Voi siete capaci? Di fermarvi, in questa vita che a vario titolo ci trascina e confonde. E, ognuno nella propria intimità, chiedervi in un silenzio solo vostro come state davvero.
Noi abbiamo provato a indurvi a farlo.
Immaginando una serie di domande su sentimenti ricorrenti, percezioni, desideri, famiglia, sesso, legami, lavoro, linea dell’esistenza. Un test che vi abbiamo offerto e a cui avete risposto in tantissimi costruendo con noi quella che vi presentiamo in questo numero speciale, speciale perché più degli altri ci restituisce qualcosa di molto profondo di noi, con la grande inchiesta sulle relazioni a svelarci come amiamo (tanto, e spesso male, nei posti sbagliati, aspettandoci altro da quel che è, pieni come siamo di «avremmo voluto», «ci sarebbe piaciuto», «ma poi…»).

Ecco il vostro (il nostro) elettrocardiogramma di attese e paure che corre in ogni pagina, con Greta Olivo, scrittrice esordiente rivelazione con Spilli (Einaudi), a ritrarre il buio di certe ragazze dietro ciglia finte e gran colore, con il braccio di ferro di Michele Bravi al «non si può più dire niente» perché «invece si può dire tutto, basta imparare le parole», con Valeria Montebello che incontrando la nostra protagonista di copertina Jenny De Nucci rileva «come sia difficile avere una storia oggi a 23 anni fra red flag, poliamore, orbiting e altre trappole contemporanee». Lealtà e esclusività immense ambizioni nell’era del «non posso essere solo tuo», dei micro-tradimenti sui social e dell’ingaggio dei corpi scomparso negli orgasmi solitari raggiunti con l’intelligenza artificiale.

In questo tratto in cui «ogni giorno c’è un termine psicologico per dire che sei tossico», c’è chi si è tratto in salvo, chi vede l’iceberg a prua. Chi ricorda quando ci siamo sentiti estesi e infiniti, fuori di noi e nello stesso momento così connessi al nostro cuore più caldo. Chi quando una mano che è arrivata a tenere la sua ha compreso tutta l’intensità e la bellezza e la fatica del verbo «mantenere». Chi si è ritrovato perso nel ghosting, solo, e non ci crede più. Abbiamo condotto questa inchiesta per i nostri balli, le nostre promesse socchiuse, i nostri addii. Per quando lui è sparito, a lei non bastavo. Per quando ci siamo tuffati, per quando invece non ce l’abbiamo proprio fatta e indietreggiando con gli occhi gonfi di lacrime abbiamo lasciato la pedana. Per quella volta che la porta ha sbattuto male, ma anche per quando ci siamo scoperti finalmente a casa.

Voi siete capaci? Di fermarvi, in questa vita che a vario titolo ci trascina e confonde. E, ognuno nella propria intimità, chiedervi in un silenzio solo vostro come state davvero.

lavinia farnesepinterest
courtesy photo