Il surriscaldamento globale sta per fare danni irreversibili al nostro pianeta e anche il clima politico non è dei migliori: nelle ultime settimane il tema delle migrazioni è stato di grandissima attualità, da Salvini che chiude i porti ai richiedenti asilo a Trump che separa le famiglie e ingabbia i figli innocenti di persone che cercano un futuro migliore. Gli artisti non stanno a guardare.

Banksy, di passaggio a Parigi, poche settimane fa ha lasciato sette graffiti sui muri della zona nord della capitale francese.

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A riportare la notizia e svelare dove sono localizzati è il sito Artistikrezo: tra le opere c'è una parodia del celebre quadro Napoleone attraversa il passo del Gran San Bernardo di Jacques-Louis David, con Napoleone avvolto in un lenzuolo rosso.

Un riferimento che si trova anche nel video del brano cult di Childish Gambino, pseudonimo dell'attore e rapper Donale Glover: This is America, che nelle ultime settimane è stato in cima alle classifiche, racconta i paradossi degli USA, che da paese libero e democratico stanno diventando sempre più teatro di paradossi, discriminazioni e violenze inaudite. Nel video, Gambino estrae una pistola con cui giustizia un tizio incappucciato, dopodiché la ripone in un fazzoletto rosso. Anche questa è arte!

Se non l'hai ancora vista è geniale la parodia con Call Me Maybe di Carly Rae Jepsen in sottofondo.

Nel 2015 Banksy aveva affrontato il tema delle migrazioni nel suo parco di non-divertimenti Dismaland, che in 5 settimane ha incassato oltre 20 milioni di sterline: una delle attrazioni era una specie di putrida piscina con dei barconi carichi di migranti, che i bambini potevano pilotare dal bordo della vasca improvvisandosi scafisti.

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Dopo la chiusura del parco ha girato la notizia che le strutture non sarebbero state smantellate, ma trasportate a Calais per diventare un punto di accoglienza dei rifugiati: non si è ancora concretizzato nulla, mal sul sito del parco assicurano che i materiali sono stati riciclati per creare strutture per i senzatetto.

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Banksy è famoso anche per le sue parodie di opere d'arte celebri. Una delle più interessanti fa parte della serie Crude Oil, ed è ispirata a The Singing Butler di Jack Vettriano, in cui un maggiordomo vestito di nero sorregge un ombrello sopra una coppia di ballerini, quasi a proteggerli dalla pioggia acida, mentre due tizi in tuta da lavoro trasportano un barile di scorie radioattive.

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Banksy

Pochi mesi fa Banksy ha dipinto un muro lungo 20 metri a Manhattan, per protestare contro l'incarcerazione dell'artista turca Zehra Dogan, condannata a tre anni di prigione per aver dipinto una città turca rasa al suolo.

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“Voglio ripetere l’insegnamento di Picasso: pensi davvero che un pittore sia semplicemente una persona che usa il suo pennello per dipingere insetti e fiori? Nessun artista volta le spalle alla società; un pittore deve usare il suo pennello come arma contro gli oppressori. Nemmeno i soldati nazisti accusarono Picasso a causa dei suoi dipinti: io invece sono a giudizio a causa delle mie opere”, ha dichiarato l'artista.

E se da una parte c'è chi rivendica il diritto dell'artista di denunciare, dall'altra c'è chi lo fa in punta di piedi, anzi di barile. Parliamo del nuovo progetto dell'artista Christo, quello che incartava i palazzi e che due anni fa ha creato la passerella The Floating Piers sul lago d'Iseo, a detta dell'autore non ha alcun intento di denuncia, ma non ne saremmo così tanto sicuri.

La sua nuova installazione London Mastaba galleggia nel laghetto Serpentine di Hyde Park. È una enorme struttura trapezioidale, alta 20 metri, lunga 40 e larga 30, composta da 7.506 barili di petrolio colorati. La struttura si ispira alle tombe monumentali dell'antico Egitto, dette appunto mastabe.

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"In questa opera non ci sono messaggi, ognuno deve scoprire da solo il proprio messaggio", ha spiegato l'artista. Casualmente molti conflitti che hanno devastato il medioriente nell'ultimo secolo sono scoppiati proprio a causa del petrolio, dalla guerra del Golfo alla guerra in Iraq.

La mostra

Al The Design Museum di Londra, fino al 12 agosto 2018, puoi vedere la mostra Hope to Nope: Graphics and Politics 2008–18 dedicata all’arte di protesta dell'ultimo decennio.

I temi sono moltissimi: l'ISIS, la Brexit, la primavera araba e l'elezione di Trump, ma anche quella di Obama che ha fatto scuola con i manifesti di Shepard Fairey, in arte Obey, che ha realizzato il mitico poster HOPE un'immagine del futuro Presidente davvero persuasiva, in un panorama di manifesti davvero mosci e conservatori.

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In mostra trovi 160 opere d'arte tra manifesti, video e installazioni.

Il museo a cielo aperto

Djerbahood è un progetto artistico che ha trasformato il piccolo villaggio tunisino Erriadh, sull’isola di Djerba, in un museo della protesta pacifica a suon di spray. Realizzato da 150 street artist provenienti da 30 paesi del mondo, che armati di bombolette, pennelli e vernici hanno dipinto i muri delle case e dei vicoli con murales provocatori.