Due donne allo specchio, agli antipodi, inconciliabili. E no, non stiamo parlando di Persona di Bergman. Il regista Todd Haynes (già autore dei capolavori che sono stati Carol e Safe) compie la sua solita magia e riesce a trovare un punto d’incontro, che sulla carta sembra impossibile. Avviene nel film May December, in concorso al Festival di Cannes.

Marcie (Julianne Moore), 36 anni, ha un rapporto sentimentale con il 13enne Joe (Charles Melton), lo sposa e mette su famiglia. Vent’anni dopo questo scandalo sessuale l’attrice Elizabeth (Natalie Portman) va a trovarla per copiarne le abitudini e interpretarla al cinema. Il clima è teso, l’argomento ancora scottante, perché Joe non è mai cresciuto e vede nella moglie una figura materna mentre lei si trincera dietro comportamenti adolescenziali. Chi seduce chi? Chi manipola chi? In una relazione che ancora regge, Elizabeth vuole trovare una chiave di lettura, ma esiste una verità assoluta? La sensibilità di Todd Haynes, alla quinta collaborazione con la Moore, prova a cercare una risposta, come spiega assieme al cast durante l’incontro con la stampa.

«Questo film – dice la Portman – porta in scena esseri umani complessi e pieni di conflitti, come tutti noi. Riguarda i ruoli che interpretiamo ogni volta che incontriamo persone diverse. Le aspettative e le strutture sociali esigono un certo tipo di interazione, anche nell’esprimere la propria femminilità».

Le fa eco la collega Julianne Moore: «La relazione di adulto con un bambino ci fa domandare: “Esiste un’età appropriata?”. I rapporti cambiano se vissuti in un certo momento della crescita e con una determinata maturità. May December è pericoloso perché i confini non sono gli stessi per tutti. Molte storie raccontano l’identità in un determinato periodo della vita, ma in questo caso il libero arbitrio non può essere vero perché Marcie, ad esempio, è davvero convinta di aiutare gli altri».

La sorellanza tra le due attrici, che prima del set non si conoscevano, ha permesso anche di far fronte a ostacoli logistici come il limitato tempo delle riprese. «Un giorno – continua la Moore – avevo sei pagine di dialogo e pensavo di non farcela, ma Natalie mi è venuta vicina e mi ha detto:“Ce l’hai in pugno”. Quel gesto mi ha dato energia e concentrazione e le sono grata».

Todd Haynes sa di portare sullo schermo un argomento delicato perché Marcie nel frattempo è stata anche in galera prima di mettere al mondo tre figli con il baby-marito. «Mi sono chiesto cosa volesse dire desiderare qualcosa che non è consentito. È stata la prima reazione alla lettura del copione che mi ha mandato nel 2020 Natalie. Mi ha messo ansia e inquietudine perché non sai di chi fidarti in questo racconto. Allo spettatore, quindi, il compito, di riempire i vuoti».