Ci stiamo abituando, sempre più, all’idea che l’intelligenza artificiale possa diventare parte importante e integrante della vita di tutti i giorni. Ma siamo in grado di capire se prenderà le parti di complice, e non di antagonista, di questa storia? L’intelligenza artificiale la troviamo ormai ovunque, sopratutto nel mondo dello spettacolo. Dal cinema, tanto da aver portato numerosi attori hollywoodiani a protestare, alla musica. L’arte inizia a evolversi con il mondo intorno a sè, cammina a pari passo con lo scorrere del tempo e con lo sviluppo di nuove tecnologie. E quel sogno di numerose decadi fa, di un mondo futuristico con robot che aiutano a risolvere ogni problema, oggi, si fa sempre più vicino sebbene ci si chieda: quanto questi potranno minare il lavoro, la mente e la creatività dell’uomo? Quanto sarà sostituibile la creatività dell'ingegno?

Quanto è possibile utilizzare l’intelligenza artificiale nella musica?

L’AI è sempre più presente all’interno del panorama musicale. Può essere un aiuto per gli artisti, per i musicisti, così come, anche, un punto di rottura per la creatività e l’amore nei confronti di un lavoro. Sappiamo che l’intelligenza artificiale può manipolare le immagini rendendole realistiche e causando danni alle persone, con Deepfake Porn e altri fenomeni simili, e anche il mondo della musica non è libero da questo pericolo. Così è successo che a marzo durante il SXSW (South by Southwest), una delle più importanti conferenze dove convergono mondi diversi - musica, tecnologia, cinema e cultura - è stata presentata una campagna di sensibilizzazione, la Human Artistry Campaign. Anche la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) ha sottoscritto il manifesto in cui si chiede di proteggere attraverso copyright i contenuti creati esclusivamente dall’uomo.

I Grammy e l’intelligenza artificiale

Il tema dell’AI è impattante anche per la nuova edizione dei Grammy (il più alto riconoscimento musicale) le cui candidature verranno annunciate il 10 novembre, mentre lo spettacolo si terrà il 4 febbraio 2024. È Harvey Mason Jr., amministratore delegato della National Academy of Recording Arts and Sciences che organizza i Grammy Awards, a parlare. «Il concetto è semplice: brani musicali che contengono elementi generati da intelligenza artificiale sono senz’altro candidabili ai Grammy Awards». Ma a delle condizioni: se l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per la parte vocale di una canzone, quest’ultima potrebbe essere candidata nella categoria di songwriting, ma non in una di performance in quanto, si legge dal nuovo regolamento, «l’esecuzione non sarebbe umana».

Lo stesso per canzoni cantate da un essere umano, ma realizzate, per musica o testo, dall’intelligenza artificiale: queste non potranno essere nominate come possibili candidati in una categoria di composizione o songwriting. La conclusione è una: un lavoro privo di creatività umana non potrà mai essere candidato ai Grammy, ma se l'AI viene utilizzata in parte in un lavoro per potenziarne la bellezza e la creatività, sì. Una decisione, presa soprattutto studiando il successo di tiktoker come @ghostwriter977 e di David Guetta e la sua "Emin-AI-em" di cui il dj aveva raccontato: «L’ho fatto per scherzo e invece ha funzionato bene. Ho scoperto questo sito di intelligenza artificiale dove puoi scrivere testi copiando stile e metrica di un artista. Così ho scritto un verso nello stile di Eminem e poi l’ho inserito in un'altra AI che ricrea la voce. Le persone sono impazzite».

Forse il mondo distopico che ancora osserviamo solo attraverso lo sforzo della fantasia, con computer che prendono posto delle menti umane, è ancora lontano. E tutto tale fino a quando si continuerà a porre un limite, tra il reale e il mondo artificiale che talvolta stupisce ancora di più.