Può una mobilitazione su TikTok cambiare le sorti del comizio di Trump e diventare una piazza (virtuale) per l'attivismo? In queste ore sta correndo veloce sul filo del web la vicenda che coinvolge la piattaforma musicale di maggior successo del momento e racconta come possa all'occasione trasformarsi in una sorta di strumento politico. Il comizio di Trump del 20 giugno si è rivelato un vero fallimento e in molti hanno collegato questo disastro al ruolo che ha avuto TikTok, che avrebbe in qualche modo boicottato l'evento attraverso un sistema di prenotazione anticipata dei biglietti.

La storia va raccontata tutta per capire bene cosa è successo e come sia nata la strategia sul social che ha fatto dei balletti e del lip sync in 15 secondi netti due dei suoi (iniziali) cavalli di battaglia. Che TikTok sia stata la vera causa di questo disastro è tutto da dimostrare, quello che si può dire, però, è che nell'ultimo periodo il social ha rappresentato una voce attiva, in chiave politica. Lo hanno dimostrato, per esempio, i contributi a sostegno delle proteste del Black Lives Matter, le manifestazioni contro il razzismo in seguito alla morte di George Floyd.

Il comizio di Trump a Tulsa e il ruolo di TikTok

Partiamo dall'inizio. Gli Stati Uniti in questo periodo sono nel pieno della corsa per le presidenziali 2020. A novembre 2020 si vota per l'elezione del presidente e i candidati sono Donald Trump, per il partito repubblicano (attualmente in carica), e Joe Biden, per quello democratico. Quest'anno l'emergenza sanitaria per il Covid-19 sta influenzando anche l'organizzazione, perché di solito la campagna elettorale prevede comizi in cui i candidati parlano direttamente con gli elettori e presentano i loro programmi. Sono grandi eventi, con migliaia di partecipanti che si radunano in palazzetti in grado di ospitare molte persone. Questi a marzo 2020 sono stati interrotti.

Le disposizione per la sicurezza a causa del Coronavirus, infatti, stanno avendo un impatto su questo aspetto, perché la necessità del distanziamento sociale e dell'uso della mascherina ha costretto a un ripensamento generale, su consiglio soprattutto delle autorità sanitarie.

A fare notizia negli scorsi giorni è stato il comizio a Tulsa, Oklahoma, di Donald Trump, che ha deciso di organizzarlo lo stesso (dopo averli sospesi a marzo 2020), a dispetto del parere degli esperti. Il palazzetto della città poteva ospitare 19 mila persone e nei giorni precedenti gli organizzatori, che lavorano al fianco di Donald Trump, avevano annunciato che ci sarebbe stata la partecipazione di circa 1 milione di persone. Da dove viene questo (sovran)numero stimato? Di solito quando ci sono questi grandi eventi, il comitato elettorale del presidente candidato chiede a chi è intenzionato di partecipare di registrarsi e prenotare dei biglietti virtuali.

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Questa operazione ha un valore statistico, utile anche a capire l'interesse suscitato, e serve agli organizzatori a raccogliere i dati con cui poi ricontattare le persone, potenzialmente interessate a seguire la campagna elettorale. Lo spiega bene IlPost. I biglietti erogati in base a queste prenotazioni quindi non erano legati al numero effettivo di posti a disposizione all'interno del palazzetto né andavano a intaccarlo. Detto altrimenti: chi prenotava uno di questi biglietti, non lo toglieva a chi non aveva prenotato e voleva partecipare. Per quest'ultimo il posto ci sarebbe stato. L'azione su TikTok avrebbe però gonfiato artificialmente il numero dei partecipati, innescando qualche timore, tipo quello di un sovraffollamento del posto.

A conti fatti il 20 giugno sono arrivate al palazzetto di Tulsa circa 6.200 (il dato è riportato dal New York Times in base al numero di biglietti scannerizzati sul posto). Il numero effettivo non ha riempito il palazzetto e lo ha trasformato in un fallimento politico.

