford è stato il viaggio delle prime volte. La prima volta in Scozia, la prima volta alla guida di una super car. La prima volta alla guida sulle strade inglesi, chiaramente a destra, con il cambio a sinistra. Per le mani il Ford Raptor, un pickup che definire estremo è quanto mai riduttivo. Lo ammetto, all’inizio è stato un pastrocchio perché continuavo a cercare le marce nel posto sbagliato, oltre a non avere “precisamente” idea di dove finisse la vettura a sinistra. E se ti accosti, ti accosti dal lato sbagliato. Perché vai a memoria e invece dovresti calarti nella parte e considerare l’angolo di mondo in cui sei. Ma è natura e quindi amen. Su strada è andata bene, poi abbiamo letteralmente attraversato la foresta. Diciamo che solo se arrivi al limite capisci quanto realmente riesca a spingersi oltre la vettura e anche la tua forza di volontà e il tuo spirito di adattamento. Promossa io e pure la vettura dal nome che sembra arrivare dal sequel di Jurassic Park. Lei ottimizza la capacità, la durata e le prestazioni della guida fuoristrada e con un solo pulsante attiva il sistema di gestione del terreno (disponibili sei diverse modalità) e io... bè, io me la sono cavata!

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COURTESY PHOTO/ Charlie Magee
Il momento dei test drive.

Quel momento in cui ho pensato che dovevo avere proprio un gran coraggio per essere dove ero…

La ciliegina sulla torta del viaggio in Scozia è stato il giro nella foresta, al confine con l’Inghilterra, fatto al fianco di Pontus Tidemand, uno che con la Ford Fiesta WRC ci disputa per M-Sport il Mondiale.

Non mancava nulla, non mancava la pioggia, il fango, un parco di meccanici di tutto rispetto. Non sono mancate le indicazioni, nel caso in cui l’auto si fosse ribaltata, avesse preso fuoco, nel caso in cui il pilota per “strane” ragioni non fosse stato più “reperibile” o gli alieni ci avessero rapito. Messe tutte le protezioni del caso, firmata la liberatoria, indicato il numero da chiamare in caso di “sopraggiunto pericolo”, salgo in sella a 380CV, capaci di passare da 0 a 100 km/h in appena 3”9. Salgo in sella e mi accorgo di essere piccola, non vedo bene la strada ma la tranquillità glaciale misto serafica di Pontus non passa inosservata.

In compenso mi accorgo di essere circondata da carbonio, di non riuscire a tenere ferma la testa, neppure concentrandomi e di aver dimenticato il telefono. Si, avevo il telefono in mano, così stretto da farne una seconda pelle e poi una GoPro che monitorava ogni mio movimento e mi fissava sorniona, un drone sulla capoccia e qualche santo in paradiso. Pontus non si è risparmiato, in sesta andava a 200 km/h, in una foresta.

Avevo il telefono in mano, così stretto da farne una seconda pelle

Lo scarico scoppiettava, non erano fuochi d’artificio ma cambi di direzione. Il giro è finito, il fango ha nascosto il colore candido della Ford Fiesta WRC. Non si legge neppure il logo. Quella però è l’unica parte che i meccanici continuano a lucidare: FORD. Vorrei chiedere il bis ma forse è bello stare anche qui, un passo indietro e guardare tutto ancora una volta, ma da un’altra prospettiva.