Ho solo domande. Non ho mai avuto tante domande in vita mia.

Si dovrebbe avere qualcosa di più di un’opinione sull’utero in affitto. Si dovrebbe capire se è mercimonio di corpi, o se è ineliminabile futuro, diventerà una pratica più frequente.

La legge dice:

«L'accordo commerciale è normalmente vietato. La ratio del divieto va cercata nel diritto del nato a non essere degradato a res in commercium o commissionabile, oggetto di scambio di contrattazione e di contenzioso».

Ci si può muovere da qui? Ci si deve? È inutile perché una conclusione condivisa non è possibile?

Si dovrebbe martellare con più profitto sulla questione climatica. Ci sono dieci anni per fare qualcosa. Sì ma che? Manco possiamo stare qua a pigliare in giro i ragazzini con la vernice mentre non piove.

Si dovrebbe sapere se chiamarmi avvocato o avvocata cambia davvero qualcosa.

Si dovrebbe saper prevedere se questa lagna perenne, il lutto continuo nei libri, nei film, sui social è solo il quarto d’ora modaiolo dell’industria culturale o il problema si sta facendo più serio, è strutturale e non congiunturale.

Si dovrebbe avere una voce autorevole sulle nuove fluidità: stiamo per caso creando e assecondando - per i minorenni - qualcosa che finirà per diventare farmacologicamente ingestibile?

Si dovrebbe arrivare a una risposta alla domanda: perché il declino del desiderio? Perfino i diciottenni. È tutto normale, segno dei tempi, solita evoluzione o che ci è successo?

Si dovrebbe stabilire se la medicalizzazione di ogni fesseria col battesimo di "trauma" fa più danno o se autoproclamarsi malati e quindi non responsabili in qualche modo aiuta.

Si dovrebbe prevedere se i social fanno male in maniera sistemica, oggettiva, o se stiamo esagerando con le preoccupazioni. Negli Anni ‘90 ci dissero che eravamo teledipendenti e poi non è successo niente. O quasi.

Si dovrebbe sapere se tutti questi incazzati sui social c’erano pure quindici anni fa e manifestavano nei bar o se proprio i social hanno avviato questo avvelenamento metodico dell’umore collettivo. Si dovrebbe avere una risposta certa sulle discussioni social. È tempo perso? Esiste un dialogo costruttivo? Serve a qualcosa oppure è solo esercizio di roncola?

Si dovrebbe scrivere un report su quanti intellettuali ci sono rimasti e quali. Si dovrebbe decidere in cosa consiste un intellettuale oggi. Chi dà le patenti. Per quali fesserie conclamate la dovrebbero togliere.

Si dovrebbe capire perché siamo messi così.

Si dovrebbe spiegare questa fiacca dal lavoro che ci è presa. La quarta rivoluzione industriale. È una specie di sindacato fantasma? Il gioco al ribasso per chi mi dà più smart working e più soldi? O è solo la sacrosanta ribellione al capitale?

Si dovrebbe avere uno studio di lungo periodo sul lavoro da remoto. Fa davvero benissimo? Si dovrebbe far presente che se non sei sul fronte woke, se certe cose non le saluti come sanissime novità generazionali e invece ti fai qualche domanda non sei un fascista, non c’entra.