Tutta la storia della mobilitazione su TikTok

La mobilitazione su TikTok per la prenotazione dei biglietti, da quanto racconta il New York Times, si sarebbe attivata subito dopo il tweet del comitato elettorale di Donald Trump. I fan dei BTS, uno dei gruppi musicali di k-pop più noti della scena, avrebbero spinto le persone a registrarsi all'evento, a dare numeri di telefono fasulli e poi a non andarci. I video hanno registrato milioni di condivisioni. A parlare di questa mobilitazione è stata anche la CNN.

Il New York Times ha raccolto la dichiarazione di Elijah Daniel, uno youtuber di 26 anni che ha partecipato alla campagna. Ha dichiarato:

"Si è diffuso principalmente attraverso TikTok, più precisamente su Alt TikTok. Ovvero lo abbiamo tenuto in una zona tranquilla dove le persone fanno scherzi e si distinguono per il loro attivismo. Il K-pop su Twitter e Alt TikTok formano una solida alleanza che permette di diffondere rapidamente le informazioni. Loro conoscono tutti gli algoritmi e sanno come potenziare i video per arrivare dove vogliono".

Alt TikTok è una sottosezione che prende le distanza dai trend classici e si concentra su contributi dall'umorismo surreale e dall'estetica alternativa. Elijah Daniel ha poi aggiunto:

"La maggior parte delle persone che ha creato questi video, li ha eliminati dopo il primo giorno, perché non volevamo che la campagna di Trump prendesse il vento".

Alla resa dei conti, ovvero quando sono state aperte le porte del comizio di Trump a Tulsa, tutti si sono accorti che i numeri stimati dei partecipanti non corrispondevano a quelli reali. Il palazzetto era praticamente mezzo vuoto: a fronte di 19.000 posti a disposizione, c'erano solo 6.200 persone.

Brad Parscale, il presidente della campagna di rielezione di Mr. Trump, su Twitter ha attribuito la causa ai "manifestanti estremisti":

"I manifestanti estremisti, alimentati da una settimana di copertura apocalittica dei media, hanno interferito con i sostenitori della manifestazione. Hanno persino bloccato l'accesso ai metal detector, impedendo alle persone di entrare. Grazie ai mille che ce l'hanno fatta comunque!".

Alexandria Ocasio-Cortez, politica e attivista statunitense, ha risposto a Brad Parscale facendo notare il ruolo di TikTok nei giorni precedenti:

"In realtà sei appena stato schiantato da adolescenti su TikTok che hanno inondato la campagna di Trump con prenotazioni di biglietti falsi e vi hanno fatto credere che un milione di persone avrebbe ascoltato il suprematista bianco [NdR. Donald Trump] che parlava a un microfono in un'arena strapiena durante l’emergenza COVID".

Ha poi aggiunto:

"Alleati del K-pop, vediamo e apprezziamo anche i vostri contributi nella lotta per la giustizia".

Una delle causa del fallimento del comizio di Donald Trump a Tulsa, come hanno detto alcuni giornalisti presenti sul posto, potrebbe essere legata al timore delle persone di partecipare a un evento che nelle previsioni del comitato elettorale sarebbe stato affollato. Era alto il rischio di non potere mantenere il distanziamento sociale in un momento in cui è ancora alta l'allerta per l'emergenza Coronavirus. Non solo. Il New York Times, inoltre, ha parlato di come lo scorso fine settimana, quello del 20-21 giugno, fosse un momento delicato per l'Oklahoma, che è stato teatro in passato di una forte oppressione razziale e che il 19 giugno celebrava Juneteenth, la festa in memoria dell’emancipazione dalla schiavitù. Tra gli osservatori c'è chi ha pensato che ci fosse anche la paura di qualche manifestazione.

Per concludere: che TikTok sia stata la causa principale del fallimento del comizio di Donald Trump non è facile da dimostrare, quello che si può dire è che però l'attivismo si è fatto sentire e vedere forte e chiaro. E forse ha dato anche qualche risultato. Stay tuned. Sulle prossime mobilitazioni, e su TikTok.

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