Ci sono voluti quasi quattro mesi prima che i medici diagnosticassero a Lucy Dawson l'encefalite autoimmune. Dawson aveva vent'anni quando è stata ricoverata all'ospedale con sintomi piuttosto gravi: confusione, cambiamento di personalità, allucinazioni e un fortissimo mal di testa, eppure i medici hanno stabilito che si trattasse di un esaurimento nervoso e l'hanno ricoverata in un reparto psichiatrico. Solo dopo parecchi mesi si sono accorti dell'errore ma, nel frattempo, durante le cure, Dawson ha perso l'uso di una gamba. Sì, è una storia pazzesca e incredibile è vedere come oggi Lucy Dawson si sia ripresa alla grande e sia diventata una modella e un'attivista determinata a cambiare l'idea che abbiamo della disabilità.

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Come racconta il Guardian, Dawson prima di venire ricoverata voleva entrare nelle forze di polizia e studiava criminologia all'Università. Tutto è cambiato con l'encefalite che, dopo giorni di mal di testa, le ha provocato una fortissima crisi. "Ridevo istericamente un attimo, e singhiozzavo l'attimo dopo" racconta la ragazza al quotidiani britannico, "Non riuscivo a esprimermi, ma poi cantavo parola per parola insieme alla radio. I miei genitori devono essere stati terrorizzati". Quando è arrivata in ospedale le sono stati somministrati farmaci antipsicotici e le è stato diagnosticato un esaurimento nervoso. In realtà Dawson stava subendo delle lesioni cerebrali a causa dell'encefalite: "Lo chiamano fuoco amico", spiega, "perché il tuo sistema immunitario identifica gli anticorpi e le cellule sane nel cervello come cattive e le attacca".

A peggiorare ulteriormente la situazione in ospedale c'è stato l'incidente che le ha danneggiato permanentemente la gamba. "Mi hanno somministrato la terapia elettroconvulsivante e poi mi hanno messa in un letto senza sponde laterali", racconta, "Mia nonna e mia mamma hanno detto allo staff: 'Se inizia ad avere delle convulsioni in questo letto, cadrà', ma non hanno ottenuto risposta”. Così Lucy è effettivamente caduta e un tubo del radiatore esposto sul pavimento le ha bruciato la gamba. "Io ero mezza morta e non sentivo nulla, così sono rimasta lì finché una signora non si è accorta di cosa stava succedendo". La bruciatura ha lesionato permanentemente il nervo sciatico di Dawson che ha scoperto solo in seguito com'erano andate davvero le cose. Nel frattempo, dopo mesi in ospedale, è arrivata finalmente la diagnosi di encefalite e Lucy ha dovuto imparare a parlare di nuovo e a muoversi con la gamba paralizzata. "In quel momento non aveva senso la mia vita e non pensavo che ne avrebbe mai avuto", dice, "Avrei solo voluto morire".

Col tempo, invece, Dawson si è lentamente ripresa. "Un giorno in un gruppo su Facebook di persone sopravvissute all'encefalite qualcuno ha raccontato la storia di una ragazza morta a 21 anni", racconta, "Mi sono detta: Lucy che diavolo stai facendo? Questa ragazza, la sua fidanzata, i suoi amici, la sua famiglia farebbero qualsiasi cosa perché lei fosse qui, per avere una seconda possibilità e tu stai sprecando quella che ti è stata data". Da quel momento le cose sono gradualmente cambiate: Dawson pian piano si è laureata, ha aperto un blog per parlare della sua esperienza, ha iniziato a lavorare come modella e a battersi per i diritti e la visibilità delle persone con disabilità: oggi ha oltre 67mila follower su Instagram e un contratto con la Zebedee Management, agenzia per modelle con disabilità. "Ricevere messaggi da persone che mi dicono: 'Mio Dio, mi hai dato la sicurezza di indossare questo' o "Mi sento molto meglio rappresentata', mi fa sentire che vale la pena fare ciò che faccio", spiega parlando di come le persone con disabilità vengano ancora rappresentate poco e male a livello mainstream. Secondo Dawson chi ha una disabilità viene spesso infantilizzato o santificato: "Solo perché sono disabile non significa che io sia fonte di ispirazione", continua infatti dicendosi orgogliosa di ciò che è e della sua storia. Oggi la sua battaglia è quella di normalizzare e valorizzare i corpi con disabilità; "Oggi le persone con disabilità stanno ottenendo una maggiore rappresentazione", conclude, "ma è una cosa lenta. Abbiamo solo iniziato".