Se vi sembra che il vostro lavoro vi stressi troppo, che siate sempre sull'orlo del burn out e che le persone intorno a voi non siano messe tanto meglio c'è un motivo. I lavoratori italiani sono i più stressati al mondo secondo una ricerca della società di consulenza Bain& Company. In particolare i lavoratori under 35. Del resto, tra crisi economica, caro bollette e, nel frattempo, un mercato del lavoro dove procurarsi e tenersi un impiego precario sembra un'impresa, non c'è da stupirsi.

La ricerca si basa su un sondaggio condotto su oltre 20.000 lavoratori in 10 Paesi: Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Italia, Giappone, India, Indonesia, Nigeria e Brasile, economie che nel complesso rappresentano circa il 65% del PIL globale. I risultati mostrano che lo stress da lavoro in aumento è una tendenza che si presenta in tutti i Paesi considerati nel report, ma in misura maggior in Italia, Giappone e Brasile. Il 64% dei lavoratori italiani sotto i 35 anni si sente sopraffatto o sotto stress, mentre lo stesso vale per il 54% degli over 35 e il 44% degli over 55. «Solo il 60% dei lavoratori italiani intervistati è soddisfatto della propria professione», spiega a Repubblica Roberta Berlinghieri, Partner Bain & Company.

Il problema alla base sembra essere che, nel post pandemia, il mondo del lavoro sta cambiando. Si assiste a un ripensamento del bilanciamento tra vita lavorativa e tempo libero e cambiano le priorità. Secondo la ricerca la necessità di ottenere un compenso è ancora tra le priorità della maggior parte dei professionisti, ma in Italia solo un lavoratore su cinque lo classifica come fattore principale nella scelta di accettare un determinato impiego. Conta anche, ad esempio, la flessibilità: «Per il 12% dei lavoratori italiani è il primo motivo per scegliere un posto di lavoro», spiega Berlinghieri. C'è, però, una certa polarizzazione nelle necessità dei lavoratori italiani: «Il 27% preferirebbe non lavorare mai (o quasi mai) da remoto, mentre il 17% opterebbe per 5 giorni a settimana di smartworking».

I più giovani vedono spesso nel lavoro solo un mezzo per sostentarsi, non un modo per fare carriera o per affermarsi e questo, in parte, li differenzia dalle vecchie generazioni. Su queste basi, Bain & Company suggerisce alle aziende di investire di più nella formazione e di spingere i dipendenti a lavorare sulle loro capacità e aspirazioni personali in modo che il lavoro possa diventare più in linea con la vita che desiderano.